Percorsi di secondo welfare, in collaborazione con il Centro Einaudi, presenta il nuovo working paper della collana 2WEL. In “The European Youth Guarantee: What Viability for Southern Member States? Evidence from Italy” l’autrice analizza le prospettive di successo della Garanzia Giovani nei Paesi dell’Europa Meridionale focalizzandosi sul caso italiano, dove l’iniziativa europea si inserisce non solo in un contesto di crisi economica, ma anche in un sistema di welfare e di politiche del lavoro già da tempo inefficaci e compromessi a sfavore delle nuove generazioni.

L’autrice

Chiara Lodi Rizzini ha conseguito la laurea magistrale in Amministrazione e Politiche Pubbliche presso l’Università degli Studi di Milano ed è laureata in Scienze Politiche ed Istituzioni Europee presso l’Università degli Studi di Parma. Dopo uno stage presso la Ragioneria Territoriale dello Stato, entra a far parte del Laboratorio di Percorsi di Secondo welfare nel 2012. Le sue aree di ricerca vertono su welfare locale, riforma delle politiche sociali, social housing, inclusione sociale. Ha recentemente pubblicato I Comuni: le risposte dei territori alla crisi e Il social housing e i nuovi bisogni abitativi in F. Maino e M. Ferrera (eds.) (2013), Primo rapporto sul secondo welfare in Italia 2013, Torino, Centro di Ricerca e Documentazione Luigi Einaudi; Povertà alimentare e secondo welfare: i supermercati sociali, in “Quaderni di Economia Sociale”, n.3, Luglio 2013 (con Lorenzo Bandera). In corso di pubblicazione: La ricerca dell’integrazione nelle politiche abitative: insegnamenti dal Social Housing, in “Welfare ed Ergonomia”, Franco Angeli Editore; Social Housing e secondo welfare, in “Welfare Oggi”, Maggioli Editore.
Il presente paper, “The European Youth Guarantee: What Viability for Southern Member States? Evidence From Italy”, è stato presentato alla 21st International Conference of Europeanists “Resurrection” – Council for European Studies (Washington DC, 14-16 April 2014).

Abstract

La disoccupazione giovanile in Europa ha raggiunto livelli senza precedenti, colpendo più di 5 milioni di giovani. Per arginare questo fenomeno, l’Unione Europea ha introdotto la Youth Guarantee (o Garanzia Giovani), un programma finalizzato a incoraggiare gli Stati Membri a: costruire solide partnership con gli stakeholders sociali; assicurare una risposta pronta ed efficace da parte dei servizi per gli impiego e gli altri attori che supportano i giovani; fare pieno ed efficiente uso del Fondo Sociale Europeo e degli altri fondi strutturali europei.
Ma quanto potrà risultare efficace la Youth Guarantee nei Paesi del Sud Europa? Il caso italiano può contribuire a dare una risposta a questa domanda, principalmente sulla base di tre aspetti. Innanzitutto nei Paesi mediterranei la crescita della disoccupazione sta coinvolgendo la popolazione intera, non solo i più giovani: come si possono creare posti di lavoro per i più giovani se l’economia è strutturalmente debole? In secondo luogo, a livello sub-nazionale si riscontrano lacune in termini di competenze e servizi per gestire l’implementazione della Garanzia. Infine, i limiti finanziari imposti dal rispetto dei parametri europei possono compromettere la possibilità di effettuare gli investimenti necessari a livello nazionale.
La Youth Guarantee costituirebbe quindi un’ulteriore dimostrazione di quanto sia importante – quando si implementano politiche a livello europeo – tenere conto delle differenze tra i singoli paesi, anziché prevedere interventi “a taglia unica”. Diversamente esse rischiano di risultare fallimentari e di esacerbare le differenze tra un’Europa “buona” e una “cattiva”, così come di perpetuare il modello sociale mediterraneo, che vede nelle famiglie le principali fonti di welfare – e sempre più spesso ormai anche di reddito – per i propri componenti più giovani.