Autore

Paolo Pantrini si è laureato nel marzo 2015 in Scienze Sociali per la Ricerca e le Istituzioni presso l’Università degli Studi di Milano con una tesi intitolata “Volontariato giovanile e secondo welfare.
L’impegno dei giovani volontari a Piacenza tra crescita personale e responsabilità sociale”. Nel 2012 si è laureato in Servizio sociale presso l’Università degli Studi di Milano – Bicocca. Tra il 2010 e il 2011 ha effettuato un periodo di studi presso la Scuola Universitaria Professionale della Svizzera Italiana (Supsi). Attualmente lavora come operatore sociale presso un’associazione di Piacenza attiva nell’ambito della disabilità, dove precedentemente ha svolto il Servizio civile. Collabora con Percorsi di Secondo Welfare da aprile 2015 e ha partecipato a ricerche in materia di nuove povertà, filantropia comunitaria e cure palliative.

Abstract

Il volontariato è un fenomeno in evoluzione che da alcuni decenni, partecipando all’erogazione di servizi sociali ed educativi, alla programmazione e progettazione delle politiche sociali a diversi livelli, ha assunto rilevanza e riconoscimento nei sistemi di welfare occidentali. È quindi una componente fondamentale del secondo welfare in quanto risorsa privata che si aggiunge ai tradizionali strumenti del welfare pubblico implementando le politiche sociali e sperimentando nuove soluzioni per rispondere ai rischi e bisogni che colpiscono le persone. Il volontariato giovanile, in particolare, presenta numerosi aspetti d’interesse per le scienze sociali: è una forma di cittadinanza attiva, contribuisce al benessere sociale, favorisce la maturazione dei giovani, l’acquisizione di competenze, la spendibilità nel mercato del lavoro. Questo working paper illustra i risultati di una ricerca empirica sul volontariato giovanile, condotta con strumenti qualitativi (analisi di documenti e interviste a testimoni privilegiati), realizzata nella città di Piacenza tra il 2014 e il 2015. Piacenza si presenta come un contesto in cui risulta ben radicato il secondo welfare, in particolare in relazione al volontariato giovanile. Le politiche sociali sono realizzate con il coinvolgimento di soggetti diversi sia pubblici, come gli enti locali e l’Ausl, sia privati, come la locale fondazione bancaria, il Csv, alcuni enti ecclesiali e le organizzazioni di volontariato, che agiscono in sinergia fra loro. Tale sinergia è ben radicata nella dimensione locale in virtù delle reti che si sono costruite nel corso degli anni e delle particolari competenze sviluppate dalle diverse organizzazioni. In alcuni casi specifici, per esempio la promozione del volontariato giovanile, entrano in gioco anche dinamiche informali come i legami interpersonali. Il working paper evidenzia come il volontariato giovanile sia una forma di welfare bidirezionale in quanto propaga benessere in due distinte direzioni: verso i beneficiari e verso i volontari. Da un lato contribuisce significativamente al welfare locale attraverso l’apporto pratico, la creatività e l’entusiasmo dei giovani volontari, dall’altro favorisce il benessere psicofisico, la maturazione e l’acquisizione di competenze di questi ultimi. Il volontariato giovanile come welfare bidirezionale risponde così a diverse problematiche dei sistemi locali di welfare come la carenza di risorse economiche e umane, l’integrazione sociale dei giovani, l’orientamento formativo e professionale, la creazione di servizi per nuovi bisogni dei cittadini.