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Qualche mese fa è stata pubblicata una ricerca condotta da Reimagining Service che riporta i dati della diffusione del volontariato negli Stati Uniti, un fenomeno che coinvolge circa il 25% della popolazione adulta. La ricerca ha cercato di rispondere a una domanda: perché il restante 75% non sente il bisogno di avvicinarsi a un’esperienza di volontariato? In quest’ottica è stata indagata la dimensione del dovere sociale, che dovrebbe divenire un volere sociale e fornisce indicazioni precise: il volontariato, si legge, deve essere un ecosistema in cui interagiscono attori diversi, non solo i volontari e le associazioni. C’è, inoltre, una gran voglia di comunità, di appartenenza e di relazioni anche in chi non fa volontariato, ma in maniera innovativa e slegata dai tradizionali vincoli organizzativi.

Quelli individuati dalla ricerca sembrano essere i tratti distintivi di una delle campagne più innovative di promozione del volontariato che, partita da Milano, è ormai presente in tutta Italia.
Si tratta di Volontari per un Giorno, progetto sperimentale per attrarre – in modalità facilmente accessibile e con un impegno limitato nel tempo – persone che sentono di voler dare un contributo alla comunità, ma che non lo fanno perché temono che il volontariato non consenta loro quella flessibilità di uno stile di vita contemporaneo, liquido, in cui perseguire anche propri interessi, ideali, obiettivi e percorsi di crescita nei vari momenti della giornata: al lavoro o nel tempo libero. La campagna si basa sul fatto di proporre un messaggio auto-esplicativo e rassicurante. L’esperienza di accesso al volontariato di un giorno non richiede un coinvolgimento eccessivo e viene vissuta come una prova tecnica di partecipazione e cittadinanza attiva.

In quattro anni Volontari per un Giorno è riuscita a raccogliere l’adesione di oltre 15mila nuovi volontari, che si sono messi a disposizione di più di 400 associazioni. Nella logica dell’ecosistema, Volontari per un Giorno riunisce cittadini, amministrazioni pubbliche, organizzazioni non profit e imprese (si può infatti aderire anche attraverso la formula del volontariato aziendale coinvolgendo dipendenti e collaboratori; sono già 130 le imprese aderenti). Una scelta coerente che si riflette anche nell’eteorgeneità del gruppo promotore dell’iniziativa, che riunisce Ciessevi, Comune di Milano, Fondazione Sodalitas, KPMG e Un-Guru.

Il risultato più importante di Volontari per un Giorno sta però proprio nel contributo dato alla comunità. Dal suo lancio più di 1.500 progetti di organizzazioni impegnate nel sociale sono stati portati a termine proprio grazie alla campagna. Questa voglia di essere partecipi della vita comune è dimostrata dal fatto che da Milano Volontari per un Giorno, per una sorta di processo di gemmazione spontanea, si è diffusa nel resto di Italia e oggi sono più di 100 i Comuni – da nord a sud, da est a ovest – in cui sono attive ricerche di volontari. La sfida del prossimo futuro sarà quella di diventare una vera e propria piattaforma nazionale di incontro tra domanda e offerta di nuovo volontariato.

I Volontari per un Giorno, rispetto alle medie nazionali, hanno un’età media più bassa (tra i 30 e i 45 anni), un rapporto più bilanciato tra uomini e donne (rispettivamente 45% e 55%) e usano la tecnologia per scegliere le attività che vogliono sostenere. Il progetto, infatti, funziona prevalentemente attraverso il sito www.volontariperungiorno.it dove gli aspiranti volontari scelgono come dare il loro contributo in base a criteri quali il tipo di attività, la geolocalizzazione, le competenze richieste, più che la tradizionale appartenenza organizzativa. E i dati di accesso dicono che lo fanno sempre più attraverso dispositivi mobili.