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Assifero è l’associazione nazionale delle Fondazioni e degli Enti filantropici italiani che, dal 2003, promuove un’azione aggregata e collaborativa tra questi enti. Lo scorso 16 ottobre l’associazione ha organizzato il seminario "La valutazione di impatto sociale. Il caso Percorsi Achab", presso il Cergas Bocconi, con lo scopo di concorrere alla creazione di una cultura orientata all’analisi degli effetti delle soluzioni adottate per affrontare i problemi collettivi. Abbiamo partecipato all’evento, capendo meglio le logiche della valutazione degli impatti e ascoltando una anteprima dei risultati del Progetto dell’Ufficio Pio della Compagnia di San Paolo.


La valutazione di impatto sociale: cos’è e a cosa serve

Per valutazione dell’impatto sociale di un progetto si intende un’attività di ricerca sociale applicata volta a fornire dei giudizi empiricamente fondati, che si propone di comprendere se un determinato è stato svolto nei termini e nei modi previsti e ha prodotto gli effetti desiderati. Si tratta di un approccio che svolge importanti funzioni in termini di accountability, learning e knowledge sharing: rendendo conto di quanto realizzato, riflettendovi criticamente e restituendone conoscenza si centrano rilevanti obiettivi di trasparenza, auto-miglioramento e ri-orientamento delle politiche.

Il fatto che anche gli Enti filantropici ricorrano a metodi di valutazione, ne attesta l’evoluzione da soggetti erogativi a attori proattivi: orientando le selezioni verso i progetti più meritevoli e governando i propri processi verso un adattamento in itinere dei percorsi intrapresi, accedono ad una maggiore consapevolezza del proprio posizionamento. E’ stato questo il caso dell’Ufficio Pio, l’ente strumentale della Compagnia Sanpaolo che sostiene persone e famiglie vulnerabili nell’area metropolitana torinese e che, grazie ad un approccio basato sull’analisi dell’impatto sociale, sta strutturando Percorsi Achab – Affording College with the Help of Asset Building, un intervento di contrasto della povertà e inclusione.

Il progetto Percorsi Achab: come funziona e cosa ha prodotto

Secondo i dati del censimento Istat del 2011, nelle aree periferiche e disagiate di Torino la percentuale di laureati si attesta intorno al 3,9%, mentre nella zone del centro-città il dato è pari al 30%. Inoltre, secondo la rilevazione Istat sulle forze lavoro, nel 2016, nel capoluogo piemontese, a tre anni dalla laurea risulta occupato 75% dei laureati contro il 60% dei qualificati. Con lo scopo di realizzare una maggiore uguaglianza e facilitare l’accesso alla formazione universitaria dei giovani provenienti dalle realtà marginali, attraverso il progetto Percorsi Achab, l’Ufficio Pio offre fino a 8.000 euro a fondo perduto per spese di istruzione – raddoppiando o quadruplicando le somme risparmiate (da 5 a 50 euro) e depositate su una carta prepagata (a costo zero) per un periodo massimo di 6 anni – a quegli studenti con un Isee inferiore a 15.000 euro, che soddisfino un livello minimo di crediti universitari annui. Si tratta di un progetto di asset building (o risparmio incentivato) che prevede anche momenti formativi di educazione finanziaria e che, diversamente dalle borse di studio, assicura una disponibilità monetaria certa prima dell’iscrizione al percorso universitario.

Dal punto di vista gestionale, il progetto presenta costi di struttura contenuti: è gestito da due operatrici (di cui una lavora part-time) in modo interamente informatizzato e richiede un importo annuo di 200 euro a studente. Ad oggi, sono stati coinvolti 1.304 studenti ed erogati 2.823.337,96 euro, utilizzati per il pagamento delle tasse scolastiche (28,9% dei casi); l’acquisto di tecnologie (25%); i trasporti (12%); l’affitto (9,4%); l’acquisto di libri (8,5%); la frequenza di corsi di lingua e di informatica (4,7%) e di seminari (2,2%) o altro (9,3%).

I beneficiari mostrano di aver appreso le finalità del progetto in termini di educazione finanziaria: si registrano livelli complessivamente crescenti di risparmio, attestando così che tra i giovani vi è stata una progressiva presa di consapevolezza nella gestione del denaro. Inoltre si è realizzato uno scambio orizzontale tra giovani (vi sono canali social in cui si scambiano consigli sulla scelta e sulla frequenza delle università) ed è stata così creata una comunità tra ragazzi che condividono problematiche comuni.

La valutazione di impatto di Percorsi Achab, condotta con il metodo controfattuale (ossia verificando i differenziali rispetto ai soggetti non trattati), mostra che vi è stato un incremento dell’8% nelle iscrizioni all’università e che, tra i beneficiari, la probabilità di accedere a percorsi accademici sale del 12% (13% quando l’accesso a Percorsi si avvia in quarta superiore e 17% negli istituti professionali). Questa è solo un’anticipazione di tutti i risultati che saranno presentati il 23 novembre.

Conclusioni

Il seminario "La valutazione di impatto sociale. Il caso Percorsi Achab" è stato un utile momento di confronto sul tema dell’analisi degli effetti prodotti dagli interventi sociali, che ha anche consentito di capire meglio le funzioni e gli obiettivi della valutazione di impatto sociale e conoscere il ruolo proattivo che le Fondazioni filantropiche possono avere nel rimuovere i fattori di esclusione sociale e le situazioni di difficoltà.

Percorsi Achab, infatti, avviato inizialmente come sostegno alla spesa, è poi continuato come sostegno all’aspirazione, consentendo a molti giovani di alzare le proprie scelte iniziali orientate al ribasso e a molte famiglie fragili di spezzare l’aspettativa negativa sul futuro dei propri figli, dando così una certezza e la possibilità di credere in un progetto di vita migliore. L’analisi dell’impatto ha consentito di generare nuove ipotesi di intervento e nuovi percorsi tanto che, alla luce delle evidenze ritratte verrà avviato “Teen”, un bando rivolto agli studenti delle scuole medie, per innescare nei giovanissimi l’idea di poter essere attori del proprio futuro.

Riferimenti
“Valutazione di impatto sociale. Il caso percorsi Achab”