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Nel corso delle Giornate di Bertinoro sull’Economia Civile 2017 è stata presentata un’interessante indagine di SWG sul sentiment degli italiani verso la riforma del Terzo settore e l’importanza del non profit nel nostro Paese. La ricerca, effettuata a luglio 2017, prende in considerazione un campione di 1.000 cittadini. Di seguito vi presentiamo alcuni dei dati che ci sono parsi più significativi.

Una percezione positiva, soprattutto dei giovani

Uno degli elementi più interessanti presentati da Enzo Risso, Direttore SWG, è la percezione che gli italiani hanno del Terzo Settore. La ricerca mostra come la maggioranza degli intervistati (56%) ritenga oggi rilevante il Terzo Settore (il 42% "abbastanza" rilevante, il 14% "molto" rilevante); il 28% ritiene invece che sia "poco" o "per niente" rilevante; il 16% "non sa". Da notare come siano soprattutto i giovani a ritenere importante il Terzo settore per il nostro Paese: nella fascia 18-24 anni gli intervistati che giudicano rilevante questo mondo ("molto"+"abbastanza") sono ben il 69%. 


Dove va il Terzo Settore?

La maggioranza degli intervistati ritiene che il Terzo Settore attualmente operi soprattutto nei servizi socio-sanitari (in particolare "assistenza sociale" per il 53% e "assistenza sanitaria" per il 43%) e che il suo futuro resterà strettamente legato a questi campi. Il 42% pensa che il Terzo Settore sia infatti destinato a garantire un’estensione dei servizi alla persona. Da notare tuttavia sono anche altri due aspetti: il 20% degli intervistati pensa che il Terzo Settore possa aiutare le comunità dei cittadini a porsi in un nuovo modo rispetto alla propria realtà di riferimento, mentre l’11% pensa che possa essere "un’alternativa per il futuro dell’economia". Anche in questo caso sono soprattutto i giovani a pensare che il Terzo Settore possa contribuire a cambiare il paradigma economico a cui siamo abituati (17%) e a generare un nuovo modello di comunità (23%). Questo sviluppo secondo il 34% degli intervistati dovrà avere come obiettivo quello di "far risparmiare lo Stato", mentre per il 37% stimolerà "il coinvolgimento dei cittadini e li renderà partecipi attivando la solidarietà"; il 29% "non sa". 


Il desiderio di comunità e il ruolo delle imprese sociali

È da notare come siano soprattutto le imprese sociali a essere ritenute potenzialmente in grado di operare positivamente sul fronte economico e rigenerativo. Per il per il 35% degli intervistati le imprese sociali possono contribuire al "recupero delle periferie urbane", il 27% a "legare la produzione al territorio", il 27% a "garantire dei servizi più partecipati", il 23% a "rendere significative le relazioni di comunità". Si evidenzia dunque, come spiegato da Risso, un forte desiderio di comunità nonostante i tanti cambiamenti, e le tante segmentazioni, che stanno interessando la società italiana. Il Terzo Settore può certo svolgere un ruolo significativo in questo campo, a condizione che riesca a riconnettersi con le forme di comunicazione contemporanee, ai bisogni contingenti e alle nuove modalità attraverso cui rispondervi. Il mondo dell’economia sociale secondo Risso "al momento ancora difetta in questo campo", anche per una percezione di "eccessiva istituzionalizzazione" di molte delle organizzazioni che potrebbero gestire questo processo.


Le sfide del presente sono alla portata del Terzo Settore?

Secondo i partecipanti alla ricerca, il Terzo Settore è in grado di affrontare le sfide socio-economiche del nostro tempo? Il 50% ritiene di si – ma a ben guardare in maniera poco convinta: il 41% parla di "abbastanza adeguato", mentre solo il 9% parla di "molto adeguato" – il 29% dice di no, il 21% "non sa". In generale, tuttavia, si evidenzia un dato che porta a dubitare di questa generale fiducia. La ricerca mostra infatti come l’opinione pubblica non stia comprendendo cosa stia succedendo nel campo del Terzo Settore e, più in generale, della "nuova economia". Il 52% afferma di non aver ancora capito bene cosa stia cambiando rispetto al passato, il 31% "ha capito", ma solo in parte, appena il 3% dice di aver "capito tutto". Il 14% afferma di "non sapere". Il giudizio dei cittadini, dunque, apparirebbe un po’ "superficiale" dato che non sembrano capire fino in fondo cosa stia cambiando in queto mondo. In tal senso appaiono significativi i dati relativi alla percezione della Riforma del Terzo Settore. Appena il 5% degli intervistati si dicono a conoscenza dei contenuti del provvedimento; il 51% "non ha ancora avuto modo di conoscere le nuove regole", il 30% "ne ha sentito parlare", il 14% "non sa". 


La necessità di comunicare (semplicemente) la transizione in atto

Visti anche dati emersi nella ricerca SWG, a parere di chi scrive, appare sempre più urgente investire in forme di comunicazione semplici e comprensibili che permettano a tutti di capire cosme stia cambiando il terzo settore, e in particolare cosa comporti la nuova normativa per il Terzo Settore. Se da un lato esistono strumenti "privati" in continuo aggiornamento strumenti – che sarebbe utile segnalare e diffondere  maggiormente – che provano a spiegare passo dopo passo la Riforma (come l’ottimo lavoro fatto da Italia Non Profit), dall’altro è da notare l’assenza di uno strumento di comunicazione pubblico (magari gestito direttamente dal Ministero?) che possa fornire un quadro chiaro e unitario della riforma. Sarebbe questo un mezzo utilissimo tanto a chi opera in questo mondo che a chi (come la maggioranza degli intervistati da SWG) lo guarda dall’esterno. Come bene emerso durante le Giornate di Bertinoro, tutti gli eventi in cui si parla della riforma del Terzo Settore registrano sistematicamente il sold out (non da ultimo quello organizzato da UBI Banca il 9 ottobre scorso). C’è dunque desiderio di capire e approfondire i vari aspetti delle nuove regole varate dal Parlamento, le occasioni per farlo non mancano, ma anche tra gli "esperti" e gli operatori di Terzo Settore si evidenzia spesso una certa confusione su quanto sta accadendo e accadrà. Per questo, data anche la complessità dell’impianto riformistico – a maggior ragione alla luce dei numerosi decreti attuativi che nei prossimi mesi potranno ulteriormente modificare aspetti importanti del provvedimento -, appare necessario uno sforzo comunicativo da parte del Legislatore per andare incontro al desiderio di conoscenza dei cittadini. Speriamo qualcuno colga la sfida.