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L’innovazione sociale è tra i temi al centro delle politiche europee già dal Consiglio di Lisbona e oggi ha una grande rilevanza nella strategia Europa 2020 dell’Unione Europea. Ma in che modo l’istituzione comunitaria stimola gli Stati membri nell’agire in tal senso? E come cogliere questa occasione senza farsi trovare impreparati? Abbiamo rivolto qualche domanda sulla questione al Professore Federico Porcedda, esperto in metodologie e tecniche di europrogettazione e tra i docenti del Master MEMIS (Master Economia, Management, Innovazione Sociale) in corso all’Università di Roma Tor Vergata.


Si parla molto di innovazione sociale, ma quali sono i programmi che l’Europa ha messo in campo su questo fronte? 

L’innovazione sociale è un tema molto rilevante nel ciclo di Programmazione 2014-2020 dei Fondi UE. Il Programma EaSI (Employment and Social Innovation Programme), gestito dalla DG Occupazione, Affari sociali ed Inclusione della CE, prevede al suo interno l’Asse Progress (pari al 61% dell’intera dotazione finanziaria), destinato a migliorare attraverso l’innovazione le politiche in tre ambiti tematici:

Ugualmente nei fondi SIE (Strutturali e di Investimento Europei), i più rilevanti tra i Fondi UE, l’innovazione sociale è stata inserita all’interno dell’Accordo di Partenariato sottoscritto da Italia e CE.
In particolare il Risultato Atteso 9.2 prevede la "Riduzione della povertà, dell’esclusione sociale e promozione dell’innovazione sociale", anche attraverso la valutazione di impatto sociale degli interventi implementati. Questi interventi sono previsti all’interno del PON (programma Operativo Nazionale) Inclusione e dei POR (REgionali).


Può spiegarci brevemente quali sono gli elementi per una buona progettazione capace di ottenere le risorse messe a disposizione in ambito europeo?

Qualsiasi organizzazione, pubblica o privata, che ambisca a gestire a qualsiasi titolo fondi UE, non può prescindere da una visione strategica pertinente con il tipo di fondi a disposizione, con pianificazione e investimenti in programmazione, progettazione e gestione. Il modello eU-maps intergra differenti aree di conoscenza, in particolare project cycle management con i processi di project management secondo i più noti standard internazionali, al fine di poter ottimizzare l’uso di fondi UE.


Lei figura tra i docenti MEMIS, per cui condurrà delle lezioni sull’Europrogettazione all’interno del modulo Strumenti e Pratiche di Innovazione Sociale. Quali saranno le metodologie che metterà a disposizione degli studenti?

 
La docenza, partendo dalla descrizione del modello eU-maps, si concentrerà sull’europrogettazione e sulla formulazione di una proposta progettuale,  con un approccio metodologico prima e pratico poi; utilizzerò tool quali il Logical Framework Approach integrati con i processi di project management come previsti nell’UNI ISO 21500. Le opportunità messe in campo dall’Unione Europea sembrano dunque non mancare, ma è necessario dotarsi degli strumenti più adeguati per inserirsi nei programmi e per accedere ai finanziamenti messi a disposizione. Anche su questo fronte la formazione è perciò d’obbligo e si rivela fondamentale per realizzare progetti sociali che strutturati e sostenibili.

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