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In un periodo caratterizzato da crescenti disuguaglianze, dall’ampliarsi delle povertà e da una generale compressione dei diritti sociali, con il libro “Le imprese sociali tra mercato e comunità” gli autori – Andrea Bernardoni (Responsabile di Legacoopsociali Nazionale) e Antonio Picciotti (Ricercatore dell’Università di Perugia) – intendono analizzare in che modo le imprese sociali e, in particolare, le cooperative sociali, possano contribuire ad innovare le politiche di welfare e di sviluppo locale con l’obiettivo di rendere l’Italia più equa e meno diseguale.

Il futuro delle cooperative sociali non può prescindere dal contesto economico e sociale che si è delineato negli anni Duemila, caratterizzato da crescente diseguaglianza, instabilità economica, bassa crescita, cambiamenti climatici e fragilità dei sistemi democratici. Come accaduto negli anni Settanta, periodo in cui le prime cooperative di solidarietà sociale sono state capaci di interpretare i cambiamenti economici, sociali e culturali che stavano attraversando il Paese, la sfida attuale della cooperazione sociale è quella di reinterpretare il proprio ruolo nella società, fornendo risposte innovative alle rapide trasformazioni che stanno interessando l’Italia. In questo contesto, il contrasto della diseguaglianza e della povertà rappresenta una delle principali sfide e delle maggiori opportunità per la cooperazione sociale del futuro.

La cooperazione sociale in Italia

A distanza di venticinque anni dall’approvazione della legge 381 e di oltre quaranta anni dalla nascita delle prime cooperative, la cooperazione sociale ha assunto, oggi, rilevanti dimensioni economiche, imprenditoriali ed occupazionali. Le oltre 15.000 cooperative sociali attive sono un attore centrale nella rete dei servizi di welfare e svolgono un ruolo importante nel garantire l’accesso al mercato del lavoro a decine di migliaia persone svantaggiate. Negli anni della crisi, le cooperative sociali hanno fatto registrare performance estremamente positive, in netta controtendenza con il dato nazionale. Nel periodo 2008-2013, il valore della produzione è aumentato di circa 3 miliardi di euro ed ha raggiunto la soglia dei 12 miliardi, mentre gli occupati sono cresciuti di circa 50.000 unità, raggiungendo i 400.000 addetti rilevati a fine 2014, con positive performance anche nelle regioni meridionali.

Le performance economiche positive nascondono, però, alcune fragilità. In primo luogo, i risultati migliori negli ultimi anni sono stati realizzati dalle grandi cooperative sociali, i cosiddetti big player che hanno saputo interpretare meglio le trasformazioni della domanda pubblica, in particolar modo nel settore dei servizi socio sanitari. Tuttavia, tra i big player sono presenti anche numerose società di capitali che, negli ultimi dieci anni, hanno fatto registrare tassi di crescita molto più elevati delle cooperative sociali e che, per struttura organizzativa, finanziaria e manageriale, sembrano disporre di vantaggi competitivi rispetto alla cooperazione sociale. Sono società legate a grandi gruppi imprenditoriali e finanziari, nazionali ed esteri, che nel medio periodo potrebbero acquisire una posizione di forte leadership in questo specifico segmento di mercato.

In secondo luogo, un numero significativo di cooperative è fortemente dipendente dalle amministrazioni pubbliche. Questo rapporto, che in passato ha consentito lo sviluppo della cooperazione sociale e l’innovazione della rete dei servizi di welfare, oggi costituisce un fattore di criticità. Il rapporto con le amministrazioni pubbliche è, infatti, sempre più formalizzato e burocratizzato con una domanda pubblica che ricerca servizi sempre più standardizzati e a basso costo.

In terzo luogo, un ulteriore elemento critico per lo sviluppo delle cooperative sociali, in particolar modo per quelle focalizzate sull’inserimento lavorativo delle persone svantaggiate, è dovuto alla rapida trasformazione di alcuni mercati di riferimento. La domanda pubblica di alcune tipologie di servizi, come ad esempio le pulizie e la manutenzione del verde, in cui sono stati impiegati per decenni numerose persone svantaggiate, è sempre più orientata dal prezzo delle prestazioni acquistate e sembra essere sempre meno attenta ai percorsi di inserimento lavorativo attivati.

Infine, l’insieme delle cooperative sociali si presenta al suo interno molto eterogeneo. A fianco di organizzazioni che operano in modo efficiente, sperimentano servizi innovativi capaci di rispondere ai nuovi bisogni e sono attente a preservare gli obiettivi di giustizia ed inclusione sociale, vi sono altre cooperative che hanno modelli organizzativi ed imprenditoriali fragili, si difendono dietro rendite di posizione ingiustificate, sono scarsamente innovative e spesso sono orientate a soddisfare più l’interesse dei membri che non quello dei beneficiari e delle comunità in cui operano.


Le imprese sociali tra mercato e comunità: percorsi di innovazione per lo sviluppo locale

L’opera “Le imprese sociali tra mercato e comunità”, di Andrea Bernardoni e Antonio Picciotti, si pone l’obiettivo di comprendere come – negli anni della crisi, delle crescenti diseguaglianze e delle profonde trasformazioni economiche e sociali – si stanno comportando le cooperative sociali. In particolare, gli autori si propongono di rispondere ad alcune importanti domande: quali sono le strategie che le cooperative stanno adottando negli anni della crisi? Con quali prodotti e servizi stanno rispondendo ai nuovi bisogni? Che rapporto hanno con il mercato e la finanza? Quali relazioni sviluppano nei territori e nelle comunità locali? Ed ancora, quali finalità perseguono?

Partendo dall’analisi di numerose esperienze concrete, gli autori cercano di rispondere a questi interrogativi con l’obiettivo di fornire una lettura originale, e non retorica, dei processi di innovazione che le cooperative sociali stanno realizzando. L’idea di fondo del libro è che la cooperazione sociale abbia tutte le caratteristiche per interpretare le trasformazioni in atto, divenendo uno dei protagonisti di un nuovo modello di sviluppo fondato sulla sostenibilità economica, sociale ed ambientale. In particolare, la cooperazione sociale sarebbe capace di giocare un ruolo di primo piano per vincere alcune “sfide Paese”, come: l’integrazione dei migranti; la costruzione di nuove filiere di servizi di welfare che puntino alla personalizzazione, l’utilizzo a fini economici e sociali dei beni confiscati alle mafie, la rigenerazione di spazi urbani, la valorizzazione dell’enorme patrimonio culturale di cui dispone l’Italia, la rivitalizzazione delle aree montane e rurali.

I risultati del lavoro di ricerca presentati nel volume evidenziano come, per perseguire questi obiettivi, le cooperative sociali riescono a lavorare nel mercato senza interiorizzare i valori del mercato, ad utilizzare la finanza restando autonome e indipendenti, a sviluppare un’innovazione che parta dai diritti delle persone più deboli e rafforzare i legami con la società civile, tenendo insieme azione imprenditoriale e attività di advocacy. La sfida è grande, ma possibile.

Il tema dell’innovazione diviene, a tal fine, particolarmente rilevante. Con la crisi, l’innovazione ed ancora di più la social innovation è divenuta una tematica di interesse per politici, amministratori pubblici, imprenditori, ricercatori ed anche per i media, creando una vera e propria narrazione dell’innovazione che coinvolge alcuni attori specializzati operanti nel settore della consulenza, della comunicazione e delle relazioni esterne.


Le esperienze innovative nella cooperazione sociale

Il libro si articola in quattro capitoli. Il primo capitolo delinea il contesto economico, politico, sociale ed ambientale. In questa prima parte vengono definite e presentate le grandi trasformazioni della società e dell’economia per arrivare a prospettare le sfide della cooperazione sociale che, dal nostro punto di vista, dovrà ampliare i terreni di intervento tradizionali, confrontandosi con i cambiamenti in corso. Il secondo capitolo affronta il tema dell’innovazione. Nel capitolo sono proposte diverse definizioni di innovazione sociale – con l’obiettivo di individuare le sue potenzialità e criticità – che rappresentano il punto di partenza per una lettura critica di questo fenomeno.

In terzo capitolo è dedicato alle esperienze di innovazione realizzate da alcune cooperative sociali. Vengono presentate diverse iniziative di innovazione realizzate in Umbria che possono essere considerate significative ai fini del lavoro di ricerca ma che non vogliono rappresentare l’insieme delle “migliori” esperienze presenti nel territorio, né tantomeno intendono costituire l’espressione delle progettualità più innovative presenti su base nazionale. Lo studio, infatti, non assume una natura censuaria.

Nelle esperienze di innovazione esplorativa, le cooperative sociali introducono degli elementi innovativi a servizi tradizionali fortemente legati al rapporto con la pubblica amministrazione. In queste esperienze le cooperative esplorano nuovi percorsi di sviluppo che iniziano ad aprirsi alla comunità o al mercato privato. Le cooperative sociali che realizzano queste iniziative hanno una cultura organizzativa fortemente orientata ai servizi di welfare con la presenza di competenze interne prevalentemente legate al lavoro sociale e, anche in virtù di queste caratteristiche, sono impegnate nella costruzione di reti generalmente formate da organizzazioni operanti nel mondo del sociale.

L’innovazione di mercato è riconducibile ad esperienze con un forte orientamento al mercato privato e un basso livello di coinvolgimento dei cittadini. In queste iniziative, le cooperative perseguono le proprie finalità attraverso la produzione e la vendita di beni e servizi alle famiglie e alle imprese, impegnandosi per soddisfare bisogni sociali ed economici consolidati, legati in particolar modo all’inserimento lavorativo delle persone svantaggiate e alla creazione di opportunità di lavoro per fasce deboli della popolazione. Le cooperative sociali che realizzano innovazioni di mercato sono caratterizzate da una cultura organizzativa marcatamente imprenditoriale, da una significativa capacità di costruire reti economiche sia con imprese che con organizzazioni del Terzo settore e dalla presenza di competenze manageriali sviluppate attraverso la crescita e la riconversione organizzativa del personale interno e grazie all’inserimento nella compagine sociale di professionalità esterne.

Le esperienze di innovazione di comunità sono invece fortemente orientate al coinvolgimento dei cittadini e degli attori della comunità ed hanno una basso livello di apertura al mercato. In alcuni casi, sperimentano soluzioni alternative al mercato tradizionale centrato sugli scambi monetari. Queste esperienze si caratterizzano per la capacità di rispondere a nuovi bisogni sociali e di fornire soluzioni innovative ai bisogni più consolidati, puntando sul coinvolgendo dei cittadini, delle organizzazioni del Terzo settore e dei potenziali beneficiari degli interventi. Le innovazioni di comunità, in molti casi, anticipano le possibili evoluzioni dei servizi di welfare, hanno una ridotta dimensione economica ma una grande rilevanza sociale.

L’innovazione di paradigma è costituita da casi che hanno un alto orientamento al coinvolgimento della comunità ed un alto livello di apertura al mercato privato. In queste esperienze, le cooperative sociali sono protagoniste di un nuovo paradigma di sviluppo. Queste pratiche innovative evidenziano l’emergere di nuovi processi produttivi, aperti e partecipati, che si sostengono attraverso la vendita di beni e servizi sul mercato privato. Sono esperienze che mostrano come la comunità, se attivata, può anche trasformare il mercato, superando la tradizionale divisione tra produttori e consumatori, sperimentando nuove modalità di risposta ai nuovi bisogni sociali ed economici dei cittadini. In alcune di queste iniziative, i cittadini e i beneficiari dei servizi diventano imprenditori e coproducono il bene o il servizio a cui sono interessati. Sono esperienze in cui una forte cultura imprenditoriale si integra con un’importante cultura organizzativa di natura sociale. Le persone che sviluppano innovazioni di paradigma hanno sia competenze imprenditoriali che competenze sociali e, di conseguenza, le imprese mostrano una forte capacità di costruire sia reti imprenditoriali che reti sociali.


Cosa si può apprendere da queste esperienze innovative?

Il quarto capitolo, infine, propone ingredienti, azioni e policy. In questa ultima parte, gli autori cercano di fare una sintesi dei risultati ottenuti e, partendo dalle esperienze considerate, vengono proposti alcuni ingredienti dell’innovazione che possono essere utilizzati dagli imprenditori sociali. Di seguito, sono descritte le specifiche strategie, adottando le quali le singole cooperative, le reti di imprese sociali e le organizzazioni di rappresentanza politica e sindacale possono promuovere e sostenere i processi di innovazione. Infine, sono proposti i principali interventi di policy in grado di promuovere e sostenere le strategie orientate al cambiamento adottate dalle cooperative sociali e di diffondere gli “ingredienti” e le competenze per innovare, favorendo un maggiore impegno della cooperazione sociale sul fronte del lavoro e dello sviluppo locale.

Ingredienti, strategie ed interventi di policy vengono ampiamente descritti e argomentati nel quarto capitolo. In questa sede li elenchiamo solamente, in modo da permettere al lettore di comprendere più compiutamente il piano dell’opera.

Gli ingredienti dell’innovazione sono: l’ancoraggio ai bisogni economici e sociali della comunità; il coinvolgimento dei cittadini e degli utenti; la capacità di costruire reti inter-organizzative; l’adozione di un approccio imprenditoriale; l’adeguata dotazione di competenze manageriali e, infine, la sostenibilità economico finanziaria dell’iniziativa di innovazione.

Le strategie per l’innovazione sono: rafforzare i legami con la società civile e la funzione di advocacy delle imprese sociali; diffondere modelli di governance inclusiva; incrementare l’attitudine delle cooperative a costruire reti inter-organizzative; sviluppare nuove competenze manageriali; promuovere la replicabilità dell’innovazione; aumentare la trasparenza e l’accountability delle cooperative sociali.

Le policy a sostegno dell’innovazione sono: ampliare i settori in cui possono operare le cooperative sociali; cambiare il modello di regolazione del mercato dei servizi di welfare; consolidare i fondi nazionali per garantire un livello minimo di servizi sociali in tutto il Paese; introdurre un programma nazionale a sostegno dell’inserimento lavorativo dei lavoratori svantaggiati; riqualificare la domanda pubblica di beni, servizi e opere; sostenere i processi di capitalizzazione delle imprese sociali.

Riferimenti

Anrea Bernardoni e Antonio Picciotti, 2017, Le imprese sociali tra mercato e comunità. Percorsi di innovazione per lo sviluppo locale, FrancoAngeli, Milano.