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Lo scorso 23 novembre a Roma sono stati presentati i risultati di Percorsi-ACHAB, programma di valutazione del progetto che dal 2010 l’Ufficio Pio di Compagnia di San Paolo rivolge agli studenti del 4° e 5° anno delle scuole superiori con l’obiettivo di sostenerli nella loro formazione universitaria (di cui vi avevamo già parlato qui). Abbiamo partecipato all’evento e di seguito vi presentiamo i principali dati che sono emersi in tale occasione. 


Dalle superiori all’università: un passaggio difficoltoso
 

L’Italia è penultima in Europa per tasso di laureati nella popolazione tra i 30 e i 34 anni: solo il 26,2% delle persone nell’età presa in considerazione possiede una laurea. Un dato spiegabile anzitutto guardando al delicato passaggio tra scuola superiore e università. Secondo gli ultimi dati dell’Istat sulla transizione degli studenti italiani dalla scuola superiore all’università (riferiti al 2011), infatti, solo il 63% dei giovani prosegue gli studi

Per quali ragioni? Andando ad analizzare la composizione del dato complessivo emergono importanti differenze sulla base di variabili come il titolo di studio della famiglia di origine, la classe sociale e il tipo di scuola superiore frequentata. Le chance di immatricolarsi all’università secondo il titolo di studio familiare, ad esempio, sono del 43,3% per i figli di genitori con la licenza media, del 66,8% per i figli di genitori diplomati e dell’89,4% per i figli di laureati. Chi ha genitori laureati, dunque, ha molte più possibilità di frequentare corsi universitari, addirittura più del doppio rispetto a chi ha genitori con la licenza media. Un dato che appare particolarmente preoccupante se si tiene conto che nel nostro Paese circa il 72% dei genitori di studenti superiori non è laureato.

Anche la classe sociale influisce sulle chance di accesso all’università. I figli di genitori operai (è rilevata la classe sociale del padre) accedono all’università nel 54,7% dei casi, i figli di lavoratori autonomi nel 57,8% dei casi, i figli di impiagati nel 78%, quelli di imprenditori, liberi professionisti e dirigenti nel 75,8%.

Un’ulteriore e importante variabile che influisce sui tassi di transizione verso l’università è la scuola secondaria di secondo grado di provenienza. Gli studenti dei licei accedono quasi tutti all’università (93,2%), mentre le percentuali scendono drasticamente per gli studenti diplomati in una scuola tecnica (38,8%) e coloro i quali hanno ottenuto un diploma di scuola professionale (18,5%).

Evidentemente a pesare ci sono dunque ragioni culturali e sociali ma anche, e soprattutto, economiche. Il mantenimento di un figlio all’università ha un costo notevole – seppur inferiore a tanti altri Paesi UE – e molte famiglie italiane si trovano pertanto in difficoltà nel poter garantire le risorse necessarie. Una recente indagine di Eurostudent quantifica ad esempio in 658 euro l’entrata media mensile di uno studente universitario che non vive con i genitori. Una cifra che mediamente è quasi interamente coperta dalla famiglia di origine (525 euro) e solo in parte da guadagni autonomi (117 euro) o da risorse pubbliche (16 euro). 

E proprio le misure pubbliche di sostegno allo studio appaiono ad oggi inadeguate a sostenere chi ha meno possibilità di frequentare l’università. Solo il 5% tra gli studenti italiani che pagano le tasse universitarie riceve un sostegno pubblico, a fronte di una media europea del 37%. Un dato che ci pone agli ultimi posti in Europa, davanti solo alla Repubblica Ceca e la Georgia.   

Il progetto Percorsi

Proprio per affrontare questo problema è nato Percorsi, un programma di asset-building realizzato dall’Ufficio Pio della Compagnia di San Paolo e finalizzato a sostenere l’accesso e la frequenza universitaria di studenti appartenenti a famiglie a basso reddito che vivono in provicia di Torino.

Il progetto, a differenza di quel che si possa pensare, non prevede l’erogazione di borse di studio, ma lo sviluppo di percorsi di educazione finanziaria che permettono ai partecipanti di avere disponibilità monetaria certa prima dell’iscrizione al percorso universitario prescelto. Percorsi si basa su due ingredienti essenziali: il coinvolgimento attivo della famiglia nel risparmiare mensilmente una somma minima da destinare alle spese universitarie e una forte condizionalità nell’uso dei fondi ricevuti grazie al risparmio, che possono essere utilizzati solamente per spese in istruzione: libri, tecnologia, tasse universitarie, viaggi-studio.

Secondo le regole di Percorsi, lo studente – che può aderire esclusivamente durante il 4° o il 5° anno della scuola superiore – nel corso dei 6 anni successivi si impegna a depositare su un conto dedicato una cifra a sua scelta, compresa tra 5 e 50 euro ogni mese, fino ad un tetto massimo di 2.000 euro. Queste risorse, previa autorizzazione dell’Ufficio Pio, possono essere utilizzate esclusivamente per sostenere spese collegate ai propri studi e rappresentano la base su cui l’Ufficio stabilisce il contributo ulteriore che da erogare allo studente.

La cifra richiesta, infatti, viene moltiplicata con un rapporto di 2:1 se le spese sono effettuate durante la scuola superiore e di 4:1 se sono effettuate durante l’università. In questo modo il risparmio massimo di 2.000 euro può essere affiancato da un contributo massimo di 8.000 euro erogato dall’Ufficio Pio. Una cifra che in pratica consente allo studente di avere a disposizione fino a 10.000 euro per sostenere i propri studi universitari; una somma in linea con il costo medio di una laurea triennale in Italia.
 

La valutazione ACHAB

Percorsi è un progetto certamente molto interessante, che in questi anni ha cambiato le "regole del gioco" chiedendo ai beneficiari di co-partecipare al progetto e responsabilizzando in questo modo le famiglie e i ragazzi che prendono parte all’iniziativa. Ma lo sforzo messo in campo dall’Ufficio Pio, che annualmente investe su Percorsi una quantità notevole di risorse (stanziando preventivamente 8.000 euro per partecipante) quale effetti produce sulla società torinese? Certamente, come si può vedere anche nel video proposto sopra, sono numerose le storie di successo che si sono delineate grazie al progetto, ma a livello generale quale impatto ha generato (e genera) Percorsi?

Proprio per rispondere a questa domanda l’Ufficio Pio ha scelto di valutare l’impatto generato da Percorsi aderendo al progetto di valutazione sperimentale ACHAB (Affording College with the Help of Asset-Building), attraverso il quale è stato sviluppato un rigoroso disegno di analisi. La valutazione prevedeva un sorteggio tra le candidature pervenute (aventi i requisiti corretti) e la creazione di due gruppi simili in tutto, tranne che per l’esposizione al trattamento, su cui misurare l’impatto di Percorsi. A fronte di 1.340 candidature raccolte, la ricerca ha coinvolto 716 studenti suddivisi tra il gruppo dei “trattati”, 289 studenti che beneficiano del sostegno economico di Percorsi-ACHAB, e il gruppo dei “controlli”, 427 studenti che non ricevono alcuno sostegno da Percorsi-ACHAB.

L’iniziativa, frutto della collaborazione tra l’Ufficio Scolastico Regionale per il Piemonte, l’Ufficio Pio della Compagnia di San Paolo e due importanti istituti di valutazione di politiche pubbliche, ASVAPP di Torino e IRVAPP di Trento, è stata possibile grazie al contributo di un grant assegnato dall’Unione Europea nell’ambito del programma PROGRESS-EaSI.  


I risultati più interessanti

La valutazione condotta restituisce almeno quattro importanti risultati ottenuti nel corso del triennio di sperimentazione Percorsi-ACHAB.

Cresce il numero di studenti che sceglie di proseguire gli studi all’università: in assenza di intervento si iscrive all’università il 67,1% del gruppo di controllo. Percorsi-ACHAB ha innalzato il tasso di passaggio dalle superiori all’università di 8,7 punti percentuali.

Diminuiscono gli abbandoni dopo il primo anno: in assenza di intervento si iscrive al secondo anno di università il 59,2% del gruppo di controllo. L’effetto di Percorsi-ACHAB sulla probabilità di iscrizione al secondo anno di un corso di laurea è risultato pari a 11,7 punti percentuali.

Gli effetti più rilevanti riguardano gli studenti delle scuole professionali: in assenza di intervento solo il 44,1% degli studenti degli istituti professionali si iscrive all’università. Percorsi-ACHAB ha aumentato di ben 20,5 punti percentuali il passaggio all’università di questi studenti. Inoltre, nel loro caso, ancora più forte è l’effetto sulla probabilità di sostenere almeno un esame nel primo semestre: in assenza di intervento solo il 27,1% di loro ce la fa, con Percorsi- ACHAB la quota sale al 60,1%, ben 33 punti percentuali in più.

Iniziare a risparmiare dal 4° anno delle superiori aumenta l’efficacia del progetto: l’effetto di Percorsi-ACHAB è maggiore per coloro che sono entrati nel progetto nel corso del IV anno. Per gli studenti di questo gruppo la probabilità di iscriversi all’università è di 6,2 punti percentuali più alta rispetto a quanti iniziano il loro risparmio solo nel V anno di scuola superiore. Anche la probabilità di sostenere almeno un esame entro il primo semestre aumenta di 6,5 punti percentuali.

I risultati esposti danno evidenza numerica a ciò che è stato possibile osservare anche nei comportamenti degli studenti e delle loro famiglie rilevati grazie alle interviste condotte con gli studenti del gruppo dei trattati.

In primo luogo, Percorsi-ACHAB alleggerisce il peso economico della scelta universitaria sia prima dell’iscrizione all’università, favorendo l’aumento delle immatricolazioni, sia dopo l’iscrizione, migliorando la performance degli studenti. 

Inoltre, il sostegno economico determina un cambiamento anche dal punto di vista delle aspirazioni, aspettative e delle rappresentazioni personali e familiari. Percorsi-ACHAB può influire non solo sulla scelta di andare all’università, ma anche sul corso di laurea (più lungo e impegnativo), sulla sede dell’università, sull’adesione a programmi speciali quali ad esempio l’Erasmus.

Da ultimo, Percorsi-ACHAB si rivolge anche a studenti con caratteristiche diverse rispetto a quelli tradizionalmente beneficiari di borse di studio, cioè studenti con rendimento scolastico non eccellente e provenienti da tipologie di scuola con basso tasso di transizione verso l’università. Questi studenti, da quanto emerge dalle interviste, vivono l’ammissione a Percorsi-ACHAB come una grande ‘rivincita’ o come la prima ‘vittoria’ all’interno di un percorso scolastico altrimenti segnato da pochi incoraggiamenti e scelte al ribasso.
 

Profumo: esempio di secondo welfare

Come mostrano diversi indicatori, il diritto allo studio universitario è ancora poco tutelato nel nostro Paese. Le borse di studio stanziate da Stato e Regioni risultano limitate nei numeri e negli importi, e sono spesso assegnate attraverso modalità che non facilitano le famiglie. L’assegnazione solo a seguito dell’iscrizione all’università, ad esempio, rappresenta un primo grande limite per tanti nuclei familiari che faticano a mettere insieme le cifre certamente non esose – ma comunque improtanti (e in continuo aumento negli ultimi anni) – richieste dagli atenei della Penisola. Percorsi va ad intervenire proprio per sopperire a questo problema, offrendo preventivamente alle famiglie le risorse necessarie all’iscrizione all’ateneo e accompagnandole in un percorso – appunto – basato anzitutto sulla loro responsabilizzazione e sul loro coinvolgimento diretto.  

La scelta dell’Ufficio Pio di valutare l’impatto generato dal progetto rappresenta un punto di forza assoluto. Le impressioni positive sono ora confermate da un solido risultato di valutazione, che permette non solo a Comapgnia di San Paolo di continuare con maggiore sicurezza sulla strada intrapresa, ma anche di poter proporre con convinzione un modello che può essere diffuso anche in altre aree del nostro Paese 

Come ha spiegato Francesco Profumo, già Ministro dell’Istruzione del Governo Monti e attuale Presidente della Compagnia di San Paolo "in un periodo storico in cui le risorse pubbliche sono limitate, nel settore dell’educazione dobbiamo sempre più ragionare per creare modelli di secondo welfare che siano scalabili e replicabili in tutto il Paese. In quest’ottica si inserisce l’esperienza della Compagnia di San Paolo per i programmi di asset-building che sono basati sull’ipotesi, ora confortata dall’evidenza, che il risparmio incentivato consenta alle persone in condizioni di precarietà economica di avvertire un maggior senso di sicurezza che rafforza la capacità di far fronte a eventi avversi e l’assunzione delle scelte a lungo termine".