3 ' di lettura
Salva pagina in PDF

Prima si interviene, meglio è. Ne sono convinti i numerosi soggetti che a Torino hanno sottoscritto ieri, 3 novembre, il nuovo Protocollo di Intesa per la realizzazione del progetto "Provaci ancora, Sam!", l’iniziativa che dal 1992 punta a combattere la dispersione scolastica nel territorio cittadino, grazie ad un articolato sistema di cooperazione interistituzionale (di cui Secondo Welfare si è già occupato in questo articolo). La rete vede coinvolti la Città (con i Servizi Educativi e Politiche Sociali), l’Ufficio Scolastico Regionale, la Compagnia di San Paolo, con i suoi enti strumentali (l’Ufficio Pio e la Fondazione per la Scuola), oltre ad un vasto insieme di organizzazioni territoriali con finalità sociali ed educative (associazioni, oratori, parrocchie). Un sistema "integrato" che – come sottolineato dall’Assessore alle Politiche Educative, Mariagrazia Pellerino – è riuscito a fare tesoro delle diverse competenze necessarie per affrontare un problema multidimensionale come la dispersione, che richiede interventi di contrasto e prevenzione, capaci di prendere in carico i ragazzi dentro e fuori la scuola. Un intervento tanto più rilevante, secondo il Sindaco Piero Fassino, nella cosiddetta economia della conoscenza.

Tra le innovazioni più significative introdotte da quest’anno, anche alla luce di una ricerca curata dalla Fondazione per la Scuola, l’anticipazione degli interventi contro la dispersione in una fase particolarmente precoce, cioè già negli ultimi due anni della scuola primaria: l’obiettivo è facilitare l’apprendimento delle competenze, così da favorire una transizione meno traumatica verso la scuola secondaria. Come ricordato da Marco Rossi Doria, che cura la supervisione scientifica del progetto nella sua veste rinnovata, è spesso proprio nel passaggio dalle elementari alle medie, già critico per la transizione dalla fase dell’infanzia a quella della preadolescenza, che tendono ad annidarsi le cause delle successive forme di dispersione scolastica, soprattutto fra i ragazzi che provengono da famiglie in stato di povertà economica. Combattere la dispersione scolastica e la povertà educativa diventa così uno strumento cruciale per combattere povertà economica e disuguaglianze, dando attuazione a quanto sancito dalla nostra Costituzione all’articolo 3. Una finalità – ha sottolineato Nanni Tosco, Presidente dell’Ufficio Pio – che contraddistingue "Provaci ancora, Sam!" sin dalla sua nascita, oltre vent’anni fa, quando si partì dalla considerazione che lo strumento più efficace per spezzare l’”ereditarietà della povertà” era proprio l’educazione. Luca Remmert, presidente della Compagnia di San Paolo, ha quindi evidenziato come l’esperienza maturata in oltre vent’anni di attività potrebbe rappresentare un contributo significativo al piano di contrasto alla povertà minorile annunicato dal Governo.

Oltre alla "prevenzione primaria", rivolta agli alunni delle classi quarte e quinte della scuola primaria e le tre classi della scuola secondaria di primo grado, aderenti al progetto, "Provaci ancora, Sam!" prevede la linea d’azione "prevenzione secondaria", per dare risposte ai ragazzi ultraquattordicenni che hanno difficoltà di inserimento per problematiche sociali scolastiche e sono ad elevato rischio di dispersione o hanno già interrotto il percorso scolastico, pur non avendo conseguito la licenza media.

Se nel 1992 il progetto poteva contare su un finanziamento di 70 milioni di Lire, per l’anno scolastico 2015-2016 le risorse stanziate saranno pari a oltre 1 milione di euro. Saranno coinvolte 124 classi, 300 docenti e 2.800 studenti (quasi il 10% della popolazione scolastica di riferimento), che si misureranno con la sperimentazione di pratiche didattiche inclusive. Ad affiancare istituti scolastici e insegnanti, 20 organizzazioni territoriali e circa 50 educatori.

Le firme apposte ieri sul nuovo protocollo aprono ora un’interessante fase di sperimentazione e riprogettazione partecipata, che durerà fino a febbraio del prossimo anno. Al centro dell’aggiornamento del progetto – storicamente una delle buone pratiche più interessanti in Italia – l’enfasi sulla prevenzione della dispersione attraverso un miglioramento delle competenze dei ragazzi (imparare ad imparare) e sulla necessità di avviare forme di valutazione partecipata delle azioni intraprese, così da misurarne, meglio che in passato, l’effettivo impatto in termini di raggiungimento degli obiettivi. 
 

Riferimenti:

Il protocollo d’intesa