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Negli ultimi mesi il laboratorio di ricerca Percorsi di Secondo Welfare ha approfondito lo sviluppo dei servizi per il “durante e dopo di noi” in diversi territori del Nord Italia mettendo in luce differenti modelli di sviluppo tra i quali le fondazioni di partecipazione, la cooperazione sociale delle famiglie e i progetti mirati delle Fondazioni di Origine Bancaria. Approfondiamo ora l’esperienza del Centro “Una Speranza” di Sala Consilina (Salerno) promosso dall’associazione Una Speranza ONLUS con il supporto della Fondazione della Comunità Salernitana ONLUS. Questa esperienza mostra come anche nei territori del Sud Italia sia possibile avviare innovativi e fecondi progetti per il “durante e dopo di noi” e presenta caratteristiche peculiari come l’interazione tra un’associazione famigliare e una fondazione comunitaria.

Lo sviluppo dei servizi per la disabilità nei territori del Sud Italia presenta ancora innumerevoli sfide che, con le parole di Carlo Borgomeo (Presidente di Fondazione CON IL SUD) riguardano “la piena inclusione nella società delle persone disabili in tutte le sfere della vita quotidiana, dalla scuola al lavoro, alla possibilità di sperimentare un abitare autonomo e di accedere alla rete dei servizi. Per un reale percorso d’integrazione occorre coinvolgere la famiglia, la società civile e tutta la comunità in generale. La scarsità di risorse implica una visione di lungo periodo che affronti il tema del “dopo di noi” già nel ‘durante noi’ attraverso strategie e strumenti che migliorino il benessere delle persone con disabilità, riducendo contestualmente i costi per la collettività”.

L’esperienza di Sala Consilina mostra con la sfida possa essere raccolta e vinta, in particolare se si creano sinergie territoriali tra diversi attori e vengono coinvolti cittadini e imprese.

L’associazione Una Speranza

La storia dell’associazione Una Speranza inizia nel 1997 per iniziativa di Gianfranco Mastropaolo padre di un giovane con disabilità. Volendo rompere il muro che isolava le persone con disabilità e le loro famiglie, insieme, ad altre famiglie decise di creare un’associazione che iniziasse a gestire attività di socializzazione e a riflettere sulle problematiche del “durante e dopo di noi”.

Le prime attività dell’associazione puntavano alla socializzazione delle persone con disabilità, favorendo momenti d’incontro e conoscenza tra giovani con disabilità e non presso la chiesa di San Nicola di Padula Scalo e organizzando vacanze estive al mare prima con i famigliari, poi con volontari. Queste attività erano progettate e coordinate da una psicologa mentre la presidenza dell’associazione era stata assunta da un sacerdote.
Nel 2001 l’associazione assunse la gestione del Centro Socio Educativo Michelina Garone, aperto dal Comune di Sala Consilina – il Centro, tuttora in attività, prevede diverse iniziative come laboratori (lavorazione dell’argilla, di materiali riciclati, arte…) e uscite esterne (gite, escursioni, giri al mercato…), garantite sia da operatori professionisti che volontari.

Intanto le famiglie iniziarono a raccogliere fondi per costruire un Centro diurno e residenziale pensato per il “durante e dopo di noi” che prese slancio nel 2010 con l’incontro tra l’associazione e la Fondazione della Comunità Salernitana ONLUS.

Al centro della progettualità e dell’attività dell’associazione ci sono le famiglie, a cui è restituito il ruolo da protagoniste nell’integrazione sociale dei loro figli con disabilità, in un territorio in la disabilità fatica ancora ad avere riconoscimento e dignità. In questo senso, l’associazione ha preceduto la legge 328/2000, vero volano del protagonismo famigliare e dell’innovazione nei servizi per la disabilità.
L’associazione ha due tipologie di soci: i soci ordinari, che sono persone con disabilità o loro famigliari, e i soci collaboratori (non più del 25% degli iscritti).

 

 


Il Centro Una Speranza

Il Centro Una Speranza concretizza gli obiettivi delle famiglie che nel 1997 si erano riunite nell’associazione: tutelare i diritti delle persone con disabilità, garantire l’inclusione sociale, la valorizzazione delle competenze e costruire un’accoglienza residenziale che mantenga la dimensione familiare. Le famiglie avevano infatti constatato come le persone con disabilità vivessero escluse dalla comunità sia per ragioni sociali – come la percepita diversità -, sia per ragioni pratiche – come i problemi di mobilità. L’obiettivo del Centro è quindi di fare uscire la questione delle disabilità dalle pareti famigliari, garantendo alle persone con disabilità l’integrazione sociale.

Sin dai primi anni di vita dell’associazione sono stati raccolti fondi per la costruzione del Centro, ma è solo nel 2010 che il progetto è decollato, grazie al partenariato con la Fondazione della Comunità Salernitana. La struttura è stata inaugurata il 17 dicembre 2016 ed è composta da quattro piani, di cui due dedicati all’accoglienza residenziale e due alle attività sia per i giovani sia con disabilità che non.

Il partenariato con la fondazione comunitaria da un lato garantisce la durata della struttura nel lungo periodo, dall’altro apre al coinvolgimento del territorio, che dona risorse economiche, competenze professionali, beni materiali e ore di lavoro. Questo grazie alle caratteristiche proprie della fondazione comunitaria come la capacità di raccogliere e valorizzare donazioni e di gestire fondi e patrimoni. Presso la Fondazione è stato inoltre costituito un apposito fondo destinato a sostenere il Centro.

Il progetto è stato finanziato anche da Fondazione CON IL SUD, Fondazione Cariplo, Banco di Napoli, Banca del Cilento di Sassano e Vallo di Diano e della Lucania e Banca Monte Pruno.

 

 

Alcune riflessioni

Il progetto è partito dall’iniziativa delle famiglie, che hanno rilevato un bisogno e progettato delle soluzioni, cercando partenariati con le istituzioni locali la Chiesa, e la Fondazione della Comunità Salernitana ONLUS, che ha garantito il proprio supporto promuovendo il progetto nel territorio e valorizzando il patrimonio.

La peculiarità del Centro Una Speranza è proprio il connubio generato dall’incontro tra l’associazione famigliare Una Speranza e la Fondazione della Comunità Salernitana. Le famiglie dell’associazione hanno rilevato i bisogni e pensato di rispondere progettando il centro, forti dell’esperienza maturata attraverso le proprie biografie e la gestione di servizi insieme al Comune e del contributo di operatori e volontari, la fondazione invece si impegna a garantire la stabilità del progetto anche valorizzando il patrimonio e raccogliendo ulteriori risorse.

Una delle principali problematiche dei progetti e dei servizi per il "durante e dopo di noi" è la corretta gestione delle risorse economiche e la garanzia della qualità della vita delle persone con disabilità dopo la scomparsa dei famigliari. In questa direzione, il punto di forza dell’associazionismo e della cooperazione sociale è la democraticità, che tuttavia non può garantire la continuità della finalità dei servizi e della destinazione delle risorse, in quanto ad esempio l’assemblea dei soci può decidere legittimamente di cambiare mission.

Per far fronte a questo problema, in molte realtà sono state istituite fondazioni di partecipazione, organizzazioni che uniscono caratteristiche dell’associazione come la democraticità e la possibilità di ulteriori ingressi dopo la costituzione e della fondazione come l’immodificabilità dei fini e la conservazione del patrimonio, mentre a Sala Consilina le funzioni di garanzia sono state assunte dalla Fondazione della Comunità Salernitana ONLUS, dando vita a un modello territoriale peculiare che vede relazionarsi l’associazionismo familiare con la fondazione comunitaria e gli attori pubblici locali, in particolare il comune.