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Un paio di anni fa vi avevamo raccontato l’esperienza di WelfareNet, un progetto sviluppato nelle province di Padova e Rovigo che intendeva mettere in rete attori interessati a diverso titolo allo sviluppo di forme di welfare aziendale, territoriale o contrattuale. Dopo un lungo periodo di sperimentazione su questi territori, il progetto entra ora in una nuova fase che interesserà tutta la Regione Veneto.
 

L’intento è quello di creare una "rete di reti" regionale che faciliti la fruizione di servizi di conciliazione vita-lavoro anche tra i lavoratori occupati in piccole e medie imprese – che notoriamente fanno più fatica ad approcciare il tema del welfare aziendale – e, allo stesso tempo, permetta di migliorare il benessere di tutto il territorio, stimolando innovazione sociale e facilitando maggiori collegamenti tra imprese, servizi di welfare e pubblica amministrazione.

La nuova fase del progetto è stata ufficialmente presentata nel corso del workshop "WelfareNet: reti in rete" che si è svolto il 5 ottobre a Padova. In occasione di questo evento, abbiamo chiesto a Fabio Streliotto – Co-founder di Innova Srl – e Marco Palazzo – Direttore dell’Ente Bilaterale Veneto F.V.G. – di raccontarci passato, presente e futuro di questa interessante esperienza di secondo welfare.
  

Da dove nasce il progetto WelfareNet?

Fabio Streliotto [FS] − Cinque anni fa Innova ha iniziato a sviluppare WelfareLocale, ovvero un modello di welfare fondato sul principio della sussidiarietà circolare. È un termine, quello di "sussidiarietà circolare", che abbiamo mutuato dal prof. Stefano Zamagni, che da anni afferma la necessità di mettere in interazione strategica le tre sfere di cui si compone la società: enti pubblici, imprese e società civile organizzata.

Queste tre sfere devono poter trovare modi di interazione sistematica (cioè non estemporanea) sia nel momento in cui si progettano gli interventi che si ritiene di porre in campo sia per assicurarne la gestione. È da questo principio che abbiamo pensato a come poter far collaborare imprese, enti pubblici e società civile del nostro territorio, con l’obiettivo finale di generare valore condiviso dove al centro c’è il lavoratore/cittadino, e in cui i confini delle azioni messe in campo dai privati non sono i muri delle aziende (come spesso accade con il welfare aziendale) ma tutto il territorio.
 

Nella pratica questo cosa significa?

[FS] − È noto a tutti che le PMI hanno diverse difficoltà nello sviluppare e gestire autonomamente un piano di welfare aziendale, difficoltà che dal nostro punto di vista si possono superare se si ragiona in termini di ecosistema territoriale, ovvero se le azioni che mettiamo in campo coinvolgono assieme imprenditori, lavoratori, amministrazioni locali e terzo Settore. In particolare, nella sperimentazione del modello WelfareLocale nell’alta padovana, abbiamo evidenziato l’importanza della co-progettazione e della diffusione di una cultura della cooperazione che coinvolga tutti i “portatori di interesse”, ed è per questo che serve superare il concetto di welfare aziendale e lavorare per costruire e diffondere laboratori di welfare di comunità.

Partendo da queste convinzioni, tra il 2012 e 2013 ho incontrato e coinvolto diversi imprenditori, amministratori locali, associazioni, cooperative, ma soprattutto ho condiviso il modello con Marco Palazzo, direttore dell’Ente Bilaterale Veneto F.V.G., l’ente bilaterale inter-regionale del Commercio e Servizi e del Turismo del Veneto e del Friuli Venezia Giulia.  Da questa condivisione è nata la prima sperimentazione del progetto WelfareNet: la rete che produce benessere (di cui come detto vi avevamo già parlato in un nostro precedente articolo, nda)


Perchè avete pensato fosse opportuno coinvolgere gli Enti Bilaterali?

[FS] − Gli Enti Bilaterali hanno diversi scopi: mutualizzazione di obblighi retributivi (ad esempio mensilità aggiuntive, ferie) per lavoratori che cambiano spesso datore di lavoro (ad esempio nell’edilizia); formazione professionale; sicurezza del lavoro; prestazioni assistenziali. Inoltre da qualche anno la legge ha iniziato a promuovere il ruolo degli Enti Bilaterali, riconoscendogli compiti relativamente al mercato del lavoro, alla formazione professionale, all’assistenza della volontà delle parti nella stipulazione dei contratti e nella disposizione dei diritti.

Proprio per questo, tali realtà possono avere un ruolo importantissimo nell’ambito del welfare aziendale e di comunità, in particolare per le PMI. Sono una concreta ed efficace forma di collaborazione tra capitale e lavoro, e sono spesso un laboratorio di innovazione nei rapporti tra associazioni datoriali e sindacati.

In virtù di questa natura, è palese il fatto che la bilateralità sia luogo d’incontro delle rispettive volontà con cui le parti sociali, localmente e pariteticamente, promuovono e sviluppano azioni di welfare e work-life balance, anche se spesso in modo inconsapevole.


Dottor Palazzo, può dirci che tipo di collaborazione si è instaurata tra Innova e l’Ente Bilaterale Veneto FVG?

Marco Palazzo [MP] − L’EBV ha accolto con entusiasmo la proposta di Innova di sviluppare una progettualità comune. Abbiamo fin da subito coinvolto diversi partner istituzionali con l’obiettivo di presentare un progetto alla Regione Veneto sul tema del welfare aziendale, territoriale e contrattuale. E così WelfareNet è stato presentato a valere sul bando “Fare rete per competere” – Obiettivo competitività regionale e occupazione (Dgr 448 del 04/04/2014 – FSE POR 2007/2013, nda).


Poi se non sbaglio la collaborazione si è allargata…

[MP] − Esatto. Oltre ad Innova sono entrati a far parte del progetto WelfareNet diversi altri soggetti: l’Ente Bilaterale di Padova e l’Ente Bilaterale di Rovigo e la Fondazione Adapt. Come partner di rete la Confesercenti e la Confcommercio di Padova e Rovigo, la Camera di Commercio di Padova, Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs-Uil regionale e provinciale di Padova e Rovigo, AG-Form, AGSG, Job Select, il Forum Terzo Settore, l’azienda ULSS 15, Etra Spa, Confcooperative Veneto, il CNCA, l’Associazione Genitorialità, FGP, e diversi Comuni della provincia di Padova e Rovigo.


Da dove avete iniziato?

[MP] − Il progetto WelfareNet ha messo insieme e valorizzato, per la prima volta, il ruolo del welfare aziendale, territoriale e contrattuale, mettendo in luce contemporaneamente le esperienze e i servizi di welfare già presenti nelle province di Padova e di Rovigo, facilitando la creazione di nuovi servizi, strutturandoli e rendendoli accessibili al tessuto imprenditoriale veneto fatto di piccole e piccolissime imprese.

Il punto di partenza è stata la collaborazione con ADAPT, con cui abbiamo fatto un’indagine preliminare che ha riguardato quasi mille lavoratori e circa 150 aziende dei nostri territori, il 74% delle quali con meno di quindici dipendenti. Poi sono state incontrate anche le parti sociali, il terzo settore e alcuni enti pubblici. È stato così tratteggiato un quadro a 360° delle politiche di conciliazione vita-lavoro nei territori di Padova e Rovigo, ottenendo una fotografia che credo sia interessante non solo per chi opera localmente, ma per tutti coloro che vogliano scommettere sulla creazione di reti di welfare (la ricerca completa “Indagine per nuovi modelli di conciliazione vita-lavoro” è consultabie sul sito di Adapt, nda).


E poi cosa è sucesso? Dopo l’indagine preliminare come avete deciso di muovervi?

[FS] − Sono state selezionate una sessantina di aziende che hanno ricevuto servizi di consulenza e analisi volti ad elaborare un progetto di welfare aziendale costruito su misura. I diversi piani di welfare sono nati dall’incontro tra l’azienda e i consulenti di Innova, che hanno valutato gli obiettivi aziendali, le caratteristiche dell’impresa e le esigenze dei lavoratori, in modo da procedere insieme alla stesura di un piano di welfare efficace e personalizzato. In generale fra il 2014 e il 2015 sono state realizzate oltre 7.000 ore di attività di sensibilizzazione, formazione e consulenza individuale nell’ambito delle tematiche della conciliazione vita-lavoro rivolte non solo alle imprese, ma anche alle cooperative, agli enti pubblici, ai consulenti del lavoro e alle parti sociali.

[MP] − E non solo. Nell’ambito del progetto di sperimentazione, è stato fornito supporto economico alla creazione di nuove imprese che hanno attivato servizi di welfare in risposta alle esigenze dei lavoratori rilevate nella fase di indagine. A queste imprese è stata erogata formazione e consulenza sull’avvio d’impresa e con il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) sono stati rimborsati i costi di alcune attrezzature, materiali e impianti. A fronte di questo contributo le start-up hanno sviluppato ed erogato servizi innovativi, la spesa in azienda, la consegna di medicinali, i servizi per i minori e gli anziani. Degno di nota è il servizio che la cooperativa Im.Pro.N.Te, con il supporto di Innova srl, ha avviato a giugno di quest’anno a Cittadella dove è stato aperto il primo WelfarePoint (di cui ci aveva raccontato lo stesso Streliotto in questo dettaglaito articolo, nda). Un servizio che tra l’altro sarà inserito nel nuovo progetto WelfareNet, come azione sperimentale, e che intendiamo diffondere in altri comuni del Veneto.


Ci potete raccontare quali risultati avete raggiunto di questa prima fase di lavoro?

[FS] − Come detto, abbiamo iniziato a lavorare con alcune aziende offrendo loro percorsi di consulenza ed analisi. Il lavoro inizialmente si è svolto tramite la somministrazione di un questionario anonimo che ha scandagliato i seguenti ambiti: i servizi forniti dalle aziende, rilevando l’offerta attuale; il clima aziendale; la conciliazione vita-lavoro e i bisogni di cura dei familiare. Abbiamo raccolto dati interessanti su un campione abbastanza ampio per il nostro territorio di riferimento: 55 aziende per un totale di 1.403 lavoratori.

I dati ci dicono che solo il 19% degli intervistati ha risposto che la propria azienda ha attivato misure di conciliazione vita-lavoro, e quelle prevalentemente adottate risultano essere il part-time (61%), opportunità di formazione (28%) e la flessibilità oraria (26%). Tra le misure di cui i lavoratori vorrebbero l’attivazione, prevalgono le opportunità di formazione (38%), la flessibilità oraria (38%, con un picco del 47% per i giovani di età 16-30) e i buoni acquisto e buoni spesa (30%, con un picco del 40% per le donne e del 45% per i giovani di età 16-30) (Per visionare tutti i dati relativia all’indagine clicca qui).

Quali saranno i prossimi passi?

[MP] − Adesso il progetto entrerà in una nuova fase, diventando “WelfareNet-Reti in Rete”, che rappresenta la naturale continuazione del primo WelfareNet. (Il progetto è finanziato dal FSE – POR 2014/2020 – Una rete regionale di conciliazione a sostegno di servizi di welfare per il work-life balance. Regione Veneto – Dgr 254 del 08/03/2016 – Pari opportunità nel lavoro che cambia, nda).

[FS] − In pratica WelfareNet-Reti in Rete si propone di fare sintesi delle progettualità provinciali realizzate nell’ambito della precedente DGR 448, cogliendo le buone pratiche e sviluppandole ulteriormente nella logica della sussidiarietà circolare.


Quali saranno le novità principali di WelfareNet: reti in rete?

[MP] − Anzitutto l’importanza di co-progettare coinvolgendo i partner del progetto e creare un coordinamento tra le varie reti di servizi già presenti in tutto il territorio regionale, mettendo così in collegamento tutti quei soggetti che a vario titolo erogano o facilitano l’erogazione di servizi di welfare: Comuni, ULSS, Enti Bilaterali, imprese, cooperative e associazioni, organizzazioni sindacali di imprese e di lavoratori che operano in questi ambiti.

Questa “rete di reti” dovrà facilitare la fruizione di servizi di conciliazione vita-lavoro anche per i lavoratori occupati in piccole e medie imprese che fanno più fatica ad approcciare il tema del welfare aziendale, ma nello stesso tempo permetterà di migliorare il benessere di tutto il territorio, stimolando innovazione sociale e facilitando maggiori collegamenti tra il mondo delle imprese, quello dei servizi di welfare e quello della pubblica amministrazione.

A tal fine è necessario mappare i servizi di welfare presenti nei vari territori, conoscere e far emergere le esigenze di welfare e dotarsi di una infrastruttura informatica. Sarà quindi monitorato il cambiamento delle esigenze dei lavoratori, che possono variare per territorio, per settore aziendale e contrattuale, per dimensione aziendale, e per circostanze economiche, sociali, familiari e personali in continua evoluzione.


Perchè un’azienda veneta dovrebbe essere interessata a WelfareNet?

[FS] − Come ci ha dimostrato il lavoro fatto nella prima fase del progetto, le opportunità sono diverse: da interventi sull’efficienza, al miglioramento del clima aziendale, al miglioramento dell’immagine aziendale. Le aziende che aderiscono a WelfareNet diminuiscono la conflittualità, migliorano la comunicazione interna, incrementano l’efficienza e la produttività. Non da ultimo acquisiscono metodologie e strumenti per far conoscere e misurare le azioni di responsabilità sociale collegate al welfare aziendale.

[MP] − Concordo. Inoltre tramite il progetto le aziende potranno mettere a disposizione ai lavoratori informazioni e una infrastruttura tecnologica che permetterà di fruire in modo semplice dei servizi di conciliazione vita e lavoro.


E gli altri soggetti del territorio – penso in particolare a terzo settore, erogatori di servizi, parti sociali – quali benefici dovrebbero avere?

[MP] − In linea con il modello di Welfare Locale sviluppato da Innova, i vantaggi di WelfareNet sono distribuiti su più soggetti. In particolare, per le realtà del terzo settore che erogano servizi di welfare, i vantaggi consistono nella valorizzazione e nello sviluppo dei propri servizi e nella maggiore conoscenza degli stessi presso la comunità, oltre all’aumento dei fruitori e al miglioramento dell’immagine e della reputazione.

[FS] − Tramite il progetto, le cooperative, le associazioni di volontariato e in generale l’ambito del Terzo Settore, potranno entrare a far parte di una rete che coinvolge anche i comuni, gli enti bilaterali e che potrà generare sinergie e creazione di nuove opportunità di “social business”. Inoltre sarà possibile promuovere i servizi, tramite i progetti di welfare aziendali e fruire di una piattaforma informatica innovativa.

[MP] − E non dimentichiamoci dei vantaggi per le parti sociali, che potranno sviluppare e sperimentare un nuovo ruolo favorendo le politiche di conciliazione tempi di vita e tempi di lavoro, valorizzare il ruolo della contrattazione ed i servizi già esistenti nel territorio. Non per ultimo favorire la creazione di nuove imprese di servizi e incrementare l’occupazione.


E in questo quadro quale ruolo dovrebbe rivestire l’ente pubblico all’interno di WelfareNet?

[FS] − Tramite la rete di imprese e organizzazioni che erogano o finanziano i servizi di welfare, i Comuni possono conoscere maggiormente i servizi presenti nel territorio, le esigenze dei lavoratori per meglio coordinare l’erogazione dei servizi, in particolare quelli rivolti alle famiglie, agli anziani e alle persone diversamente abili. Sono informazioni che certamente possono essere molto preziose per il soggetto pubblico, specialmente nella situazione attuale in cui non è sempre facile offrire risposte ai bisogni sociali dei cittadini attraverso strumenti "classici".