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La rigenerazione del nostro sistema di welfare passa necessariamente dalla sperimentazione di soluzioni che aiutino ad affrontare i nuovi rischi e bisogni sociali. Ma anche dal rinnovamento dei servizi già esistenti attraverso un approccio innovativo che permetta di reperire risorse aggiuntive, costruire reti sociali più solide e aumentare gli impatti positivi per i territori. A partire da questo presupposto, apparentemente semplice ma tutt’altro che scontato, è nato “Welfare che impresa!”. Si tratta di un concorso per startup che intende premiare i migliori progetti di welfare di comunità che avranno come target l’agricoltura sociale, il welfare culturale, i servizi alla persona e il turismo sociale. Promosso dalla piattaforma IdeaTRE60, UBI Banca, Fondazione Accenture e Fondazione Bracco, grazie al contributo scientifico dei centri di ricerca AICCON e Tiresia, è stato presentato l’8 giugno a Milano. Di seguito vi raccontiamo i principali contenuti dell’iniziativa.

Il contesto e le sfide da affrontare

Presentando il contesto in cui si sviluppa il concorso, Paolo Venturi, direttore scientifico di AICCON, ha spiegato che "il welfare oggi non può più essere inteso in una logica "classica", redistributiva. Da un lato, infatti, c’è il problema delle risorse pubbliche che calano, dall’altro ci sono dei bisogni che cambiano e che richiedono risposte innovative". Secondo Venturi "i bisogni di oggi non sono più quelli di una volta, quando le necessità sociali erano soprattutto esogene, legate ad esempio al problema della vecchiaia e della salute.Oggi i rischi sono endogeni, legati al modo con cui viene prodotta la ricchezza".

In questo senso "il welfare di comunità si configura come un’innovazione capace di crearne un’altra: favorire una riconciliazione dell’economia col sociale, capace di favorire un nuovo tipo di sviluppo economico che crea valore e che si lega alla comunità in cui questo valore viene generato". Proprio per questo il bando di concorso "Welfare che impresa!" si rivolge soprattutto agli imprenditori sociali: "gente che fa impresa guardando in modo diverso il luogo in cui opera, che mette insieme la filiera produttiva e la filiera sociale e che genera azioni che non hanno sola una finalità sociale o solo un obiettivo di sviluppo economico, ma perseguono entrambi".

Mario Calderini, docente del Dipartimento di Ingegneria Gestionale del Politecnico di Milano, ha spiegato l’importanza della misurazione d’impatto sociale in questo contesto in continua evoluzione. "Oggi intuiamo che in futuro esisterà un modello d’impresa che avrà caratteristiche tipiche del settore privato e del settore non profit. La governance di queste imprese dovrà quindi fare i conti con due dimensioni: profitto e impatto sociale".

"Ma mentre sul profitto abbiamo una misurazione già chiara e condivisa" ha sottolineato Calderini "per quanto riguarda l’impatto sociale abbiamo bisogno di una misurazione omogenea e rendicontabile". Secondo il docente un altro tema importante riguarda l’individuazione di forme di finanziamento che possano sostenere il cambiamento in atto. Sotto questo profilo è già possibile individuare alcuni esempio di finanza pubblica che all’estero, con strumenti pay-for-result, sono oggetto di sperimentazione: i Social Impact Bond americani, il Contratto a Impatto Sociale lanciato in Francia o il sistema svizzero usato per remunerare chi integra (davvero) i migranti. La prospettiva, secondo Calderini, è che si sviluppino strumenti finanziari sussidiari a quelli pubblici, ibridi, che si basino su una misurazione di impatto efficace, ma che non appesantisca il lavoro delle imprese che dovranno sottoporvisi.


Obiettivi del concorso

“Welfare che impresa!” intende premiare e supportare le migliori idee progettuali di welfare di comunità. I progetti dovranno essere realizzati da startup “giovani” che saranno giudicate in base alla loro capacità di produrre benefici in termini di sviluppo locale. In altre parole, le organizzazioni partecipanti dovranno dimostrare di poter generare occupazione – in particolare per soggetti svantaggiati e persone vulnerabili -, promuovere la creazione di reti, generare impatto sociale, avere una connotazione tecnologica e essere scalabili, replicabili ed economicamente sostenibili. Le idee dovranno concernere almeno uno dei seguenti quattro ambiti:

  • Agricoltura sociale: le iniziative dovranno coniugare l’utilizzo delle risorse agricole con finalità sociali, ovvero generare inclusione, favorire percorsi terapeutici, riabilitativi o di cura.
  • Turismo sociale: le proposte, organizzate da soggetti senza scopo di lucro, dovranno garantire una maggiore accessibilità alla pratica turistica o prediligere contenuti educativi, esperienziali, solidali, sociali e culturali. Saranno inoltre prese in considerazione iniziative che valorizzino i territori facendo leva sull’asset del patrimonio artistico, culturale e ambientale diffuso.
  • Welfare culturale: le iniziative dovranno andare oltre la mera fruizione di arte e cultura fine a se stessa. Dovranno essere un mezzo per generare una società del benessere che non si fondi solo sugli aspetti economici, ma anche su relazioni sociali e qualità dei servizi offerti.
  • Servizi alla persona: le attività proposte dovranno rispondere ai rischi e bisogni che le persone possono incontrare nel corso del ciclo di vita per quel che concerne l’autonomia, la capacità di accesso ai servizi del territorio e la loro qualità degli stessi.

Le opportunità offerte ai vincitori

Il concorso premierà due startup: una operante nel Centro-Nord e una operante al Sud. La migliore idea progettuale per la categoria Centro-Nord potrà avvalersi di:

  • un premio di 20.000 euro messo a disposizione da Fondazione Accenture;
  • 4 mesi di incubazione presso PoliHub, incubatore del Politecnico di Milano che supporta startup altamente innovative.

La migliore idea progettuale per la categoria Sud Italia potrà avvalersi di:

  • un premio di 20.000 euro messo a disposizione da Fondazione Bracco;
  • 4 mesi di incubazione presso Campus Goel, incubatore con sede in Calabria che supporta idee considerate etiche ed innovative, ma anche sostenibili dal punto di vista economico, sociale ed ambientale.

Entrambe le idee vincitrici potranno godere anche di:

  • un finanziamento a tasso 0 della linea UBI Comunità, la divisione commericiale del Gruppo UBI specificamente dedicata al mondo del non profit. Il finanziamento potrà arrivare fino a 50.000 euro, avere una durata massima di 60 mesi con preammortamento facoltativo fino a 36 mesi (cioè la possibilità di non dover iniziare a restituire il prestito fino al terzo anno dalla concessione), ed essere erogato dalle Banche del Gruppo UBI nell’arco dei 12 mesi successivi alla proclamazione del vincitore;
  • Conto Non Profit Online con canone gratuito per 36 mesi;
  • un supporto per la misurazione dell’impatto a cura di Tiresia, il centro di ricerca del Politecnico di Milano sul Social Impact, che aiuterà le startup a sviluppare un modello di monitoraggio come completamento dei servizi di incubazione garantiti da PoliHub e Goel.


Chi, come, quando

Potranno partecipare al concorso startup non profit, che abbiano cioè finalità esclusivamente sociali o benefiche (ad es. fondazioni, associazioni, comitati, organizzazioni di volontariato, cooperative sociali, imprese sociali), costituite da non più di 3 anni ma prima del 2 maggio 2016. La maggioranza dei componenti della startup dovrà avere meno di 35 anni; oppure, se la startup è composta al 60% da donne, meno di 40 anni. I progetti saranno valutati in base a:

  • Impatto complessivo (50 punti): capacità di rispondere a un bisogno sociale; numero di persone beneficiarie dell’intervento; capacità di generare occupazione; fattibilità e sostenibilità economica; affidabilità e competenze del team dell’organizzazione.
  • Impatto sociale e tecnologico (35 punti): ovvero la capacità di creare legami col territorio; fare rete, coinvolgere i beneficiari in processi di co-produzione; generare risparmio in termini di spesa pubblica; innovazione tecnologica e uso di strumenti tecnologici.
  • Scalabilità e replicabilità del modello di business (15 punti).

Sarà possibile presentare domanda di partecipazione entro il 2 settembre 2016. Nel mese seguente, una giuria online selezionerà le 12 startup finaliste. Queste organizzazioni parteciperanno a un workshop formativo di due giorni nel corso del quale saranno aiutate a perfezionare la propria idea e acquisire competenze utili alla sua realizzazione. Dopo una presentazione con lo schema dell’elevator pitch, una giuria selezionerà 6 organizzazione superfinaliste. Nel corso di un evento pubblico che si svolgerà in autunno saranno quindi proclamati i due vincitori.


Caratteri peculiari in un’ottica di secondo welfare

A differenza di molti altri concorsi per startup lanciati negli ultimi anni, "Welfare che impresa!" si distingue per alcuni aspetti peculiari. In primo luogo, è frutto di una partnership interessante che coinvolge soggetti diversi: fondazioni d’impresa – realtà che sono sempre più attente al tema del’innovazione sociale -, un grande istituto bancario come UBI Banca – il primo a creare una divisione ad hoc per il mondo non profit – e centri di ricerca universitari che si occupano quotidianamente dei soggetti e delle dinamiche cui si rivolge il concorso. Una sinergia che potenzialmente ha tutte le carte in regola non solo per selezionare startup valide, ma anche per permettere a queste ultime di svilupparsi e strutturarsi nel tempo.

L’intento del concorso, infatti, non è solo quello di individuare idee altamente innovative, ma progettualità che abbiano un impatto concreto sulle comunità di riferimento dal punto di vista economico, occupazionale e sociale e che, soprattutto, presentino modelli di business scalabili e replicabili. Il concorso non è alla ricerca di best practice, ma di esperienze che possano essere punti di riferimento per altri imprenditori sociali che intendono misurarsi nei medesimi campi di sviluppo e in territori con problematiche simili. Non intende premiare un unicum, ma progetti che possano diffondere innovazione.

In questo senso, la volontà di non limitarsi a finanziare i progetti più interessanti ma di accompagnarli nella fasi di sviluppo, monitoraggio e valutazione dell’impatto rappresenta un elemento molto significativo. Che dimostra che le risorse necessarie per dar corpo alle idee non possono essere solo economico-finanziarie, ma devono concernere competenze, conoscenze e relazioni in grado di rafforzare l’impatto reale sul contesto in cui si collocano.

Un altro aspetto degno di nota è la scelta, da un lato, di creare premi distinti su base geografica e, dall’altro, di prevedere un criterio distinto per favorire la partecipazione al bando di startup "al femminile". Decisioni che dimostrano la consapevolezza di due grandi problemi italiani – il perdurante divario Nord-Sud e i livelli, comparativamente più bassi, di partecipazione femminile al mondo del lavoro – trattati con pragmatismo per affrontarli efficacemente.


Riferimenti

Il bando di concorso sulla piattaforma IdeaTRE60 

#ASviS #Disuguaglianze #Partnership