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Quando si cerca di cogliere processi evolutivi che guidano realtà sociali ed economiche spesso si corre il rischio di generalizzazioni eccessive, che non tengono conto della varietà e delle specificità dei contesti in esame. Tale rischio è senz’altro presente quando si fa riferimento al fenomeno della finanza sociale. Nata in ambito anglosassone, costituisce a tutti gli effetti un fattore di cambiamento per quanto concerne il mondo della filantropia e del c.d. privato sociale, ossia quei soggetti privati che senza fini di lucro (o comunque con alcune importanti limitazioni alla redistribuzione di utili) perseguono finalità sociali. Non solo: ciò che si può cogliere nella osservazione di un simile fenomeno è che esso non si limita solo a incidere sull’identità del c.d. terzo settore, ma assume sempre più rilevanza anche per chi si occupa di policy design, quindi degli strumenti che lo Stato avrebbe a disposizione per raggiungere obiettivi ritenuti da esso di interesse pubblico.

Le generalizzazioni, come detto, sono rischiose. Tuttavia queste sono spesso indispensabili e, in ogni caso, il loro tasso di rischiosità non indica che queste siano automaticamente scorrette. Pur considerando le diversità intercorrenti tra differenti ecosistemi, è possibile generalizzare quando le ragioni che hanno dato luogo ad un determinato processo accomunano i diversi ambiti su cui la generalizzazione si vuole effettuare. In termini più espliciti: il processo di evoluzione nato in ambito anglosassone riguarda anche i Paesi europei e più in generale l’intero mondo occidentale. Peraltro non sembrano potersi escludere a priori alcuni paesi emergenti e in via di sviluppo, posto che tanta parte del fenomeno in discorso riguarda esperienze nate nel mondo della cooperazione internazionale per lo sviluppo.

Questa è la ragione per cui si è ritenuto più che opportuno dare conto della corposa ricerca condotta da Lester Salamon, della Johns Hopkins University, culminata con la pubblicazione di un imponente volume, New Frontiers of Philanthropy. A Guide to the New Tools and New Actors that Are Reshaping Global Philanthropy and Social Investing, e di un più agile volumetto, Leverage for Good. An Introduction to the New Frontiers of Philanthropy and Social Investment, usciti entrambi la scorsa estate per la rinomata Oxford University Press. Vale qui la pena offrire una sorta di indice commentato all’intero percorso di ricerca, approfondito a più riprese su questo sito, così da rendere più agevole e immediato un primo e sommario confronto con l’imponente lavoro svolto.


La rivoluzione alle frontiere della filantropia. Una introduzione al fenomeno della finanza sociale

Considerata la confusione che si riscontra nel dibattito intorno ai temi delle nuove frontiere della filantropia e dell’impact investing, è più che opportuna la preliminare chiarificazione che Salamon si impegna a svolgere. Il punto di partenza del discorso è incentrato sulla ricerca della leva finanziaria che molti soggetti appartenenti al c.d. terzo settore pongono sempre più come esigenza decisiva, soprattutto per rendere possibile e accompagnare la scalabilità e la crescita di determinate azioni ed interventi. Per questi motivi il capitale cui si fa generalmente riferimento quando si parla di nuove frontiere della filantropia e di impact investing è capitale di investimento piuttosto che capitale operativo.


Rapida rassegna delle istituzioni e degli attori protagonisti della finanza sociale. Il versante soggettivo dell’impact investing

Sul versante soggettivo di questo nuovo mondo si registra il proliferare di nuovi attori, alcuni frutto di evoluzioni, altri invece nati esclusivamente all’interno di questo processo di cambiamento profondo che investe il sistema filantropico e il privato sociale. Si possono segnalare alcune istituzioni finanziarie, tra le quali vi sono aggregatori di capitali, social stock exchanges e fondi di investimento quasi-pubblici. Vi sono poi alcune organizzazioni di supporto agli investimenti, come broker di imprese sociali, capacity builders e organizzazioni di infrastruttura. Alcuni dei nuovi attori sono nati poi grazie anche alle opportunità offerte dalla tecnologia, come portali internet di scambio e fondazioni di conversione, tutti ascrivibili ad un nuovo tipo di soggetto erogatore.


L’entropia degli strumenti finanziari che si affacciano alle nuove frontiere della filantropia

I nuovi attori sono stati generati e a loro volta hanno generato alcuni nuovi strumenti a disposizione di chi persegue finalità sociali secondo lo spirito che caratterizza le nuove frontiere della filantropia e dell’impact investing. Si tratta di strumenti che ricorrono al capitale di debito come al capitale di rischio. A questi si debbono aggiungere anche strumenti che si pongono a metà strada, assemblando strumenti del primo e del secondo tipo, inaugurando anche nell’ambito dell’impact investing esperienze di quasi-equity o di finanza strutturata. Forse i più celebri tra gli strumenti di ultima generazione figurano i social impact bonds.


Le ragioni del cambiamento in atto nel mondo della filantropia e dell’impresa sociale

Ciò che consente la generalizzazione richiamata in apertura, dunque gli argomenti che permettono di ritenere il processo in corso nel mondo anglosassone imminente, quando non già riscontrabile, su scala globale, sono le ragioni sottese al cambiamento in corso. Sul versante della domanda, si possono segnalare alcuni elementi come il “nuovo inferno”, ossia i risalenti problemi di povertà e ineguaglianza che continuano ad affliggere una importante parte della popolazione mondiale, di recente “raggiunti” da una serie di pericoli inerenti l’ambiente o più in generale l’ecosistema, la crescente inadeguatezza e inconsistenza delle risorse governative come di quelle benefico-assistenziali, l’avvento di imprenditori sociali che resi particolarmente consapevoli e determinati della loro missione, rappresentano un forza di cambiamento significativa e che spiega buona parte dei cambiamenti in atto. Sul versante dell’offerta bisogna segnalare l’emergere di alcuni primi sostenitori del processo, tra cui celebri filantropi provenienti dal mondo del business e della finanza, oltre che l’affermarsi di nuovi concetti, tra cui quello della “fortuna alla base della piramide”. Sempre sul versante dell’offerta, non può essere taciuto il contributo che la crisi finanziaria ha costituito all’indomani del crollo dei mercati.


Sfide e ostacoli sul cammino della finanza sociale. Tra difficioltà di mercato e ambiguità culturali

Il processo di transizione in atto, come d’altra parte ogni processo, non è ineluttabile e automatico. Si debbono infatti registrare anche alcune sfide che attendono il mondo delle nuove frontiere della filantropia e dell’impact investing, nonché alcuni ostacoli che devono essere superati. In particolare si deve sottolineare che nessuna buona azione resta impunita: lo spostamento del luogo di responsabilità decisionale per l’assegnazione delle risorse a finalità sociale dalle fondazioni di beneficienza e dai funzionari dei programmi di governo ai gestori di investimenti del settore privato, oltre che la nuova politica di investimenti con la sua enfasi sulle metriche, non sono dinamiche prive di conseguenze per quanto concerne la distribuzione del potere. Rimane inoltre ancora aperto il tema relativo alla misurazione dell’impatto sociale. Il nuovo mercato dovrà riuscire a crescere, posto che attualmente costituisce ancora un business di nicchia e il flusso di affari appare non è attualmente elevato. Ciò che più di altri aspetti sembra significativo è ciò che potremmo porre sul piano culturale del fenomeno in discorso. Secondo l’autore della ricerca cui si fa qui riferimento, una grande sfida sarà quella di andare oltre a confortevoli assunti, come quelli che immaginano un rapporto rischi-ritorni classico, la sostituzione del ruolo dei governi e la morte della filantropia tradizionale.

Per concludere, sembrano sussistere sufficienti elementi per immaginare che un processo analogo a quello avviatosi nel mondo anglosassone possa segnare l’evoluzione del terzo settore e soprattutto del modo di fare policy su scala globale, purché tali elementi siano conosciuti e posseduti da coloro che più attivamente partecipano ai processi di policy e alle dinamiche sociali. Il percorso sopra illustrato ha esattamente questo scopo.

I nostri approfondimenti sulle ricerche di Salamon

La rivoluzione alle frontiere della filantropia

Il versante soggettivo: attori e protagonisti della finanza sociale

Nuove frontiere della filantropia: l’entropia degli strumenti finanziari

Le ragioni del cambiamento: come siamo arrivati alle nuove frontiere della filantropia

Sfide e ostacoli sul cammino della finanza sociale
 

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