6 ' di lettura
Salva pagina in PDF

Cinque anni di attività per il primo campo di terapia ricreativa in Italia, che ha ospitato solo nel 2011 più di 800 bambini affetti da patologie gravi e croniche, in terapia e nel periodo di post ospedalizzazione. Un progetto giovane, che cresce e sperimenta. Un posto da sogno, con piscina, maneggio, attività all’aperto e persino un museo in cui i bimbi espongono le creazioni realizzate insieme ad artisti di fama internazionale, e che fa ormai parte della grande famiglia degli Hole in the Wall Camps fondati da Paul Newman nel 1988. Un sogno realizzato grazie alla dedizione di un grande imprenditore, Vincenzo Manes, e alla collaborazione attiva di KME, un’azienda da sempre attenta alle persone.

Il progetto

Vincenzo Manes e la “venture philanthropy”

L’incontro tra Manes e KME 

Filantropia e territorio

Sostenibilità

Riferimenti

 

Il progetto
Operativo dal 2007, dopo soltanto un anno di lavori di ristrutturazione, il Dynamo Camp ospita sessioni settimanali da aprile ad ottobre e durante le feste natalizie. A cui si aggiunge la recente convenzione stipulata con l’Abetone per regalare una giornata sulle piste da sci ai bambini ospiti durante la settimana bianca. Con una media di 80 bambini a sessione, il campo ha ospitato quest’anno circa 860 bambini, assistiti dai numerosissimi volontari provenienti da tutta Italia. Il rapporto è di un volontario ogni due bambini, cui si aggiungono i volontari “tecnici” che si occupano di manutenzione, mensa e trasporti, sempre affiancati da uno staff qualificato. La fondazione collabora con 60 centri pediatrici sparsi su tutto il territorio nazionale, che hanno il compito di segnalare i bambini ospedalizzati presso le loro strutture, poi selezionati da un comitato misto composto da membri di Dynamo e medici degli ospedali.
Il campo organizza anche sessioni “miste” con bambini di diversa nazionalità, accanto ad altre interamente dedicate a bambini stranieri, dalla Germania al Medio Oriente, che diventeranno nei prossimi anni sempre più frequenti.
Per volontà del fondatore Vincenzo Manes, Dynamo Camp è stato costruito sul modello dei campi del “Hole in the Wall Camps”, realizzati in tutto il mondo su iniziativa dell’attore Paul Newman, ed è oggi un membro del gruppo.
L’intero progetto si è guadagnato, grazie all’eccellente struttura sanitaria, la riqualificazione ambientale e l’ospitalità legata alla Dynamo Academy, un atto di riconoscimento formale da parte della Regione Toscana attraverso un protocollo d’intesa triennale firmato lo scorso aprile dal presidente della Toscana Enrico Rossi, ed a cui si sono aggiunti l’ospedale fiorentino Meyer e l’Università degli Studi di Firenze.

Vincenzo Manes e la “venture philanthropy”
Durante una lunga esperienza lavorativa negli Stati Uniti, Vincenzo Manes si appassiona alla tradizione americana della “corporate philanthropy”. Negli USA sono, infatti, molte le compagnie che scelgono di donare fondi ad organizzazioni non-profit, direttamente o attraverso la costituzione di fondazioni. Una volta tornato in Italia appoggia numerosi progetti non-profit, prima tra tutte la Fondazione Vita, fino alla creazione della Fondazione Dynamo nel 2003. Il Dynamo Camp nasce poi, quasi per caso: il racconto entusiastico, durante una cena tra amici, della mamma di un bambino ospite del primo dei campi fondati da Newman, il Hole in the Wall Gang Camp in Connecticut, e l’incontro con la storica azienda KME, di cui Manes acquisisce il controllo nel 2005. Ma soprattutto la volontà di costruire qualcosa di innovativo e duraturo nel campo della filantropia in Italia. La struttura dell’azienda agraria di Limestre, che aveva prodotto viti fino agli anni ’60, viene così scelta subito come sede del progetto, e già nel 2006 cominciano i lavori di ristrutturazione e riconversione degli edifici.
Il Dynamo Camp, con il suo progetto organico e in continua espansione, il coinvolgimento attivo delle risorse organizzative di KME, e il piano per la sostenibilità futura, si configura oggi come un riuscitissimo esempio di “venture philanthropy”. A differenza della filantropia tradizionale, la “venture philanthropy” non si esaurisce con la donazione, ma comprende una partnership attiva per promuovere la crescita e la sostenibilità del prodotto.
Un investimento non solo economico ma anche manageriale: parte del tempo e delle competenze dei dipendenti di KME sono messi a disposizione di Dynamo Camp per consentire al progetto di beneficiare dei metodi di gestione e della struttura organizzativa di una grande azienda. Budgeting e monitoraggio dei risultati sono affidati a KME, con il nucleo centrale dello staff del campo costituito da dipendenti KME “in distacco”.

L’incontro tra Manes e KME
Fondamentale per il concretizzarsi dei propositi di Manes, fin da subito impegnato nella realizzazione di progetti “per le persone” dalla filantropia al welfare aziendale interno, è stato l’incontro con il management di KME e la tradizione di welfare e responsabilità sociale fortemente radicata in azienda.
Nel 1911 nasce lo stabilimento di Campo Tizzoro, e intorno ad esso gli Orlando, famiglia proprietaria della SMI, costruiscono strutture e servizi per soddisfare ogni ambito della vita degli operai, dalle scuole alle attività ricreative.
La “legacy” della vecchia SMI è costituita da strutture e da persone, che in KME sentono ancora con orgoglio di essere parte di una tradizione antica e fortemente radicata sul territorio toscano.
Il desiderio dell’azienda è ora quello di trasformare il vecchio stabilimento, con i rifugi sotterranei costruiti nel 1939, in un museo che ospiti anche una collezione di arte contemporanea, da realizzarsi in collaborazione con una fondazione culturale fiorentina. Questa idea, ancora in fase di progettazione, completerebbe la riqualificazione della vecchia area produttiva iniziata con l’Oasi Dynamo.

Filantropia e territorio
Le interazioni con il territorio e la comunità locale sono cresciute di anno in anno. L’iniziativa è supportata da grandi aziende italiane e non, ma anche e sempre di più da imprese locali che offrono servizi e prodotti.
Non sono mancati i sospetti iniziali, alimentati dalle coincidenze. I lavori di ristrutturazione dello stabilimento che ospita oggi Dynamo Camp sono iniziati in concomitanza con la chiusura definitiva dell’attività produttiva della fabbrica di KME che sorgeva a pochi chilometri di distanza. In molti hanno temuto si trattasse dell’avvio di una nuova attività, anche in ambito turistico ed edilizio. Oggi, grazie anche al direttore della struttura Roberto Orlandini, uno dei venti dipendenti di KME “distaccati”, il Dynamo Camp è diventato un orgoglio per le amministrazioni locali ed un vero e proprio riferimento per i cittadini della zona. L’avvio dell’azienda agraria e la sistemazione delle strutture dell’oasi destinate a turismo ed ospitalità sono solo una parte dell’ambizioso progetto di riqualificazione dell’area che ha portato ad un recente protocollo d’intesa con i Comuni della zona.
La ristrutturazione, ultimata a fine 2006 dopo un intero anno di lavori e con l’impiego di 250 operai, ha realizzato la struttura che oggi occupa 60 dipendenti durante tutto l’arco dell’anno, e tutti residenti nelle vicinanze. Una cooperativa locale gestisce gran parte dei servizi all’interno del Camp, che da sempre si rifornisce da produttori locali. La riqualificazione ambientale dell’oasi e gli eventi realizzati dalla Dynamo Academy attirano ospiti business e turisti, dando stimolo alla nascita di strutture di accoglienza. Un’area che aveva subito l’emigrazione verso le città dopo la chiusura degli stabilimenti SMI, vede ora la nascita del settore turistico, alimentato dai progetti di continuo ampliamento delle attività del Dynamo Camp. Uno degli obiettivi dichiarati del suo fondatore è proprio quello di promuovere un cambiamento più ampio, facendo appello al pubblico così come all’antica tradizione di solidarietà locale di stampo operaio e religioso.

Sostenibilità
Sono state realizzate diverse iniziative per assicurare al campo la sostenibilità di lungo periodo. Dynamo Academy è il progetto volto a sfruttare la struttura anche quando non è occupata dalle sessioni, consentendo ad aziende e associazioni di organizzare al suo interno eventi e convention. Quest’anno la struttura ha ospitato, ad esempio, un convegno dell’UNESCO sui diritti umani.
Il campo è situato all’interno di un’oasi di protezione provinciale affiliata al WWF, chiamata ora Oasi Dynamo, che si estende su circa 900 acri in ambiente preappenninico. L’oasi è stata riqualificata e ospita oggi un’attività agricola e di allevamento di tipo tradizionale con cui Dynamo Camp produce gli alimenti che serve ai suoi giovani ospiti. Il piano per il futuro prevede di espandere la vendita, già avviata a livello locale per quanto riguarda i prodotti non lavorati, anche di prodotti finiti attraverso una rete di distribuzione “di nicchia”.
Anche l’impegno per la raccolta fondi non si ferma. L’ufficio di Milano dedicato al fund raising coinvolge sempre nuovi partner, corporate e privati, per sostenere un bilancio di 3 milioni di euro all’anno, all’interno del quale il contributo pubblico non supera il 2%.
La costituzione di un’impresa sociale non si esaurisce nella fase di avvio di una nuova iniziativa imprenditoriale, ma continua con il coinvolgimento del pubblico e del privato al fine di creare un cambiamento positivo di lungo periodo.
Nella sua veste di imprenditore sociale Vincenzo Manes ha raccolto le sfide con entusiasmo: sviluppare rapporti di collaborazione e scambio di esperienze e best practices con l’amministrazione pubblica, promuovere soluzioni innovative, e favorire il coinvolgimento attivo di altre aziende.

Riferimenti

Il sito di Dynamo Camp

Il sito di KME Italy

Il sito di Vita Magazine

Per la storia di Campo Tizzoro & SMI

Per info sull’Association of Hole in the Wall Camps

Il protocollo d’intesa con Regione Toscana, ospedale Meyer e Università di Firenze

La definizione di “venture philanthropy” della Fondazione CRT

Per un’introduzione al concetto di “venture philanthropy”:
P. Frumkin, “Inside Venture Philanthropy”, in Society, Vol. 40, No. 4, May 2003.

Per il concetto di impresa sociale e la figura dell’imprenditore sociale:
R. Ziegler (a cura di), “An Introduction to Social Entrepreneurship, Voices, Precondition, Contexts”, Edward Elgar, Cheltenham, UK, 2009.

 

Torna all’indice