Il welfare aziendale può aiutare le organizzazioni ad attirare e trattenere i talenti? Come evidenziano varie indagini, di cui vi abbiamo parlato recentemente qui, per tante persone sta cambiando il modo di vedere e di vivere il lavoro. Anche per questo, per le imprese sta divenendo complesso individuare risorse preparate e qualificate. A metterlo in luce è il recente Rapporto annuale 2024 di Istat in cui si legge che “in ragione del buon andamento del mercato del lavoro, il tasso di posti vacanti nelle imprese dell’industria e dei servizi alla fine del 2023 resta sui massimi raggiunti dall’indicatore, al 2,4 per cento”.

Anche per il report firmato da Anpal e Unioncamere, nel 2023 per il 45% delle offerte di lavoro attivate dalle imprese (un totale di 5,5 milioni) c’è stata difficoltà nell’individuazione del candidato, con tempi superiori ai 4 mesi1. In particolare sarebbero 2,5 milioni di unità le figure professionali che le imprese hanno fatto fatica a reperire (+15% rispetto al 2022). Le imprese segnalano la mancanza di candidati per quasi 1,6 milioni di posizioni lavorative. Si tratta soprattutto di figure con elevata professionalità (ingegneri dell’informazione, professioni sanitarie infermieristiche ed ostetriche, tecnici delle costruzioni civili), ma anche operai specializzati.

Welfare aziendale, i dati dell’Osservatorio 2024 di DoubleYou

Anche l’Osservatorio HR Innovation Practice del Politecnico di Milano riporta dati simili. Nello specifico, secondo l’Osservatorio2 l’88% delle organizzazioni intervistate fatica ad assumere nuovo personale e il 63% ha percepito una crescita di tale difficoltà rispetto al passato; ciò è dovuto soprattutto alla carenza di persone con competenze tecniche (57%) e soft (36%).

In questa situazione il welfare aziendale va configurandosi come uno strumento molto importante per spingere le persone a prendere in considerazioni le proposte lavorative, aggiungendo alla dimensione della retribuzione monetaria beni e servizi di varia natura che possono impattare positivamente sulla vita di chi si candida alle posizioni. Vediamo come partendo da un caso concreto che riguarda il mondo della ricerca universitaria.

L’opportunità del welfare aziendale: l’esperienza di Collegio Carlo Alberto e Fondazione LINKS

Allo scopo di introdurre misure e policy aziendali per migliorare il clima e la qualità della vita delle persone dell’organizzazione, la Fondazione LINKS e il Collegio Carlo Alberto hanno realizzato il progetto “Together WE STAND“. L’iniziativa, cofinanziata dalla Regione Piemonte attraverso il bando “Attivazione di piani di welfare aziendale e territoriale nel tessuto imprenditoriale piemontese”, è stata avviata a maggio 2023 e si concluderà a novembre 2024.

Si tratta di un’esperienza interessante, in primo luogo perché riguarda due organizzazioni che si occupano di ricerca e istruzione; sono perciò imprese che hanno necessità di collaboratori e collaboratrici con una specializzazione elevata, non facili da trovare nel mercato del lavoro. Inoltre, il progetto è stato avviato grazie a un bando regionale (ed è uno dei tanti esempi in questo campo, come vi abbiamo raccontato qui).

I vantaggi del welfare in rete: cosa ci insegna MIRE

Raffaella Motta, Programme Manager di Fondazione LINKS ci spiega che “i punti di interesse consistono nella presa in considerazione che il benessere dei lavoratori e delle lavoratrici abbia diverse sfaccettature. Si spazia dagli aspetti riguardanti il fisico a quelli psicologici, passando per pari opportunità, conciliazione vita privata e lavorativa e sostenibilità. Together WE STAND tenta di approcciare questi temi, in un’ottica di collaborazione territoriale. Inoltre i servizi proposti vorrebbero essere utili ad un ampio numero di dipendenti, diversi per età, sesso e interessi, poiché tutti posso beneficiare di un ambiente di lavoro piacevole e migliorare il proprio benessere personale

Come ci ha raccontato Claudia Villosio, Research Manager del Collegio Carlo Alberto, “la prima fase ha coinvolto direttamente i beneficiari tramite un questionario di raccolta dati necessari per effettuare l’analisi dei bisogni dei dipendenti. Questo ci ha permesso di identificare le priorità e definire tre aree principali di intervento: conciliazione e pari opportunità, salute e benessere, sostenibilità.

Il welfare per il benessere della famiglia e per la conciliazione

In tema di work-life balance, il progetto ha previsto la realizzazione di una serie di convenzioni per consentire ai figli dei dipendenti delle due organizzazioni di frequentare dei centri estivi. Inoltre ci sono state delle sinergie con altri enti presenti sul territorio torinese.

Attraverso la collaborazione con un ente del territorio di Torino, è stato possibile istitutire un servizio di care management con lo scopo di supportare i dipendenti nell’orientamento e nella scelta dei servizi di assistenza per familiari. In questo modo le persone con bisogni specifici hanno potuto confrontarsi con esperti per conoscere i servizi e le misure a cui potrebbero accedere per rispondere alle loro necessità riguardanti i carichi di cura” spiega Motta.

Sono poi stati proposti una serie di seminari con psicologi ed esperti sulla genitorialità e in materia di gestione del conflitto. “Abbiamo anche organizzato un seminario sul linguaggio inclusivo, in collaborazione con il CIRSDe, il Centro Interdisciplinare di Ricerche e Studi delle Donne e di Genere, per promuovere la sensibilizzazione sui temi della parità di genere e sull’uso di un linguaggio inclusivo”, prosegue la Research Manager.

Salute, benessere e sostenibilità

Il piano di welfare ha poi previsto anche delle azioni dedicate al benessere fisico e mentale delle persone. In primo luogo è stato promossa l’importanza dello sport per il benessere psico-fisico. Sono stati poi proposti percorsi di mindfulness che offrono ai partecipanti l’opportunità di apprendere i benefici mentali e fisici di queste pratiche. Mentre l’attività corale in gruppi “mira a incrementare il benessere di tutte e tutti e, al tempo stesso, a sviluppare capacità di ascolto, sinergia e ritmo comune all’interno del team”.

È stato infine proposto anche un workshop riguardante il benessere sul luogo di lavoro e sono state finanziate sessioni di coaching individuale, sia in presenza sia online, per lo sviluppo delle potenzialità personali e professionali.

Il legame tra welfare aziendale e sviluppo sostenibile

Il progetto ha poi posto l’accento sulla questione della sostenibilità con iniziative che saranno attuate nei prossimi mesi. “Together WE STAND rappresenta un’occasione per sperimentare nuove dimensioni della sostenibilità, coinvolgendo tutti i dipendenti, offrendo spunti per aumentare la consapevolezza e la responsabilità verso comportamenti sostenibili”, ha concluso Villosio. A tale scopo sarà lanciata una call to action che consentirà a tutti i dipendenti di proporre idee e suggerimenti rivolte alle due organizzazioni per avviare azioni in materia di sostenibilità. Si è scelto quindi di coinvolgere direttamente le persone, allo scopo di avere un’attivazione “dal basso” di proposte concrete.

Il futuro del progetto

Come pronosticabile, tutte queste opportunità appena raccontate sono state accolte con entusiasmo. “È stato molto apprezzato il fatto che fosse un’iniziativa rivolta a noi internamente e che molti servizi siano accessibili a tutta la rete territoriale del progetto”, dice Raffaella Palumbo, ricercatrice di Fondazione LINKS.

Ora la sfida è quella di far proseguire il progetto anche al termine del finanziamento. Su questo le aspettative sono molto positive. “La sperimentazione ha permesso non solo di testare la fattibilità e il gradimento di alcuni servizi, ma è stata l’occasione per raccogliere numerosi dati utili ad una progettazione futura”, conclude Palumbo.

 

Note

  1. Il campo di osservazione Excelsior si riferisce alle imprese con almeno un dipendente dell’industria e dei servizi e ai contratti di durata superiore a 30 giorni. Le previsioni per il 2023 si basano su un campione di 275.000 imprese intervistate tramite le indagini mensili realizzate nel corso del 2023.
  2. I dati sono ricavati da un’analisi empirica che, attraverso survey e studi di caso, coinvolge ogni anno più di 200 attori tra direttori HR, responsabili formazione, responsabili comunicazione interna, responsabili amministrazione del personale e responsabili ricerca e selezione del personale.
Foto di copertina: cottonbro studio, Pexels.com