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Il 5 settembre 2016 presso il Comune di Legnano è stato firmato l’accordo territoriale per le micro, piccole, medie imprese e cooperative sul nuovo welfare integrativo aziendale. In totale hanno aderito 24 aziende e oltre 600 dipendenti.

L’accordo – che ha carattere sperimentale e durata biennale – intende facilitare la realizzazione di piani aziendali e interaziendali che abbiano come obiettivo la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro dei dipendenti, creando un’opportunità di scambio reciproco tra le imprese, le cooperative e gli enti locali aderenti.

L’accordo è uno dei risultati del progetto “La conciliazione innova la piccola impresa: un modello da promuovere” ed è cofinanziato dalla Regione Lombardia in quanto realizzato nell’ambito del’Alleanza locale di conciliazione, parte della Rete Territoriale di Conciliazione dell’ex ASL Milano 1L’accordo è quindi parte di quel piano più ampio – fatto di leggi, accordi territoriali, partnership tra pubblico e privato – sostenuto dell’ente regionale (anche) per la diffusione di sistemi di work-life balance rivolti alle imprese e basato sul coinvolgimento degli stakeholder territoriali.

Inoltre, come sottolineato nel testo dell’accordo, la strategia che muove i soggetti coinvolti è quella di un potenziamento del welfare territoriale: le misure di welfare aziendale e interaziendale realizzate non devono quindi essere intese come sostitutive dei servizi territoriali ma, piuttosto, come un metodo per il loro potenziamento, finalizzato al miglioramento della qualità della vita dei dipendenti, dei loro familiari e dei cittadini.

Lo scopo dell’accordo

Il progetto nasce nell’ottobre 2014 quando, per favorire la cultura della conciliazione vita-lavoro e per sostenere e incentivare le micro, piccole e medie imprese nella sperimentazione di modelli sostenibili a supporto dei bisogni dei dipendenti, l’Ufficio di Piano Ambito Legnanese promuove un partenariato con le PMI e le istituzioni locali. Entro pochi mesi, tale partenariato trova il favore di numerose realtà e viene sottoscritto dal Comune di Legnano, da Citta Metropolitana di Milano, dall’Associazione Irene e dalle rappresentanze sindacali e datoriali territoriali.

Nel corso del 2016 il progetto assume una maggiore rilevanza in seguito all’approvazione della Legge di Stabilità: con la definizione dei benefici fiscali relativi ai premi di produttività erogati attraverso servizi di welfare aziendale, l’accordo territoriale si propone di divenire anche uno strumento che consenta alle PMI di godere della defiscalizzazione. Perciò, se da un lato lo scopo principale è quello di produrre un cambiamento culturale incoraggiando la diffusione delle pratiche di welfare e di conciliazione vita-lavoro, dall’altro il progetto ha cercato di coinvolgere le realtà imprenditoriali e cooperative limitate dalle loro dimensioni, cercando di alimentare lo scambio e la logica di rete.

Nel tentativo di comprendere meglio le fasi che hanno reso operativo l’accordo e gli obiettivi che questo si prefigge, abbiamo intervistato Gabriella Merlo, Presidente dell’Associazione Irene, che si è occupata di individuare i bisogni di conciliazione all’interno delle imprese aderenti e attivare le misure ritenute più idonee per farvi fronte. 

Quali sono gli aspetti più significativi dell’accordo?

L’accordo cerca di promuovere l’adozione di nuove politiche aziendali rivolte alla conciliazione vita-lavoro. Tutto il gruppo di lavoro si è coordinato per agevolare, anche nelle piccole e micro imprese, la diffusione del welfare aziendale e dei vantaggi per i dipendenti e i loro familiari; tutto ciò rendendo applicabile la detassazione prevista dalla Legge di Stabilità 2016.

Una delle parti più interessanti dell’accordo è costituita dal fatto che è stato sottoscritto sia dai sindacati sia dalle associazioni datoriali: dal lato dei sindacati ci sono Cgil Ticino Olona, Cgil Milano, Cisl Milano Metropoli, Uil CST Milano-Lombardia; mentre per le associazioni di categoria troviamo API (Associazione Piccole e Medie Industrie), Confartigianato imprese Alto Milanese, Confederazione Italiana Agricoltori Milano, Confindustria Alto Milanese, Confcommercio.

Sin da subito c’è stata una reazione positiva da parte delle parti sociali e tutto è stato condiviso dal principio: questo ha richiesto più tempo per il dialogo e il confronto, ma sicuramente ha creato delle fondamenta solide per il progetto.

Qual è stato il compito dell’Associazione Irene all’interno del gruppo di lavoro?

L’Associazione Irene di ha avuto il compito di accompagnare le imprese nel redigere e realizzare i piani di conciliazione all’interno delle imprese stesse. Il nostro percorso è stato quello di contattare ciascuna azienda coinvolta nel progetto per aiutarla nella rilevazione dei bisogni dei lavoratori e delle lavoratrici e nella realizzazione pratica delle prestazioni di welfare. L’analisi dei bisogni aziendali è stata fatta tramite dei focus group – a cui hanno partecipato sia gli imprenditori sia i dipendenti – e la distribuzione di questionari.

Successivamente ci siamo occupati di attivare le misure. È stato difficile coordinarsi con imprese così diverse tra loro: le 24 realtà appartengono a settori molto differenti – dall’agricoltura, al commercio, all’artigianato – e hanno quindi esigenze eterogenee.


La fase di rilevazione dei bisogni aziendali è stata rilevante?

Il nostro ruolo è stato importante perché ha permesso di “partire dalla base”: coonsente, cioè, di impostare il progetto partendo dai bisogni effettivi dei lavoratori e delle lavoratrici. Introdurre delle prestazioni che non rispondono alle esigenze dell’azienda e di chi ci lavora sarebbe controproducente.

Relativamente alle misure di welfare aziendale, che tipo di prestazioni sono state realizzate grazie all’accordo?

Per quanto riguarda i piani aziendali di conciliazione, sono stati ideati e poi realizzati 15 progetti che hanno coinvolto tutte e 24 le imprese. In due casi si sono create delle reti interaziendali con lo scopo di mettere in comune le risorse e i servizi.

Tutti i piani hanno previsto l’introduzione della flessibilità oraria in entrata e uscita. In alcuni casi è stato adottato il telelavoro: quindi è stata data la possibilità di lavorare da casa a quei dipendenti che svolgono mansioni d’ufficio. A questo riguardo devo dire che, in un primo momento, non è stato facile trovare una soluzione che accontentasse tutti. Inizialmente c’era un po’ di scetticismo sul passaggio da un orario rigido ad uno flessibile, ma con il coinvolgimento diretto dei lavoratori e dei datori di lavoro nel processo decisionale si è arrivati ad una soluzione che ha convinto tutti.

Un’altra misura molto richiesta ha riguardato i servizi di cura per i figli dei dipendenti. In alcune aziende, soprattutto quelle con una elevata componente femminile, sono stati attivati dei servizi per i periodi di chiusura delle scuole nei giorni di festa, dei centri estivi e delle iniziative di baby-sitting. Un’impresa, ad esempio, ha introdotto un servizio che permette ai dipendenti che devono sostenere trasferte di usufruire di un rimborso per la baby-sitter. In molti casi, invece, è stato assunto un maggiordomo aziendale, cioè un addetto che si occupa di sbrigare le pratiche quotidiane per i lavoratori e le lavoratrici.

Si auspica che, grazie alla firma dell’accordo territoriale, alcune di queste prestazioni – come i centri estivi – siano realizzate in partenariato con il Comune di Legnano, il quale mette a disposizione degli spazi in cui svolgere le attività per i bambini. Infine, ci sono state anche attività legate al benessere dei dipendenti sul luogo di lavoro – ad esempio dal punto di vista nutrizionale e del benessere fisico – attraverso occasioni di formazione e sensibilizzazione, e check-up medici.

Mi preme infine ricordare che queste azioni sono attivate in maniera stabile in tutte le imprese: per il momento, i servizi di conciliazione vita-lavoro perdureranno anche qualora il progetto non sia rinnovato.

Riferimenti

Il testo dell’accordo

Il sito dell’Associazione Irene