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La Corte Suprema ha confermato la legittimità della riforma sanitaria di Obama. La controversia riguardava in particolare un aspetto del cosiddetto Obamacare, ovvero la legittimità dei sussidi pubblici federali offerti ai cittadini meno abbienti per sottoscrivere le polizze sanitarie. Una decisione che avvalla i cambiamenti in corso nella politica sanitaria statunitense, destinata a diventare uno dei temi caldi della campagna per la presidenza.

 

L’oggetto della controversia

L’Affordable Care Act prevede l’obbligo di stipulare una polizza che garantisca un paniere minimo di prestazioni sanitarie, al fine di ridurre il numero di coloro che sono privi di copertura sanitaria – circa 48 milioni di persone prima dell’entrata in vigore. A fronte dei costi richiesti, i cittadini con redditi medio-bassi (indicativamente compresi tra il 100% e il 400% della soglia di povertà federale) hanno diritto ad un sostegno pubblico per l’acquisto delle polizze proporzionato al reddito ed elargito attraverso i cosiddetti ”mercati” sanitari organizzati.

L’Obamacare si fonda infatti su tre pilastri, strettamente interdipendenti: l’assicurazione obbligatoria, il sostegno del governo federale (sussidi, potenziamento delle assicurazioni pubbliche per gli anziani e gli indigenti, Medicare e Medicaid) e, appunto, la creazione di nuovi mercati assicurativi regolamentati (Obamacare State Health Insurance Marketplace) che, operativi dal 2014, offrono una nuova offerta di polizze sanitarie alla quale possono ricorrere gli individui non assicurati e le imprese. La riforma sanitaria affidava la responsabilità di istituire gli exchange in prima istanza agli Stati, mentre il governo centrale sarebbe intervenuto solo se gli Stati si fossero tirati indietro. Solo 16 Stati hanno creato i loro exchange, bloccando di fatto la riforma, e spingendo il governo all’istituzione di un mercato federale operativo negli altri 34 Stati attraverso il portale HealthCare.gov. A questo punto gli “avversari della riforma” – rappresentati da quattro residenti della Virginia – hanno contestato la legittimità degli aiuti federali facendo leva su una formulazione ambigua contenuta nell’Affordable Care Act, che indica che i sussidi sono a disposizione di chi compra polizze attraverso gli “exchange degli stati”, senza menzionare quindi esplicitamente i mercati gestiti dal governo federale. Con un voto di sei contro tre la massima autorità giudiziaria americana ha invece scelto un’interpretazione ampia della riforma, confermando i regolamenti emessi dal fisco americano per orchestrare i sussidi in tutti gli stati, legittimando quindi i sussidi federali e più in generale la riforma di Obama.

Già nel 2012 la Corte Suprema era stata chiamata ad esprimersi sull’Obamacare stabilendo che l’estensione del Medicaid (innalzata dal governo federale del 33% rispetto al soglia di povertà) sarebbe stata a discrezione dei singoli Stati. Tale decisone ha determinato un’alta variabilità nella copertura sanitaria: 29 Stati su 50 hanno scelto di non aderire, lasciando quasi 4 milioni di cittadiniprincipalmente afroamericani e residenti negli stati del Sudsenza assicurazione. Cittadini che sono troppo ricchi per accedere a Medicaid ma non abbastanza da permettersi un’assicurazione privata e accedere ai sussidi pubblici.


Quanto conta la riforma?

Ma quanto i sussidi e più in generale Obamacare stanno davvero funzionando nel favorire l’espansione della copertura sanitaria dei cittadini americani? Nonostante i risultati delle ricerche abbiano una visione parziale, poiché basati su un arco temporale ancora troppo breve, e non manchino studi che evidenziano effetti collaterali negativi – ad esempio sulla crescita delle fusioni tra compagnie assicurative, che potrebbe generare l’aumento dei costi e la diminuzione delle opzioni per gli assicurati – sembra che il programma stia funzionando su diversi fronti.

Nel 2014, il numero di persone prive di copertura sanitaria è sceso a 36 milioni, dai 44,8 milioni del 2013 (National Center for Health Statistics). Più di 7 milioni di cittadini hanno stipulato una polizza tramite il mercato federale, l’87% dei quali riceve dei sussidi (che con una media di 272 dollari al mese, coprono circa tre quarti del premio), e non sarebbe probabilmente in grado di provvedervi autonomamente secondo quanto riporta il governo. Il sostegno pubblico infatti sembra funzionare soprattutto sul fronte dei cittadini con redditi medio-bassi, più facilmente esclusi dal sistema assicurativo: secondo quanto riporta il Department of Health and Human Services due terzi dei beneficiari hanno un reddito inferiore al doppio della soglia di povertà (al di sotto di circa 23.500 dollari l’anno per una persona). Un sondaggio della Kaiser Family Foundation ha stimato che quasi 6 cittadini su 10 prima della riforma erano senza assicurazione.

La riforma sanitaria resta quindi in vigore, destinata a diventare uno dei temi caldi della futura campagna elettorale.
 

Riferimenti

Insurance Subsidies Remain, but So Do Health Law Questions
The New York Tiimes, 25 giugno 2015

La riforma sanitaria torna davanti alla Corte Suprema
C’era una volta l’America

Usa, ok della Corte suprema alla riforma sanitaria. Obama esulta
Marco Valsania, il Sole 24 Ore, 25 giugno 2015

Che cos’è Obamacare
Video, The Post Internazionale

L’iter della riforma


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