Rassegna Stampa
Primo Welfare

La dimensione sociale e il cuore dell'Europa

Virgilio Carrara Sutour, L'Indro, 21 settembre 2017

Dalla "nave che affonda" alla "casa comune", dal "condominio" al "palazzo che crolla" per cattiva amministrazione, in un mondo pieno di crepe e muri: le metafore dell’Europa come Istituzione rimandano a visioni contrastanti, eppure non omogenee nella loro distribuzione né sbilanciate in senso negativo, come l’eco mediatica dei nuovi partiti e movimenti anti-europeisti farebbe supporre.


Un’Unione sociale europea capace di anteporre la "Ragion di Stato" a quella "di Mercato", la democrazia alla competitività
. Intervistato da “L’Indro”, Maurizio Ferrera ci spiega questa prospettiva e ne illustra gli aspetti trasformativi e gli ostacoli, prendendo le mosse dalla questione relativa all’opportunità di abbandonare il metodo intergovernativo a vantaggio di una prospettiva di azione comunitaria.

Secondo Ferrera, "rispetto all’equilibrio tra dimensione economica e dimensione sociale, è necessario che l’Unione Europea istituisca una Unione sociale europea, la quale però sarebbe cosa diversa dalla Unione economica e monetaria, che prevede un’integrazione totale, addirittura la fusione tra le valute nazionali e la centralizzazione dei poteri verso la BCE. Non penso a una cosa di questo genere. Penso, piuttosto, a un quadro di architettura che riconosca che il welfare nazionale gioca un ruolo importante: esso, cioè, non può sicuramente essere smantellato e ricostruito a livello europeo e svolge funzioni insostituibili di integrazione sociale oltre che di correzione – là dove vada corretto – del mercato".

Quindi, l’Unione sociale europea dovrebbe essere, una "architettura" che conserva, naturalmente stimolandone la modernizzazione, i sistemi nazionali di protezione sociale, ma gestisce e contrasta, da un lato, le esternalità che il mercato interno produce sui sistemi nazionali di protezione sociale e , dall’altro, le esternalità che ciascun sistema di protezione nazionale genera e trasmette all’altro. Per esempio, bisognerà, sotto questo profilo, riformare il sistema di coordinamento della sicurezza sociale dei lavoratori migranti perché, in effetti, a volte succede davvero ciò che lamentano alcuni critici, vale a dire il generarsi di effetti perversi – intenzionali e non.


La dimensione sociale e il cuore dell’Europa
Virgilio Carrara Sutour, L’Indro, 21 settembre 2017