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Lo scorso 7 aprile, il Consiglio dei Ministri ha approvato otto provvedimenti, esercitando otto delle nove deleghe previste dalla Legge di riforma sulla scuola approvata a luglio del 2015. La nona riguardava la revisione del Testo unico sulla scuola per la quale è previsto un disegno di legge delega specifico e successivo.

I decreti approvati ad oggi riguardano:

  • il sistema di formazione iniziale e di accesso all’insegnamento nella scuola secondaria di I e II grado;
  • la promozione dell’inclusione scolastica delle studentesse e degli studenti con disabilità;
  • la revisione dei percorsi dell’istruzione professionale;
  • l’istituzione del sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita fino a sei anni;
  • il diritto allo studio;
  • la promozione e la diffusione della cultura umanistica;
  • il riordino della normativa in materia di scuole italiane all’estero;
  • l’adeguamento della normativa in materia di valutazione e certificazione delle competenze degli studenti e degli Esami di Stato.

Secondo la Ministra Fedeli, i provvedimenti: “Sono frutto di un lungo lavoro di consultazione in sede parlamentare, nelle commissioni competenti” e “sono tutti collegati da un filo rosso: migliorare la qualità del sistema nazionale di istruzione”. Di seguito, andremo a osservare e analizzare i singoli decreti recentemente approvati, focalizzandoci sui principali punti che questi regolamentano.

Reclutamento e formazione iniziale delle e dei docenti nella scuola secondaria di I e II grado

Per diventare insegnanti della scuola secondaria si dovrà partecipare ad un concorso il cui requisito di ammissione non sarà più l’abilitazione ottenuta tramite Tirocinio Formativo Attivo (TFA) o Percorsi Abilitanti Speciali (PAS) – come fino ad oggi è avvenuto – ma la sola laurea, purché si siano conseguiti almeno 24 crediti formativi universitari in settori psico-antropo-pedagogici o nelle metodologie didattiche. I concorsi avranno cadenza biennale, il primo sarà nel 2018. Tali concorsi prevedranno due esami scritti (tre per il sostegno) e un orale. I laureati che supereranno il concorso entreranno in un percorso triennale di formazione, inserimento e tirocinio (FIT) in cui saranno sottoposti a valutazione continua. Alla fine del triennio di formazione (retribuito in maniera crescente) saranno immessi in ruolo, previa valutazione positiva.

Il decreto prevede una fase di transizione in cui saranno immessi in ruolo i docenti già abilitati e quelli non abilitati con almeno tre anni di servizio. Per i primi (inseriti nella seconda fascia delle graduatorie di istituto) ci sarà un concorso nel 2018 con una prova orale – seguita, quando si verificherà disponibilità di posti, da un anno di servizio con una valutazione finale – che precederà l’immissione in ruolo. I non abilitati con tre anni di servizio iscritti nelle graduatorie di terza fascia potranno accedere a concorsi che prevedono un esame scritto e un orale e, se vincitori, accederanno ad un percorso FIT di più breve durata (2 anni).

L’obiettivo di questa riforma è, secondo il Miur, garantire percorsi certi e chiari per chi vuole diventare docente e contribuire così all’esaurimento del precariato, nonché garantire un’elevata qualificazione del percorso di formazione dei futuri docenti.


Inclusione delle studentesse e degli studenti con disabilità

Il decreto “Inclusione delle studentesse e degli studenti con disabilità” rivede la formazione iniziale dei docenti di sostegno dell’infanzia e della primaria attraverso l’istituzione di un corso di specializzazione ad hoc a cui si accede dopo aver conseguito la laurea in Scienze della formazione primaria, comprensiva di 60 crediti sulla didattica dell’inclusione. Anche i docenti della scuola secondaria avranno nel loro percorso di formazione iniziale materie che riguardano le metodologie per l’inclusione. Vi sarà inoltre una formazione specifica dedicata al personale amministrativo, tecnico e ausiliario (Ata).

La quantificazione del personale su sostegno verrà fatta su proposta del Dirigente scolastico sulla base del Progetto educativo individualizzato (PEI) di ciascun alunno con disabilità. Anche l’assegnazione del personale Ata alle scuole dovrà tenere conto della presenza di alunni con disabilità. Per favorire il mantenimento del legame relazionale con gli alunni con disabilità, sarà possibile stipulare contratti pluriennali con i docenti precari.

Sarà obbligo di ogni scuola predisporre un Piano specifico per l’inclusione, da inserire all’interno del Piano triennale dell’offerta formativa. Viene infine rafforzato l’Osservatorio permanente per l’inclusione insediato al Miur.

Revisione dei percorsi dell’Istruzione professionale

I percorsi dell’Istruzione professionale avranno durata quinquennale (biennio più triennio). Gli indirizzi, a partire dall’anno scolastico 2018/2019, passeranno da 6 a 11: agricoltura, sviluppo rurale, valorizzazione dei prodotti del territorio e gestione delle risorse forestali e montane; pesca commerciale e produzioni ittiche; industria e artigianato per il Made in Italy; manutenzione e assistenza tecnica; gestione delle acque e risanamento ambientale; servizi commerciali; enogastronomia e ospitalità alberghiera; servizi culturali e dello spettacolo; servizi per la sanità e l’assistenza sociale; arti ausiliarie delle professioni sanitarie (odontotecnico); arti ausiliarie delle professioni sanitarie (ottico).

Le scuole potranno utilizzare le loro quote di autonomia per rafforzare i laboratori e qualificare la loro offerta in modo flessibile. Sarà inoltre possibile per ogni scuola la declinazione degli indirizzi in base alle richieste e alle peculiarità del territorio, coerentemente con le priorità indicate dalle Regioni.

Conseguita la qualifica triennale, gli studenti potranno scegliere di proseguire gli studi passando al quarto anno dei percorsi di Istruzione Professionale o dei percorsi di Istruzione e Formazione Professionale e conseguire un diploma professionale tecnico, che sarà titolo di accesso per le Università e le Istituzioni dell’Alta formazione artistica, musicale e coreutica.

Le istituzioni scolastiche che offrono percorsi di istruzione professionale e le istituzioni formative accreditate per fornire percorsi di Istruzione e Formazione professionale (di competenza regionale) entrano a far parte della Rete nazionale delle Scuole Professionali: una rete coordinata dal Miur e composta da Regioni, Enti locali, Parti Sociali ed altri Ministeri interessati, l’Istituto nazionale per la valutazione del sistema dell’istruzione (Invalsi), l’Istituto nazionale di documentazione, innovazione e ricerca educativa (Indire), l’Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche (Inapp) e l’Agenzia Nazionale Politiche Attive Lavoro (Anpal). Scopo del tavolo è un continuo monitoraggio dei percorsi dell’istruzione professionale e l’aggiornamento degli indirizzi con cadenza almeno quinquennale. Per permettere l’attuazione di queste novità, il Miur ha deciso di stanziare 48 milioni a regime.

L’obiettivo di questo decreto è, secondo il Miur, di dare una chiara identità agli istituti professionali, innovare e rendere più flessibile la loro offerta formativa, superare l’attuale sovrapposizione con l’istruzione tecnica e mettere ordine in un ambito frammentato tra competenze statali e regionali.

Sistema integrato di educazione e istruzione 0-6 anni

Ilprovvedimento “Sistema integrato di educazione e di istruzione 0-6 anni” si propone di garantire “ai bambini e alle bambine pari opportunità di educazione, istruzione, cura, relazione e gioco, superando disuguaglianze e barriere territoriali, economiche, etniche e culturali”. Il nuovo Sistema – che prevede il coinvolgimento di Stato, Regioni ed Enti locali – sarà finanziato da un Fondo specifico (239 milioni all’anno a regime che saranno attribuiti agli enti locali).

Si prevede la costituzione di Poli per l’infanzia per la fascia di età 0-6 anni, preferibilmente aggregati a istituti comprensivi, per garantire la continuità didattica verticale. I Poli saranno finanziati anche attraverso appositi fondi Inail (150 milioni per la parte edilizia). Per la prima volta, inoltre, sarà istituita una soglia massima per la contribuzione da parte delle famiglie.


Diritto allo studio

In merito al diritto allo studio, è prevista l’istituzione di oltre 60 milioni di investimento fra borse di studio, mobilità e supporti per la didattica. Particolari stanziamenti saranno dedicati ai sussidi didattici per le scuole che accolgono alunni con disabilità, per la scuola in ospedale e per l’istruzione domiciliare.

È previsto l’esonero totale dal pagamento delle tasse scolastiche – in base all’Isee – per le studentesse e gli studenti delle quarte e delle quinte classi della secondaria di II grado a partire dall’a.s. 2018/2019. Viene potenziata la carta dello studente “IoStudio”, la quale sarà estesa anche a chi frequenta i corsi dell’Afam – Alta formazione musicale e coreutica – e ai Centri Regionali per la Formazione Professionale.

Per garantire una governance più partecipata, il provvedimento istituisce una Conferenza Nazionale composta da Associazioni dei genitori e delle studentesse e degli studenti, Consulte provinciali delle studentesse e degli studenti, il Miur, ma anche Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, Regioni, Comuni.

Il Piano delle Arti

Per la promozione e diffusione della cultura umanistica, il Miur – in concertazione con il Ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo – ha dato vita al Piano delle Arti, formato da un programma di interventi con validità triennale, che conterrà una serie di misure per agevolare lo sviluppo dei temi della creatività nelle scuole. Il finanziamento devoluto al Piano sarà di 2 milioni all’anno a partire dal 2017. Inoltre il 5% dei posti di potenziamento dell’offerta formativa sarà dedicato allo sviluppo dei temi della creatività (con risorse e personale dedicato).

Al fine di condividere risorse laboratoriali, spazi espositivi, strumenti professionali, esperienze e progettazioni comuni, le scuole del primo ciclo potranno costituirsi in Poli a orientamento artistico-performativo, mentre quelle del secondo ciclo in Reti. Saranno promosse inoltre collaborazioni tra licei artistici, accademie di belle arti, istituti superiori per le industrie artistiche, università, enti locali e tra licei musicali e coreutici e gli istituti superiori di studi musicali e i territori.

Tra le novità, anche i percorsi a indirizzo musicale delle scuole secondarie di I grado (in sostituzione delle scuole di I grado ad indirizzo musicale). Per le scuole secondarie di secondo grado, si specifica che l’alternanza scuola-lavoro potrà essere svolta presso soggetti pubblici e privati che si occupano della conservazione e produzione artistica.


Scuole italiane all’estero

Cambiano le modalità di selezione dei docenti per le scuole italiane all’estero. La selezione non sarà più a cura esclusiva del Ministero degli Affari Esteri, ma questo verrà affiancato dal Miur. I tempi di permanenza fuori dall’Italia passano dai 9 anni attuali a due periodi di 6 anni scolastici che dovranno però essere intervallati da un periodo di 6 anni nelle scuole italiane del nostro Paese. Questo per evitare che il personale all’estero perda contatto con il sistema di istruzione e con il Paese di riferimento.

L’organico degli insegnanti sarà inoltre ampliato e passerà da 624 a 674. Verrà istituito l’organico di potenziamento anche nelle scuole italiane all’estero, in modo da valorizzare maggiormente le attività musicali e artistiche e garantire il sostegno agli alunni che ne hanno necessità. Le scuole italiane all’estero potranno partecipare ai bandi relativi al Piano nazionale scuola digitale e saranno inserite nel sistema nazionale di valutazione.

Valutazione ed Esami di Stato

Le novità sugli esami di stato saranno introdotte dal 2018 nelle scuole secondarie di primo grado e dal 2019 per le scuole di secondo grado. Per l’esame del primo ciclo si passerà da 5 a 3 prove scritte (italiano, matematica, lingua straniera) più il colloquio finale per accertare le competenze trasversali. L’obiettivo è di dare più valore al percorso scolastico rispetto al peso delle prove finali. A questo scopo il test Invalsi resta ma si svolgerà nel corso dell’anno scolastico e non più durante l’Esame.

L’esame del secondo ciclo sarà composto da due prove scritte (italiano e disciplina specifica) e un colloquio orale. Inoltre, lo svolgimento delle attività di alternanza Scuola-Lavoro diventa requisito di ammissione, insieme allo svolgimento della Prova nazionale Invalsi. Si viene ammessi all’Esame con tutti voti sufficienti, fatta salva la possibilità per il Consiglio di classe di ammettere, con adeguata motivazione, chi ha un voto inferiore a sei in una disciplina (tranne che per il voto di comportamento). Con il decreto il voto finale resta in centesimi, ma si dà maggior peso al percorso fatto nell’ultimo triennio: il credito scolastico incide fino a 40 punti, le 2 prove scritte incidono fino a 20 punti ciascuna, il colloquio fino a 20 punti.

Tra le prove Invalsi, si introduce una prova di inglese standardizzata al termine sia della primaria sia della secondaria di I e II grado per certificare le competenze in base al Quadro Comune di Riferimento Europeo per le lingue. Nelle classi finali della secondaria di I e II grado la prova Invalsi è requisito per l’ammissione all’Esame, ma non influisce sul voto finale.

Per quel che riguarda la valutazione, alla primaria e alla secondaria di I grado cambia la modalità di valutazione: restano i voti, ma saranno espressione dei livelli di apprendimento raggiunti e saranno affiancati da una specifica certificazione delle competenze. Maggiore peso viene dato alla valutazione delle competenze in ‘Cittadinanza e Costituzione’, che saranno anche oggetto di colloquio anche all’Esame di Maturità.

Infine, per quanto riguarda l’ammissione agli anni successivi, alla primaria varrà la normativa vigente: la non ammissione è prevista solo in casi eccezionali e con decisione unanime dei docenti della classe. Le scuole dovranno specifiche strategie di miglioramento per sostenere il raggiungimento dei necessari livelli di apprendimento da parte degli alunni più deboli.

Nella secondaria di primo grado, si può essere ammessi o ammesse alla classe successiva e all’Esame finale in caso di mancata acquisizione dei necessari livelli di apprendimento in una o più discipline, purché vengano avviate delle strategie per colmare le lacune. Alla fine del I ciclo viene rilasciata una apposita certificazione delle competenze (ad oggi già in sperimentazione).