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Dal 16 al 17 settembre a Firenze, presso la Fortezza da Basso, si terrà la V Conferenza Nazionale sulle Politiche per la Disabilità. All’evento, promosso dall’Osservatorio Nazionale sulla Condizione delle Persone con Disabilità, prenderanno parte funzionari di diverse amministrazioni pubbliche, rappresentanti delle autonomie locali, del terzo settore e dell’associazionismo famigliare.

La Conferenza sarà occasione per presentare il Secondo Programma Biennale di Azione per la Promozione dei Diritti e l’Integrazione delle Persone con Disabilità, realizzato dallo stesso Osservatorio dialogando con le organizzazioni del terzo settore coinvolte. Tale documento, di carattere non vincolante, è finalizzato ad attuare in Italia la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, di cui quest’anno ricorre il decennale.

L’obiettivo generale è passare da un welfare incentrato sul bisogno, basato quindi su un’ottica assistenzialista, ad un welfare basato sui diritti umani; il documento non parla di persone disabili, con un problema o un bisogno e necessità di cura, bensì di persone con disabilità, la quale è l’esito del loro rapporto con l’ambiente circostante. Le politiche per la disabilità non sono quindi politiche rivolte ad un dato gruppo di persone ma all’intera società.


I contenuti del Programma Biennale

La proposta di Programma Biennale approvata il 13 luglio 2016 si suddivide in otto linee d’intervento: 1) Riconoscimento/certificazione della condizione di disabilità e valutazione multidimensionale finalizzata a sostenere il sistema di accesso e la progettazione personalizzata; 2) Politiche, servizi e modelli organizzativi per la vita indipendente e l’inclusione nella società; 3) Salute, diritto alla vita, abilitazione e riabilitazione; 4) Processi formativi ed inclusione scolastica; 5) Lavoro e occupazione; 6) Promozione e attuazione dei principi di accessibilità e mobilità; 7) Cooperazione internazionale; 8) Sviluppo del sistema statistico e di reporting sull’attuazione delle politiche.

Le problematiche più complesse trattate dal documento concernono il sistema di certificazione della condizione di disabilità, la promozione dei servizi per la vita indipendente, il pieno accesso ai servizi sanitari e sociosanitari, l’attuazione della legge 134 del 18 agosto 2015 (“Disposizioni in materia di diagnosi, cura e abilitazione delle persone con disturbi dello spettro autistico e di assistenza alle famiglie”), il miglioramento dell’accesso al sistema formativo (in particolare l’assistenza scolastica e l’educazione domiciliare), l’ingresso nel mondo del lavoro (viene proposto di istituire un osservatorio aziendale e la figura del disability manager), la revisione della normativa sull’accesso ai trasporti e le barriere architettoniche, e l’implementazione del sistema statistico nazionale.

Da segnalare come la linea d’intervento n. 2 riguarda un settore di policy che ha acquisito una certa rilevanza in seguito all’approvazione della Legge 112 del 22 giugno 2016 (“Disposizioni in materia di assistenza in favore delle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare.”), più nota come legge sul “dopo di noi”, di cui ci siamo occupati anche noi attraverso diversi articoli (vedi ad esempio Dopo di noi: dalla proposta di legge alle sperimentazioni sul territorio e Il Parlamento approva la legge sul ‘Dopo di Noi) Il documento rileva come negli ultimi anni vi siano stati numerosi interventi in materia ma questo non è sufficiente. È doveroso ricordare come il Programma faccia ampio riferimento ai modelli basati sulla "vita indipendente" delle persone con disabilità, al diritto a scegliere dove, come e con chi vivere.

Le azioni suggerite dal Programma possono essere suddivise in quattro aree:

  • adeguamento delle politiche pubbliche: è previsto l’adeguamento dei servizi rivolti alla collettività alle necessità delle persone con disabilità in un’ottica di vita indipendente;
  • tutela della persona: viene proposto di contrastare l’isolamento, all’istituzionalizzazione e alla segregazione attraverso l’individuazione di criteri di valutazione condivisi e il divieto dell’accreditamento di strutture segreganti;
  • riforma dei servizi alla persona: in relazione a quest’area vengono proposti la revisione della nomenclatura e della terminologia legata ai servizi in base ai concetti di empowerment e mainstreaming, la promozione di un nuovo modello organizzativo dei servizi alla persona che preveda sostegni all’abitare e servizi per l’abitare, il rinforzo di modelli di assistenza personale autogestita, la diffusione del progetto personale, uno strumento che unifica tutte le misure e i sostegni della persona per consentirle di realizzare le proprie aspettative e i propri desideri;
  • tutela giuridica: si prevede l’implementazione della protezione giuridica attraverso l’abolizione dell’interdizione, il rinforzo dell’amministrazione di sostegno e la generale revisione del diritto civile per raccordarlo con la Convenzione ONU.

Occorre sottolineare come, nonostante l’ampiezza di contenuti, il programma Biennale non ha trovato unanime apprezzamento. Alcune associazioni coinvolte. come, l’Anmic (Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi Civili), ha presentato pubblicamente tre documenti su aspetti ritenuti problematici come l’inserimento lavorativo, il "Durante e dopo di noi‘ (in particolare lo strumento del trust) e l’accertamento dell’invalidità; altre realtà, come la Fish (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), invece, sottolineano come l’Italia sia ben lontana dall’applicazione integrale della Dichiarazione ONU che dovrebbe essere attuata in ogni singola parte come rilevato dal Committee on the Rights of Persons with Disabilities che ha presentato all’Italia un corposo report di osservazioni.


Riferimenti
  

Il programma della Conferenza