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Un “piano pluriennale” è quello che serve per completare la riforma avviata dal Governo Renzi in materia di lotta alla povertà e che ha portato all’introduzione del Reddito di Inclusione (REI).

In queste settimane decisive, in cui la discussione sulla legge delega entra nella sua fase conclusiva e saranno prese le decisioni riguardanti la Legge di Bilancio, due documenti (che analizzeremo nel dettaglio nei prossimi giorni) chiedono a gran voce che si lavori a un piano volto a incrementare progressivamente le risorse da destinare alla povertà per raggiungere, nel giro di quattro anni, tutti i poveri assoluti. Si tratta del nuovo documento tecnico pubblicato dall’Alleanza contro la povertà in Italia e del Rapporto Caritas 2016 sulle politiche di lotta alla povertà.

Entrambi sottolineano la necessità di partire dai due miliardi previsti per il 2017, e di arrivare, nel 2020, ai sette miliardi necessari a coprire tutte le persone in povertà assoluta e garantire quindi a tutti il REI. Il piano dovrebbe essere costruito secondo una logica di “gradualismo in un orizzonte definito all’interno della quale il legislatore prende, fin da subito, precisi impegni riguardanti:1) il punto di arrivo del percorso di attuazione del REI, riconoscendolo come misura davvero universalistica ; 2) le tappe intermedie che devono essere raggiunte; 3) l’allargamento progressivo della platea dei destinatari; 4) il relativo ampliamento delle risorse economiche.

L’idea di Piano pluriennale, avanzata dall’Alleanza già in passato, è particolarmente interessante perché si concentra non solo sulla sostenibilità economica della misura, ma anche sulla sua sostenibilità attuativa. Programmare un cambiamento da realizzarsi in più anni, prevedere delle tappe intermedie e fissare un punto di arrivo sembra infatti l’unica strada per introdurre finalmente una misura davvero universalistica contro la povertà assoluta.


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