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L’Istat ha diffuso il proprio report annuale sulla povertà in Italia. I dati, riferiti al 2015, mostrano un sostanziale peggioramento della situazione del Paese rispetto al 2014, segno che gli effetti della crisi economica sono ancora molto forti nonostante i primi, timidi segnali di ripresa economica. Di seguito vi segnaliamo alcuni degli elementi più significativi che emergono dalla rilevazione dell’Istituto Nazionale di Statistica.


Cresce la povertà relativa

La povertà relativa, calcolata prendendo in considerazione una soglia statistica stabilita annualmente dall’Istat (nel 2015 pari a 1.050,95 euro mensili per una famiglia di due componenti) risulta sostanzialmente stabile per quel che riguarda le famiglie. I nuclei familiari in povertà relativa nel 2015 risultano pari a 2.678.000 di unità (10,4% delle famiglie residenti), mentre nel 2014 erano 2.654.000% (10.3%) (figura 1). Il fenomeno risulta invece in aumento in termini individuali: nel 2015 le persone in povertà relativa sono 8.307.000 (13.7% dei residenti) in crescita di quasi mezzo milione di unità rispetto ai 7.815.000 del 2014 (12.9%).


Figura 1. Incidenza della povertà relativa nelle famiglie per ripartizione geografica, 2012-2015, (%)
Fonte: Istat (2016)

L’Istat rileva che nel 2015 la povertà relativa risulta più diffusa tra le famiglie numerose, in particolare tra quelle con 4 (da 14.9% del 2014 a 16.6%) o 5 e più componenti (dal 28.0% a 31.1%). L’incidenza della povertà relativa aumenta tra le famiglie nelle quali la persona di riferimento lavora come operaio (18,1% rispetto al 15,5% del 2014) e in cui l’età media è compresa fra i 45 e i 54 anni (11.9% rispetto al 10.2% del 2014).

Peggiorano anche le condizioni delle famiglie con membri aggregati (23.4% rispetto al 19.2% del 2014) e di quelle in cui la persona di riferimento è in cerca di occupazione (29.0% dal 23.9% del 2014), soprattutto nel Mezzogiorno (38,2% da 29,5% del 2014) dove risultano relativamente povere quasi quattro famiglie su dieci.


In povertà assoluta quasi 4,6 milioni di persone

A destare maggiore preoccupazione sono tuttavia i dati sulla povertà assoluta. Le rilevazioni dell’Istat mostrano che 1.582.000 nuclei famigliari (il 6.1% delle famiglie residenti in Italia), non riescono ad accedere a beni e servizi considerati essenziali per mantenere uno standard di vita minimamente accettabile (definizione di povertà assoluta dell’Istat). In totale si tratta di 4.598.000 persone (il 7.6% della popolazione residente) (figura 2). Nel 2014 le famiglie in povertà assoluta erano 1.470.000 (5,7%) per un totale di 4.102.000 persone (6.8% dei residenti). Sia in termini di nuclei famigliari che di persone residenti, dunque, in un anno si è registrato un consistente aumento della povertà assoluta: +112.000 famiglie e +496.000 persone.


Figura 2. Incidenza della povertà assoluta nelle famiglie per ripartizione geografica, 2012-2015, (%)
Fonte: Istat (2016)

L’Istat nel report sottolinea come l’aumento della povertà assoluta in termini di persone è legato soprattutto alle peggiori condizioni rilevate per le famiglie con quattro componenti (nel 2014 era in questa condzione il 6.7% di questa tipologia famigliare, nel 2015 è salita al 9.5%) delle coppie con due figli (dal 5.9% all’8.6%) e delle famiglie di soli stranieri (dal 23.4% al 28.3%), ovvero di quei gruppi familiari che sono in media più numerosi.

 

La distribuzione della povertà per area geografica

L’area con la più alta incidenza di povertà assoluta resta il Mezzogiorno (9.1% delle famiglie e 10%). Il Centro si conferma quella con l’incidenza più bassa, registrando anche un calo in termini di famiglie (dal 4.8% del 2014 al 4,2% del 2015) e una stabilità per le persone (dal 5.5% del 2014 al 5.6% del 2015). Il Nord, invece, nell’ultimo anno ha registrato il maggior aumento dei livelli di povertà assoluta, sia in termini di famiglie (dal 4.2% del 2014 al 5% del 2015) sia di persone (dal 5.7% al 6.7%).

Sul territorio emergono profili del disagio differenziati. In media, l’incidenza della povertà assoluta risulta più alta nei Comuni centro di area metropolitana, dove sale dal 5.3% del 2014 al al 7,2% del 2015. I valori più alti si registrano nel Mezzogiorno per i grandi Comuni e le periferie di area metropolitana (9.8%) e per gli altri Comuni fino a 50 mila abitanti (8.8%); nel Centro per i grandi Comuni e le periferie di area metropolitana (6.4%), mentre nel Nord per i Comuni centro di area metropolitana (9.8%) (figura 3).

Figura 3. Incidenza di povertà assoluta per tipologia di Comune di residenza e ripartizione geografica, 2014-2015 (%)

*valore non significativo a motivo della scarsa numerosità campionaria.
Fonte: Istat (2016)

Per quel che riguarda la povertà realtiva delle famiglie, Lombardia (4,6%), Emilia Romagna (4,8), Veneto (4,9%) e Toscana (5,0%) presentano i valori più bassi del Paese. In tutte le regioni del Mezzogiorno – ad eccezione dell’Abruzzo (11,2%), che mostra un valore dell’incidenza non statisticamente diverso dalla media nazionale – la povertà risulta invece più diffusa: le situazioni più gravi si osservano tra le famiglie residenti in Calabria (28,2%) e Sicilia (25,3%).

La povertà tra giovani e minori continua a crescere

Negli ultimi dieci anni l’incidenza della povertà assoluta è rimasta stabile tra gli anziani (4,5% nel 2005 contro il 4.1% del 2015) mentre ha continuato a crescere nella popolazione tra i 18 e i 34 anni – nel 2005 risultava in povertà assoluta il 3.1% delle persone in questa fascia di età, oggi sono il 9.9% – e in quella tra i 35 e i 64 anni, passata dal 2.7% del 2005 al 72% del 2015.

L’incidenza della povertà continua a crescere soprattutto tra i minori. Rispetto al 2015, le persone nella fascia 0-17 in povertà relativa sono passate dal 19% al 20,2%, mentre quelle in povertà assoluta sono passate dal 10% al 10.9%, crescendo di quasi un punto base. In termini reali si parla di 2.110.000 di minori in povertà relativa e 1.131.000 in povertà assoluta. Rispetto a 10 anni fa queste percentuali sono praticamente raddoppiate per quel che riguarda la povertà realtiva e quasi triplicate per quel che riguarda quella assoluta: nel 2005 i minori in povertà relativa erano appena l’11.4%, mentre quelli in povertà assoluta erano "solo" il 3.9%.

Quest’ultimo è un aspetto su cui, evidentemente, sarà necessario investire energie e risorse sia pubbliche che private. In questo senso le sperenze al momento sono rivolte al neonato Fondo di contrasto alla povertà educativa, che dovrà di individuare la platea dei destinatari degli interventi, il tipo di azioni da promuovere. 
 

Riferimenti

Istat (2016) La povertà in Italia, Anno 2015.