4 ' di lettura
Salva pagina in PDF

Il rapporto “Sconfiggere la povertà educativa in Europa. Fino all’ultimo bambino, presentato a dicembre 2016 al Parlamento Europeo e pubblicato lo scorso gennaio, analizza i meccanismi attraverso cui povertà educativa e materiale si rinforzano a vicenda influenzando negativamente il benessere e lo sviluppo dei bambini. Per far questo, Save the Children ha analizzato i dati (di fonte EU-SILC e OECD) relativi al rischio di povertà o esclusione sociale, alla performance scolastica, all’abbandono scolastico e all’accesso ai servizi per l’infanzia. Inoltre, Save the Children ha realizzato una serie di workshop coinvolgendo circa 300 bambini con differente background socio-economico in Germania, Islanda, Italia, Paesi Bassi, Norvegia, Romania, Spagna e Svezia. Di seguito si riportano solo alcuni dei dati più rilevanti contenuti nel rapporto.

Povertà materiale e povertà educativa

Save the Children definisce la povertà educativa come un “processo che limita il diritto dei bambini a un’educazione e li priva dell’opportunità di imparare e sviluppare competenze cognitive e non cognitive di cui avranno bisogno per avere successo in un mondo che sta cambiando rapidamente” (p. 6).

La povertà educativa si lega strettamente alla povertà materiale. I bambini che provengono da famiglie svantaggiate hanno infatti più probabilità di conseguire peggiori risultati a scuola, hanno meno possibilità di partecipare ad attività (sociali, culturali e ricreative), di svilupparsi emotivamente e di realizzare il proprio potenziale.

Una volta diventati adulti, questi bambini incontrano poi maggiori difficoltà ad attivarsi nella società e a trovare lavori di qualità. Quello fra povertà educativa e materiale è allora un circolo vizioso, dato che la prima alimenta la seconda e viceversa.

Il rischio di povertà o esclusione sociale

Nei paesi dell’Unione Europea, più di 26 milioni di bambini (28%) sono a rischio di povertà o esclusione sociale. Il rischio di povertà aumenta quando i bambini vivono con un solo genitore (+11 p.p.) o in famiglie numerose (+6 p.p.). Quasi un bambino su 10 è in condizione di povertà grave, ovvero vive in famiglie con un reddito del 40% inferiore al reddito mediano nazionale.

Nessun paese membro sembra immune da questo fenomeno (figura 1). La percentuale di bambini a rischio di povertà ed esclusione sociale raggiunge (e in alcuni casi supera) il 35% in Bulgaria, Ungheria, Grecia, Spagna e Lettonia e arriva persino al 51% in Romania.

Anche nei paesi del Nord Europa e nei Paesi Bassi, tradizionalmente caratterizzati da un basso livello di disuguaglianza socio-economica e dalla presenza di sistemi di welfare molto sviluppati, la percentuale di bambini a rischio di povertà o esclusione sociale varia fra il 12% e il 17%.
 

Figura 1. Bambini a rischio di povertà ed esclusione sociale (anno 2014)
Fonte: Save the Children (2017), Sconfiggere la povertà educativa in Europa (p. 12)

Il rischio di povertà ed esclusione sociale è più alto fra i bambini (28%) piuttosto che fra gli adulti (24%). Solo in nove paesi (Danimarca, Cipro, Slovenia, Estonia, Finlandia, Norvegia, Svezia, Germania, Croazia) gli adulti sono più a rischio di povertà o esclusione sociale rispetto ai bambini (figura 2).

Figura 2. Differenza nel rischio di povertà o esclusione sociale tra i bambini e gli adulti (anno 2014)
Fonte: Save the Children (2017), Sconfiggere la povertà educativa in Europa (p. 14)

L’assistenza all’infanzia

Per spezzare il circolo vizioso fra povertà materiale e povertà educativa è necessario affrontare la disuguaglianza delle opportunità nell’infanzia, rimuovendo le barriere che impediscono ai bambini di sviluppare competenze e capacità. Per questo, sottolinea il rapporto, è fondamentale investire sui servizi di assistenza ed educazione per l’infanzia. I paesi che non si attivano oggi per sostenere i bambini svantaggiati, nel futuro mostreranno disparità sociali ancora più evidenti.

A livello europeo però solo il 28% dei bambini ha accesso a un asilo nido (figura 3) e in ben undici paesi il tasso di copertura per questo tipo di servizi è inferiore al 20%. In Slovacchia, Polonia, Repubblica Ceca e Romania, meno del 10% dei bambini di età compresa fra 0 e 3 anni frequenta un nido.

Figura 3. Percentuale di bambini che usufruisce di servizi di assistenza all’infanzia (anno 2014)
Fonte: Save the Children (2017), Sconfiggere la povertà educativa in Europa (p. 30)

Conclusioni e raccomandazioni

Il rapporto si chiude con una lunga serie di raccomandazioni (rivolte ai paesi membri e alle istituzioni europee) che, in estrema sintesi, rimandano alla necessità di: 1) favorire la partecipazione dei bambini alle decisioni che li riguardano; 2) affrontare la natura multidimensionale della povertà minorile con un approccio integrato e basato sui diritti dei bambini; 3) investire nell’assistenza e nell’educazione all’infanzia; 4) stanziare fondi per realizzare i diritti dei bambini e proteggere questi fondi dai tagli finanziari (ad esempio escludendo questo tipo di investimenti dal Patto di stabilità e crescita).

Riferimenti

Il rapporto Sconfiggere la povertà educativa in Europa. Fino all’ultimo bambino