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Otto uomini detengono una ricchezza corrispondente a quella della metà più povera della popolazione mondiale. Questa notizia, rilanciata da numerose testate giornalistiche, riassume i principali contenuti del quarto rapporto Oxfam sulla disuguaglianza economica nel mondo curato da Deborah Hardoon: sono pochi, in particolare se confrontati con il numero di poveri, e sono tutti uomini. Il report si concentra su caratteristiche e cause della disuguaglianza economica a livello mondiale ed è pubblicato annualmente – a inizio gennaio – in occasione del World Economic Forum di Davos, un incontro che coinvolge i più importanti leader mondiali del settore politico ed economico con lo scopo di farli interagire nella definizione delle agende politiche ed economiche internazionali, nazionali e delle grandi industrie. 

Il rapporto ha uno stile divulgativo e si caratterizza per la sua attenzione a fornire esempi concreti che aiutano a tradurre le conseguenze della distribuzione ineguale della ricchezza nelle nostre vite. Tuttavia, come segnalano diversi osservatori sia sulla stampa italiana che estera, il report paga la sua accessibilità al vasto pubblico con informazioni raccolte attraverso metologie discutibili, soprattutto per quel che riguarda le fonti – principalmente il Global Wealth Report 2016 del Research Institute del Crédit Suisse – e la loro interpretazione, che a volte può essere percepita come forzata.

La disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza

Il report del 2017 è intitolato “Un’economia per il 99%”, e si contrappone al titolo dell’anno scorso: “Un’economia per l’1%”.
Il nuovo titolo vuole evidenziare la necessità che i governi sostengano, con politiche sociali, economiche e finanziarie, il 99% della popolazione mondiale, e non solo il suo 1% più ricco. I dati infatti mostrano, coerentemente con l’anno passato, che la disuguaglianza colpisce ugualmente paesi con economie avanzate e paesi in via di sviluppo.

Negli Stati Uniti, negli ultimi trent’anni, il reddito del 50% più povero della popolazione è rimasto stabile, mentre il reddito dell’1% più ricco è aumentato del 300%. Similmente, in Vietnam la persona più ricca attualmente guadagna in un giorno più di quanto un vietnamita povero guadagna in dieci anni. Gli otto uomini più ricchi del mondo dispongono di una ricchezza complessiva inferiore rispetto al 2016, ma pari a quella del 50% più povero del mondo. Il totale dei miliardari, quasi duemila (nell’89% dei casi uomini), detiene invece una ricchezza complessiva equivalente a quella del 70% più povero del mondo.

Nonostante negli ultimi anni centinaia di milioni di persone siano uscite da condizioni di povertà estrema, l’Oxfam sottolinea che, se i governi non raddoppieranno i loro sforzi in questo senso, l’obiettivo fissato dall’ONU di porre fine alla povertà estrema entro il 2030 sarà impossibile da raggiungere.

I “falsi miti” dell’1%

La pubblicazione dell’Oxfam si concentra sugli elementi che influenzano maggiormente il mantenimento della disuguaglianza economica nel mondo. In questo senso, alcune nozioni da sempre considerate concetti irrinunciabili per lo sviluppo economico vengono definite “falsi miti dell’economia dell’1%”: idee antiquate e poco lungimiranti, che non hanno portato ad una crescita economica e a una stabilità condivise.

Secondo Oxfam le grandi imprese contribuiscono al peggioramento della condizione dei più poveri: perseguendo solo la massimizzazione dei profitti – da ridistribuire ai pochi, ricchi azionisti – sono sempre più concentrate a raggiungere obiettivi che vanno a detrimento della popolazione nel suo insieme. La massimizzazione del profitto, uno dei “falsi miti” denunciati dal rapporto, è ottenuta innanzitutto attraverso lo sfruttamento della manodopera. La seconda strategia attuata da grandi imprese e miliardari per salvaguardare il proprio patrimonio è la continua ricerca di condizioni fiscali vantaggiose: paradisi fiscali, accordi con governi che intendono attirare investimenti e creare nuovi posti di lavoro. Ad esempio, nel 2014, la Apple ha versato al governo irlandese un’aliquota pari allo 0,005% dei suoi profitti in Europa. Condizioni fiscali vantaggiose per le aziende sono spesso svantaggiose per quelle persone – specialmente donne e bambini – che dipendono maggiormente da servizi sanitari e sociali pubblici finanziati con queste entrate.

Il potere delle aziende e dei miliardari si traduce infine nella loro capacità di influenzare le decisioni politiche a livello nazionale e internazionale attraverso azioni di pressione politica e finanziamenti di partiti e movimenti politici.

Come agire?

L’Oxfam esorta i governi a intraprendere azioni decise nei confronti della disuguaglianza
: se il mercato è il motore della crescita economica, “non possiamo più accettare che sia il motore a condurre la macchina e a decidere la direzione verso cui andare”. Propone un nuovo modello di economia “umana”, che è attenta alle esigenze del 99% e promuove uno sviluppo inclusivo.

Un sviluppo inclusivo può essere raggiunto solo se i governi si impegnano a supporto di modelli di business sostenibile, attenti anche alla massimizzazione di benefici per la società, per i lavoratori e le lavoratrici, per le comunità locali. I singoli stati dovrebbero poi farsi carico di uno sforzo di cooperazione e allontanarsi da meccanismi di competizione al ribasso per garantire condizioni fiscali vantaggiose solo per aziende e persone ricche, normative ambigue in materia ambientale, basso costo della manodopera.

Gli organismi nazionali e internazionali dovrebbero acquisire maggiore consapevolezza del fatto che le politiche economiche e sociali hanno un impatto differente su uomini e donne e promuovere pari opportunità. Questo, in particolare, nell’accesso all’istruzione e alla sanità e nel superamento di norme sociali che penalizzano le donne ostacolandone la piena valorizzazione.

Oxfam sottolinea inoltre che la crescita deve essere alimentata attraverso l’energia sostenibile. I governi devono allora appoggiare la produzione di energia da fonti rinnovabili, affrontando i problemi derivanti dal cambiamento climatico e dalla disponibilità limitata di risorse naturali del nostro pianeta.

Infine, il rapporto sottolinea la necessità di ricorrere a indicatori diversi rispetto alla misurazione del PIL. Nuovi indicatori dovrebbero essere individuati al fine di valutare non solo la ricchezza complessiva di un paese ma anche la distribuzione di redditi e patrimoni.

Riferimenti

Hardoon D. (2017), An economy for the 99%: It’s time to build a human economy that benefits everyone, not just the privileged few, Oxfam.

Crédit Suisse Research Institute (2016), Global Wealth Report 2016.