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Il Fondo povertà educativa entra in una nuova fase. Dopo la firma del Protocollo di Intesa fra le Fondazione bancarie, la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Ministero dell’Economia e delle Finanze e il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali del 18 maggio scorso, il 28 giugno si è svolto il primo incontro del Comitato d’Indirizzo Strategico. In occasione dell’avvio dei lavori del Comitato, il magazine Vita ha riunito attorno a un tavolo le associazioni impegnate sul tema e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Nannicini, che hanno condiviso alcuni spunti di riflessione da affidare al Comitato.

Le caratteristiche del Fondo

La Legge di Stabilità 2016 ha istituito (in via sperimentale per il triennio 2016/ 2018) il “Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile”. Secondo quanto previsto, il fondo sarà alimentato dalle fondazioni di origine bancaria (FOB). Alle FOB è riconosciuto un contributo, sotto forma di un credito di imposta, pari al 75% dei versamenti effettuati al fondo. Per l’istituzione del fondo, la Legge di Stabilità ha previsto uno stanziamento di 100 milioni per ogni anno di sperimentazione.


Il Comitato di gestione

Il Comitato è composto da quattro rappresentati per ciascuno degli attori protagonisti (ovvero governo, fondazioni di origine bancaria e forum del terzo settore) per un totale di dodici membri. Del Comitato, senza diritto di voto, fanno inoltre parte un rappresentate della Fondazione per il Sud, un rappresentante di Isfol (Istituto per lo Sviluppo della Formazione Professionale dei Lavoratori) e uno di Eief (Istituto Einaudi per l’Economia e la Finanza). Il Comitato è così composto:

  • Tommaso Nannicini, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri;
  • Luigi Bobba, sottosegretario al Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali;
  • Roberto Garofoli, capo di gabinetto del Ministero dell’Economia e delle finanze;
  • Alberto Melloni, consigliere del ministro dell’Istruzione Stefania Giannini;
  • Giuseppe Guzzetti, presidente di Fondazione Cariplo e dell’Acri;
  • Giorgio Righetti, direttore generale dell’Acri;
  • Matteo Melley, presidente Fondazione C.R. La Spezia e coordinatore del Comitato Piccole e Medie Fondazioni dell’Acri;
  • Marzia Sica, della Compagnia di San Paolo;
  • Pietro Barbieri, portavoce del Forum Terzo Settore;
  • Domenico Iannello, direttore del Forum Terzo Settore;
  • Paola Menetti, presidenza nazionale Legacoopsociali;
  • Stefano Tassinari, consigliere di presidenza ACLI.

All’interno del Comitato sono stati organizzati tre differenti gruppi di lavoro. Il primo ha l’obiettivo di individuare la platea dei destinatari e il tipo di azioni da promuovere. Il secondo si occuperà degli aspetti relativi alla comunicazione con l’obiettivo di raccogliere informazioni sulle buone pratiche esistenti, creare e sostenere il dibattito sul tema. Il terzo gruppo si concentrerà invece sul sistema di valutazione e monitoraggio.


Otto spunti di riflessione

Nel giorno in cui il comitato si è insediato il magazine Vita ha riunito attorno a un tavolo (coordinato da Marcello Esposito) le associazioni impegnate sul tema e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Nannicini. In particolare, del tavolo hanno fatto parte la Fondazione Albero della Vita, Save the Children, Fondazione Mission Bambini, Fondazione Exodus, WeWorld, Fondazione Agnelli. L’incontro è stato l’occasione per definire otto punti di riflessione da affidare ai lavori del Comitato. Di seguito le questioni individuate.
 

  1. È necessario chiarire cosa si intende con povertà educativa, dove si vuole andare ad agire e quali sono gli obiettivi delle azioni che si vogliono mettere in campo. Povertà educativa dovrebbe essere intesa in senso ampio, come qualcosa che va oltre il successo scolastico e che si focalizza anche sulle opportunità educative che permettono ai ragazzi di far emergere il proprio potenziale.
  2. È auspicabile che i bandi si rivolgano al terzo settore ma che prevedano anche il coinvolgimento delle scuole.
  3. Bisogna agire in coordinamento con gli altri progetti e/o interventi in corso che riguardano anche la povertà materiale. È il caso, in particolare, del Sostegno all’inclusione attiva (SIA) e del Fondo di Aiuto Europeo agli Indigenti (FEAD)
  4. Devono essere individuati con chiarezza gli outcome e gli obiettivi che i progetti si propongono di raggiungere. La dimensione innovativa e sperimentale del fondo potrebbe allora riguardare la definizione di obiettivi e indicatori precisi sui risultati che si vogliono ottenere.
  5. È necessario fare valutazione di impatto. Questo è infatti l’unico modo per capire dove conviene investire e quali sperimentazioni possono essere messe a sistema.
  6. Sulla base delle esperienze già maturate, è auspicabile che i progetti si concentrino sulla prevenzione piuttosto che intervenire a posteriori. In particolare, potrebbe allora essere utile focalizzarsi sulla fascia 7-10 anni curando il particolare il passaggio dalla primaria alla secondaria di primo grado.
  7. Fondamentale è il lavoro con le famiglie e gli insegnanti. I progetti dovrebbero allora puntare a rafforzare le loro competenze.
  8. Fin da principio è necessario individuare delle modalità attraverso le quali le esperienze avviate possano sopravvivere anche successivamente al bando. Una possibile strada è quella di investire nella costruzione di reti in grado di dare continuità agli interventi.

 

Riferimenti

Povertà educativa, la proposta di VITA in otto punti
Sara De Carli, Vita.it, 1 luglio 2016

Fondo povertà educativa, partiti i lavori del comitato d’indirizzo
Sara De Carli, Vita.it, 30 giugno 2016

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