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Nel suo impegno per imprimere una direzione nuova al welfare e contribuire allo sviluppo delle politiche sociali nei confronti di famiglie povere e fragili con figli minorenni, Fondazione L’Albero della Vita, insieme a Fondazione Emanuela Zancan e Vita, ha promosso la Conferenza “Combattere la povertà con le famiglie. Verso un nuovo welfare d’aiuto”.

L’evento (che si è tenuto a Milano lo scorso 19 maggio e che segue quello realizzato il 27 ottobre alla Camera dei deputati quando è stata presentata la ricerca "Io non mi arrendo. Bambini e famiglie in lotta contro la povertà") ha rappresentato un’occasione di incontro e dibattito per riflettere sulle condizioni necessarie alla realizzazione dell’attesa misura nazionale di contrasto alla povertà e sulle metodologie di intervento già in essere. La Conferenza è stata ospitata da UBI, Banca Popolare Commercio e Industria, impegnata a contrastare la difficoltà economica delle famiglie e delle imprese, e ha beneficiato dei patrocini di Regione Lombardia e Comune di Milano.

La Conferenza si è aperta con i saluti di Enrico Invernizzi a testimonianza dell’impegno di UBI Banca Popolare Commercio & Industria verso il tema della povertà delle famiglie. Ivano Abbruzzi, Presidente di Fondazione L’Albero della Vita onlus, nel suo intervento ha sottolineato che “la Conferenza di oggi si svolge sullo sfondo di un momento cruciale per il territorio milanese, coinvolto nelle elezioni amministrative, e punta a far riflettere le istituzioni di diversi livelli sulle proprie politiche sociali, in particolare su quelle riferite alla povertà delle famiglie con figli”. “È sicuramente incoraggiante il lavoro che oggi si sta definendo in materia di misure di contrasto alla povertà e riteniamo fondamentale che le istituzioni lavorino in sintonia tra loro" ha continuato Abbruzzi "ma anche in accordo con le organizzazioni della società civile più impegnate sul tema. L’impegno in tal senso è essenziale affinché possa realmente prendere forma un approccio alla povertà che sappia accompagnare le famiglie a partire dallo sviluppo delle loro risorse”.

L’impegno di Fondazione L’Albero della Vita contro la povertà
 e i suoi effetti si traduce da anni nella realizzazione di progetti di intervento sul territorio nazionale che coinvolgono non solo i minori ma anche le loro famiglie. Rivolgendosi alla grave marginalità economica e sociale, questi progetti mirano a offrire opportunità educative, di socializzazione e di contrasto all’esclusione sociale a bambini e ragazzi. In particolare, con il programma pilota Varcare la Soglia – attivo a Milano e Palermo e in avvio a Genova, Roma e in Calabria – la Fondazione ha coinvolto interi nuclei familiari non solo attraverso la distribuzione di beni di prima necessità e la formazione/inserimento professionale dei genitori, ma anche attraverso un percorso di sostegno che ha favorito lo sviluppo delle loro potenzialità e la costruzione di una rete relazionale con la comunità. L’obiettivo in questo caso è garantire alle famiglie la progressiva acquisizione delle capacità di esercitare un controllo attivo sulla propria vita.

 

 

Far emergere la voce delle famiglie anche attraverso la ricerca è l’impegno della Fondazione. Io non mi arrendo. Bambini e famiglie in lotta contro la povertà è lo studio promosso da Fondazione L’Albero della Vita e realizzato con Fondazione Zancan: la ricerca testimonia, dalla viva voce delle 277 famiglie incontrate e intervistate in profondità, la loro capacità di aiutarsi e aiutare gli altri, il loro potenziale generativo nelle 7 città della ricerca, tra cui Milano. “Un potenziale di risorse e capacità positive che potrebbero auspicabilmente guidare gli interventi al centro del dibattito a livello nazionale e quindi poi regionale e comunale … interventi più mirati sulla valorizzazione e sull’attivazione, sulla responsabilizzazione della famiglia anche a beneficio della collettività, in un’ottica di un migliore rendimento delle risorse erogate”, ha affermato Devis Geron, ricercatore della Fondazione Zancan.

 

La Conferenza, con l’esperta moderazione di Riccardo Bonacina, Direttore di Vita, ha rappresentato l’occasione per riflettere sulle implicazioni, nazionali e locali, della tanto attesa strategia nazionale di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale prevista dalla Legge di Stabilità 2016. Grazie ad essa, le regioni e i comuni potranno aiutare più efficacemente le famiglie. Tuttavia, è necessario che i servizi sociali locali siano sempre meno improntati all’assistenza e che siano in grado di operare insieme ai nuclei familiari per attivarne risorse e capacità. Un tema che Fondazione L’Albero della Vita ha portato anche all’Audizione di Commissione Affari Sociali della Camera in marzo.

Con la dotazione del “Fondo povertà” previsto dalla Legge di Stabilità 2016, meno di un terzo delle persone in povertà assoluta, beneficeranno della nuova misura. Si tratta di 280 mila famiglie, 550 mila bambini, in tutto quasi 1 milione 150 mila persone dei 4 milioni 102 mila persone che secondo l’Istat si trovano in condizione di povertà assoluta. Di queste 1 milione e 045 mila (10%) sono bambini. Il Disegno di legge delega – n. 3594 – recante norme relative al contrasto della povertà, al riordino delle prestazioni e al sistema degli interventi e dei servizi sociali parla di una misura «individuata come livello essenziale delle prestazioni» e quindi come un «diritto del cittadino», da garantire su tutto il territorio nazionale, ma attualmente la dotazione economica riesce a raggiungere solo una parte minoritaria della popolazione in povertà.

L’Onorevole Ileana Piazzoni, della Commissione Affari Sociali che insieme alla Commissione Lavoro della Camera stanno per presentare gli emendamenti verso l’approvazione definitiva della Legge Delega, evidenzia che il reperimento delle risorse resta il punto fondamentale: “lo stanziamento è una novità ma non è sufficiente. Reperire ulteriori risorse, nell’ambito del riordino del sistema assistenziale o con altre risorse dalla fiscalità generale, è il primo tema. Il secondo è fare in modo che lo strumento funzioni. Non nascondo la mia preoccupazione che questo passi in secondo piano, mentre è importantissimo in quanto la possibilità di ricavare ulteriori risorse passa dal fatto che lo strumento riesca a generare i risultati desiderati”.

La misura nazionale di contrasto alla povertà vede una componente passiva (il sostegno al reddito) cui si affianca la componente attiva di presa in carico, che prevede una progettazione individuale con la famiglia. Questa progettazione è la vera sfida. Moltissimi territori sono infatti lontani dal poter prestare una relazione di aiuto che, auspichiamo, sia in grado di risvegliare la consapevolezza della persona verso le proprie capacità e di stimolare la sua piena partecipazione al progetto familiare condiviso per uscire dalla povertà. I risultati della misura sono legati a questo.

 
 

In questo senso, l’infrastrutturazione locale a sostegno della misura di contrasto nazionale è fondamentale. Il Prof. Cristiano Gori (docente dell’Università di Trento, direttore di Lombardia Sociale –IRS), nel corso della Conferenza, ha evidenziato che “la misura offre pochissimi strumenti al welfare locale per realizzarla. Oggi la sfida della visione è vinta, la sfida degli strumenti no. … non c’è l’infrastrutturazione, non c’è monitoraggio, non c’è spinta sulla gestione associata. Passa la visione ma non ci sono gli strumenti per metterla in pratica. Il rischio è che introducendo una visione senza strumenti si possa danneggiare la visione stessa … dando così spazio a chi la fronteggia sul punto della sua attuazione”.

Ecco allora che la questione delle risorse economiche a disposizione degli enti locali e necessarie per l’implementazione dei progetti individuali rivolti alle famiglie diventa più che mai centrale. Questo sia in termini di potenziamento dell’organico (curare la relazione con gli utenti richiede tempo e continuità, oggi “un lusso” che spesso gli operatori, a causa della scarsità dell’organico, non possono permettersi), sia di aggiornamento delle competenze (la professione di cura contiene in sé questi presupposti relazionali ma anni di gestione della persona in modalità più “prestazionistica” necessitano il riprendere familiarità con gli strumenti).
 

L’assistente sociale e i servizi sociali sono al centro di questa svolta, che rappresenta “un ritorno alle origini della relazione d’aiuto”. Patrizia Angeli, assistente sociale e consigliera dell’Ordine degli Assistenti Sociali della Regione Lombardia, ha sottolineato che “nella Regione vi sono oltre 5.000 assistenti sociali … ci arrampichiamo letteralmente sui vetri per dare risposta ai bisogni della popolazione. Le risorse sono scarsissime … Gli strumenti sono più che insufficienti. La passione e l’impegno ci sono nei servizi sociali … Manca un intervento flessibile, creativo delle amministrazioni che diano degli strumenti validi per le famiglie, non ci può essere un solo strumento … di fronte a tre famiglie, nessuna ha lo stesso problema, nessuna lo affronta allo stesso modo e per nessuna si devono attivare gli stessi strumenti. … Non lavoriamo sulla mancanza e sulle risorse che hanno le persone …”.

In questo senso le Linee Guida per la predisposizione e attuazione dei progetti di presa in carico del Sostegno per l’Inclusione Attiva – SIA, pubblicate dal Ministero delle Politiche Sociali a inizio 2016 e accolte favorevolmente in Conferenza Stato-Regioni, descrivono accuratamente un impianto culturale che punta a una presa in carico multidisciplinare, a una solida governance pubblica del lavoro in rete, a una valutazione degli interventi dal punto di vista dell’effettivo beneficio alle famiglie, ma questo impianto ha un obiettivo di lungo periodo.

Come sottolineato dalla Presidente della Commissione Parlamentare per l’Infanzia e l’Adolescenza, on. Michela Vittoria Brambilla è essenziale “che sia reso effettivo il legame fra l’erogazione del beneficio e il rapporto con i servizi sociali locali che dovrà interessare tutti i membri del nucleo beneficiario. In sostanza, ci dovrà essere lavoro per gli adulti, ma anche scuola per i bambini, rispetto di determinati standard sanitari, eccetera. L’obiettivo primario deve essere l’inclusione sociale, per la crescita degli individui, delle famiglie e delle comunità, solo in questo modo si sconfigge davvero la povertà”.
 

 

Pochi giorni dopo la Conferenza, in una dichiarazione a Piattaforma Infanzia – progetto multifunzione dedicato alla condizione dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia e nel mondo, promosso da Fondazione L’Albero della Vita insieme a Fondazione Patrizio Paoletti – il Ministro Giuliano Poletti ha evidenziato proprio la centralità della creazione di condizioni affinché questa visione di accompagnamento delle famiglie possa attuarsi: “Abbiamo bisogno di lavorare nei nuclei familiari con minori sapendo che se i minori perdono delle opportunità ne porteranno il segno per tutta la vita …Oggi abbiamo un sostegno attivo al reddito e contemporaneamente un piano nazionale concordato con le regioni per aiutare i contesti locali, che sono quelli che devono sostenere, anche economicamente, la presa in carico delle famiglie in difficoltà. Abbiamo una quota di risorse che viene dal Piano Operativo Nazionale per l’inclusione e che destineremo a questo tipo di scelta, alla costruzione delle infrastrutture. Se non c’è un’infrastruttura permanente che fa con impegno questo lavoro, non riusciremo a cogliere il risultato che vogliamo”.

Sul fronte dei territori, l’Assessore al Reddito di Autonomia e Inclusione Sociale di Regione Lombardia Giulio Gallera ha evidenziato la necessità di costituire “reti di Inclusione Sociale che creino una sinergia a sostegno delle vulnerabilità tra tutti gli attori presenti sul territorio… Regione Lombardia ha sempre messo la famiglia al centro delle sue politiche sociali. Lo ha dimostrato ancora una volta con l’approvazione del Reddito di Autonomia 2016 e con l’introduzione di due nuove misure, il Bonus Famiglia e Nidi Gratis che azzera la retta dei nidi. Obiettivo è sostenere le famiglie vulnerabili sul piano economico e sociale e a rischio povertà e attivare la persona e la famiglia come protagonista della propria autonomia". Per realizzarlo, l’Assessore ha sottolineato la necessità di raccogliere intorno a un tavolo il volontariato, le istituzioni, le fondazioni, le aziende, in particolare, “… bisogna lavorare assolutamente per far recuperare alla famiglia le proprie capacità. Lo si fa con degli ambiti, con delle gestioni associate, non puoi avere degli specialisti in ogni comune”.

 

In questi ultimi cinque anni il Comune di Milano ha avviato numerose misure di contrasto alla povertà e di sostegno al reddito delle famiglie in condizioni di disagio socio economico”, spiega l’Assessore alle Politiche sociali del Comune di Milano, Pierfrancesco Majorino, alle elezioni comunali capolista PD in sostegno a Beppe Sala. “Sono stati complessivamente impiegati 154 milioni di euro, la cifra più alta spesa da un comune italiano in misure di integrazione del reddito, secondo l’analisi dell’Istituto di Ricerca sociale”. L’Assessore ha segnalato anche la frammentazione degli strumenti disponibili e il bisogno di ripartire dalla persona, cercando di costruire un progetto personalizzato e offrendo così una bussola per meglio orientarsi. “Abbiamo bisogno di fare sì che i diversi rivoli si integrino e lo strumento nazionale può essere la leva attraverso la quale si attua questa integrazione. Molto concretamente questo significa che se arriva il sostegno al reddito nazionale è bene che poi regioni ed enti locali lo alimentino e lo arricchiscano senza frammentare ulteriormente i percorsi”.

Hanno contribuito al dibattito anche Stefano Parisi, candidato sindaco del centrodestra, che ha sottolineato la necessità di migliorare la qualità dei servizi e di assicurare nel tempo livelli standard di qualità attraverso l’accreditamento di soggetti scelti con cura e monitorati nel tempo, lasciando alla famiglia più libertà di gestione dei propri bisogni e Marco Cappato, candidato sindaco dei radicali, che ha evidenziato l’urgenza del ri-orientamento degli investimenti infrastrutturali e il tema della prevenzione come strategia di contenimento dei costi, oltre alla necessità di mantenere la famiglia il più possibile in connessione con il mondo esterno per aiutarla ad aiutarsi.

 

 

Nelle conclusioni, Ivano Abbruzzi ha sottolineato che "sono stati molti gli spunti di convergenza oggi non solo per contenuti ma anche di volontà …I tre livelli governativo, regionale e comunale devono imparare a dialogare veramente bene non solamente a livello di principio, ma anche nelle prassi perché gli strumenti che si stanno mettendo in campo sono complementari e devono trovare punti di incontro proprio nel merito, con il fine di accompagnare le persone fuori dalla condizione di povertà, attraverso la valorizzazione delle loro capacità … Siamo per esempio in totale assenza di sistemi di misurazione che guardino effettivamente l’efficacia delle azioni che si mettono in campo e anche il loro impatto sociale”.

La Conferenza si è chiusa con questo messaggio di sguardo verso il futuro, a tutti i livelli istituzionali, a tutti coloro che operano per contrastare la povertà delle famiglie: è più che mai centrale misurare i risultati degli interventi attuali e futuri, per essere certi che il nostro aiuto arrivi a destinazione e contribuisca realmente al superamento duraturo delle difficoltà delle famiglie che vogliono farcela, che si sono coinvolte mettendoci tutta la loro fiducia, il loro impegno e la loro speranza.