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La riforma del mercato del lavoro è ormai da tempo al centro del dibattito politico italiano. In questi primi giorni del 2012 – un anno che si preannuncia difficilissimo per il nostro paese, in un quadro economico recessivo – Governo e sindacati stanno cercando di definire, attraverso il dialogo, quelle “nuove forme di sicurezza sociale” auspicate da Giorgio Napolitano nel suo tradizionale messaggio di fine anno: «Bisogna dunque ripensare e rinnovare le politiche sociali e anche, muovendo dall’esigenza pressante di un elevamento della produttività, le politiche del lavoro. Senza mettere in causa le dimensioni sociali del modello europeo, il rispetto della dignità e dei diritti dei lavoratori». Il Presidente della Repubblica ha del resto ricordato il ruolo decisivo svolto dai lavoratori e dalle loro organizzazioni in occasioni cruciali “per la salvezza e il progresso dell’Italia”, in ragione del loro “slancio costruttivo” e della “capacità di fare sacrifici”.
I temi sul tavolo sono molti e complessi, poiché chiamano al confronto le rappresentanze politiche e sociali sulla possibilità di dotare il nostro ordinamento giuridico di quelle “politiche attive” – già ad uno stadio maturo in altri paesi europei – che sono strumentali alla permanenza degli individui nel mercato del lavoro, nel contesto di economie post-industriali che si vanno caratterizzando sempre più per il rischio di carriere intermittenti ed occupazioni precarie.
Se il livello “nazionale” del dialogo sociale si appresta quindi ad affrontare una delle sfide più cruciali, in vista del superamento dello stato di difficoltà in cui versa l’Italia, la contrattazione territoriale si dimostra altrettanto dinamica nella ricerca di ricette efficaci per tamponare gli effetti più drammatici delle crisi aziendali, e nell’attivazione di reti di protezione sociale in grado di combattere la precarietà e di favorire la competitività delle imprese sul territorio.
Il “Patto per le politiche attive 2012”, siglato tra Regione Lombardia e parti sociali, rappresenta certamente un esempio concreto del contributo che la contrattazione territoriale può offrire alla definizione di politiche del lavoro che promuovano professionalità, competenza ed occupabilità.
L’iniziativa si situa nella cornice del Programma Regionale di Sviluppo per la IX Legislatura, che mira a promuovere l’apprendimento continuo e l’impiego del lavoratore in tutte le fasi della vita attiva: «I fabbisogni professionali del territorio devono essere previsti con tempestività e capillarità. Intensificare la relazione tra sistema educativo e mondo produttivo ed imprenditoriale significa realizzare una crescita competitiva del capitale umano lombardo. È dunque indispensabile la condivisione dello stesso linguaggio tra cittadini, istituzioni, operatori della formazione e del lavoro, imprese. Rispetto a questo scenario, l’elemento chiave per lo sviluppo competitivo del sistema produttivo lombardo, anche in chiave anticipatrice delle crisi aziendali e occupazionali, è rappresentato da una formazione in grado di favorire l’inserimento lavorativo e di accompagnare concretamente ed efficacemente i cambiamenti dei lavoratori nelle competenze e nelle professionalità richieste dal mercato del lavoro».
Sulla base dell’Accordo quadro del 6 dicembre 2011 e degli obblighi di attivazione in esso previsti – nell’ambito degli strumenti della Cassa Integrazione e della mobilità in deroga – il Patto delinea una serie di azioni mirate in primo luogo a potenziare il sistema dotale consolidatosi nelle pratiche di policy della Regione Lombardia durante questi anni: un modello integrato di servizi personalizzati, che per ogni tipologia di destinatari, metterà a disposizione diversi strumenti finalizzati alla ricollocazione dei lavoratori, anche attraverso il sostegno all’auto-imprenditorialità, o alla loro permanenza all’interno del sistema azienda mediante percorsi di riqualificazione. Da un lato, viene quindi confermata la “dote riqualificazione”, rivolta a coloro che hanno necessità di acquisire nuove competenze professionali; dall’altro, la “dote ricollocazione” – destinata a coloro che stanno perdendo il posto di lavoro pur essendo ancora collocati in cassa integrazione in deroga – sarà estesa, nel 2012, ai lavoratori e alle lavoratrici che sono disoccupati e iscritti alle liste di mobilità. Il Patto prevede inoltre l’apporto di risorse da parte delle imprese, degli enti bilaterali e dei fondi interprofessionali.
La Cgil Lombardia, per voce del segretario regionale Fulvia Colombini, valuta positivamente il Patto e ne descrive i contenuti: «Si prevede un maggior decentramento di ruoli e competenze verso il territorio, invertendo l’indirizzo centralistico della Regione. Si è concordato il rafforzamento dei tavoli di concertazione territoriale, sia istituzionali, sia delle parti sociali, rivolti all’individuazione dei bisogni formativi, delle necessità occupazionali, delle linee di sviluppo del territorio, del governo della rete degli enti formativi e di servizi al lavoro. Sarà realizzato un sistema di valutazione degli operatori: centri per l’impiego, enti di formazione, enti di servizi al lavoro, sulla base dei risultati della ricollocazione, affinché la libertà di scelta del lavoratore possa essere esercitata sulla base di informazioni trasparenti e disponibili. Verranno individuati modelli d’intervento per la gestione delle crisi aziendali di particolare rilevanza per favorire la ricollocazione delle persone».

Riferimenti

Il “Patto per le politiche attive 2012”

Il comunicato della Cgil Lombardia sulla firma del “Patto per le politiche attive 2012”

Il sito della Direzione Istruzione Formazione Lavoro con la normativa sugli ammortizzatori sociali in deroga

Il messaggio di fine anno del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano

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