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I rappresentanti delle parti sociali, Cgil, Cisl e Uil, Confcommercio, Confindustria, assieme all’Assessore provinciale alla salute e politiche sociali Ugo Rossi, hanno sottoscritto il 22 giugno scorso un Protocollo d’intesa per l’assistenza sanitaria integrativa che stabilisce la messa a punto di un modello a carattere territoriale, grazie al quale sarà possibile istituire un fondo che si rivolge ai lavoratori, dipendenti o autonomi, che non abbiano ancora un’assistenza sanitaria integrativa o che ne abbiano una legata a un fondo nazionale o aziendale. Il progetto ha preso avvio con la stipula – da parte della Provincia e delle parti sociali – di un primo Protocollo d’intesa nel dicembre 2009. L’obiettivo del secondo Protocollo è garantire una crescita dei servizi sanitari e promuoverne la diffusione capillare, in una prospettiva di contenimento delle risorse. Con la sottoscrizione ha preso così avvio un percorso per la costruzione di un sistema di assistenza sanitaria integrativa a carattere territoriale, guidato dalle parti sociali, che possa contribuire alla sostenibilità del sistema di welfare trentino.

"I fondi integrativi – ha detto l’assessore Rossi – avranno successo nella misura in cui lavoratori e aziende ci crederanno e decideranno di avvalersene. La logica è costruire uno strumento utile al sistema, ma utile anche a chi oggi nel sistema non c’è, quindi a tutti i cittadini che sono esclusi dagli strumenti attuali e potrebbero avvalersi invece di fondi integrativi previsti contrattualmente” (cfr. Comunicato stampa nei riferimenti). In questa cornice potrebbero rientrare anche gli assegni di cura. Una delle novità del fondo sarebbe proprio quella di concentrarsi su settori ad oggi scoperti, come l’odontoiatria, prevedendo l’abbattimento delle rette, il rimborso del ticket e sul lungo periodo anche delle rendite quando venga a mancare l’autosufficienza.

Lo strumento della bilateralità, previsto dalla legge sui fondi integrativi sanitari territoriali, cerca di coniugare due esigenze: da un lato fornire sostegno finanziario alle persone nel momento in cui si trovano ad affrontare situazioni difficili e permanenti (ad esempio la non autosufficienza), dall’altro cercare di mantenere il flusso di risorse dentro il sistema delle entrate territoriali e far sì che il suo utilizzo sia coerente con la programmazione pubblica del sistema sanitario. I dati sulla spesa sanitaria dei privati mostrano inoltre che c’è domanda di assistenza sanitaria integrativa: il 46% della spesa riguarda l’acquisto di farmaci, il 37% le prestazioni sanitarie e
il 16% i ricoveri ospedalieri (Database Istat).

Dopo una prima fase di confronto con le parti sociali, in cui sono stati individuati i temi e le criticità da elaborare e risolvere, il Protocollo ha definito i prossimi passaggi.Dovrà essere nominato un gruppo tecnico per la redazione del progetto di assistenza sanitaria integrativa territoriale, e successivamente predisposti gli atti necessari alla costituzione del fondo sanitario integrativo da sottoporre all’approvazione delle parti firmatarie del Protocollo di intesa. Saranno contestualmente definite le strutture di governance incaricate di prevedere forme di indirizzo e controllo – concordate tra amministrazione e parti sociali – per la gestione del futuro “Ente sanitario integrativo territoriale”. Da valutare poi la possibilità di estendere il sistema di fondi sanitari integrativi anche ai cittadini non lavoratori dipendenti e ai pensionati, altrimenti esclusi dalla consolidata tipologia dei fondi di natura contrattuale. Saranno infine individuati gli opportuni interventi agevolativi di natura tributaria, da proporre con una specifica norma di legge, in favore dei soggetti e delle aziende aderenti al progetto territoriale di assistenza sanitaria integrativa. Tra i punti conclusivi del documento c’è anche una nota sulla Provincia che si dovrà impegnare come datore di lavoro «a promuovere l’adesione al fondo dei dipendenti di tutte le articolazioni della pubblica amministrazione, della scuole e della sanità».

La firma del Protocollo è stata considerata da tutte le parti coinvolte una tappa importante del lavoro comune improntato alla ricerca di strumenti innovativi a favore della sostenibilità e dell’estensione dei servizi ai cittadini del territorio trentino, con un’attenzione particolare alla possibilità di sviluppare strumenti contrattuali coerenti con l’esercizio dell’autonomia attribuita alle Regioni a statuto speciale. Le ragioni per costituire un fondo sanitario territoriale nascono dalla crescente domanda di prestazioni e servizi, connessa in larga parte all’invecchiamento della popolazione, e dall’esigenza di presidiare settori scoperti come l’odontoiatria e, sul lungo
periodo, anche la non-autosufficienza. Un
fondo territoriale pubblico consentirebbe di far confluire tutti i versamenti già previsti
dalle categorie, riuscendo al contempo a far rimanere le
risorse destinate ai fondi sul territorio locale. Per quanto poi la sanità pubblica in Trentino funzioni ottimamente e nessuna delle forme previste nel protocollo intenda sostituirsi in qualsiasi misura all’offerta vigente, le parti coinvolte concordano sulla scelta di una governance bilaterale del fondo, proprio per evitare il rischio che la Provincia
dismetta quanto già è erogato come sanità pubblica.

Di questo accordo e del Fondo integrativo sanitario si era peraltro già discusso in occasione del Festival dell’Economia di Trento, che si è svolto dal 31 maggio al 3 giugno 2012. Al centro del dibattito vi era proprio il tema di come preservare la territorialità dei fondi e farli rimanere nell’ambito del sistema tributario locale, e di come evitare che venga smantellato ciò che è già garantito dal sistema sanitario provinciale. Roberto Pallanch (Coordinamento imprenditori), Michele Bezzi (Cisl), Franco Ianeselli (Cgil) e Walter Largher (Uil), si erano confrontati durante l’incontro, dando di fatto già allora il via libera alla creazione di un fondo sanitario integrativo bilaterale.

L’attivismo della provincia di Trento sul fronte dei fondi integrativi non rappresenta una novità, come testimonia, ad esempio, il Fondo previdenziale territoriale Pensplan. Per tornare al settore sanitario, già nel maggio 2011 era stato creato un fondo in grado di coprire prestazioni sanitarie integrative – dal dentista alla prevenzione – a tutti i 18mila lavoratori delle cooperative trentine. Si era trattato del primo fondo sanitario integrativo territoriale costituito in Italia, ed anche della prima sperimentazione di quei fondi integrativi che la Provincia di Trento intende promuovere – anche con incentivi fiscali alle imprese aderenti – per tenere in Trentino quel 30% della spesa sanitaria che oggi le famiglie destinano alla spesa privata.

L’iniziativa, maturata all’interno del patto per le politiche del lavoro e del welfare, è stata firmata l’11 maggio 2011 tra Federazione delle coop e sindacati Cisl, Cgil e Uil. L’accordo istituiva un tavolo permanente di consultazione, dal quale sono poi nati il nuovo ente bilaterale della Cooperazione e il fondo integrativo sanitario territoriale. Nel patto era anche compresa la sollecitazione alle coop perché sviluppassero i servizi anche dal lato dell’offerta. Il fondo sanitario è decollato in tempi brevi perché si è innestato sull’esperienza della mutua Cooperazione Salute, che ha coinvolto fino ad oggi 10 mila lavoratori della Cooperazione trentina, con una raccolta di contributi intorno ai 2,5 milioni di euro.
 “La contribuzione media degli associati è di 109 euro annui – ha spiegato Michele Odorizzi, Presidente della Cooperazione Salute – ma il rimborso medio erogato è di 180 euro”. La sanità integrativa copre spese come quelle odontoiatriche, ma anche quelle impreviste di 600-700 euro che oggi conducono le famiglie a situazioni di povertà.


L’obiettivo è quello di estendere i benefici di questo istituto contrattuale a tutti i 18 mila lavoratori coop, costituendo un fondo intercategoriale e territoriale che salirà ad almeno 3,5 milioni di raccolta. Ma l’obiettivo ancora più ambizioso è l’estensione del fondo agli amministratori delle cooperative – circa 5.000 – per i quali la contribuzione può salire a 300 euro l’anno. Allargando la platea si potrebbero affrontare anche prestazioni più costose, come quelle per gli anziani non autosufficienti.

 

Riferimenti

Il testo del Protocollo d’intesa per l’assistenza sanitaria integrativa

Cooperazione salute. Società di mutuo soccorso

Comunicato stampa del 22 giugno 2012: Assistenza sanitaria integrativa, firmato il protocollo d’intesa

Pensplan – Progetto della Regione Trentino Alto Adige/Südtirol per la promozione e lo sviluppo della previdenza complementare a carattere locale

 

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