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I Paesi Baschi sono oggi una delle più sviluppate e produttive Comunità Autonome della Spagna. Sebbene il territorio accolga solo il 4,7% della popolazione spagnola, la Comunità contribuisce per oltre il 6% al PIL. In particolare, nel quadro dell’innovazione regionale nell’area OCSE, i Paesi Baschi si situano in una fascia medio-alta rispetto ai principali indicatori (cioè all’interno di un gruppo di regioni caratterizzate da una forza lavoro altamente qualificata e da un comparto industriale che può giovarsi dell’esistenza di settori trainanti di carattere innovativo in cui prevalgono creatività, progettazione ed investimento in beni immateriali, che si affiancano alle tradizionali attività manifatturiere [OCSE, 2011, “Reviews of Regional Innovation. The Basque Country”]).
Si tratta di risultati ragguardevoli per una comunità politica segnata da una violenza terroristica in grado di scuotere in profondità gli equilibri sociali, e da fasi di difficile ristrutturazione industriale. In effetti, durante gli anni Settanta e Ottanta, i principali settori produttivi del paese (cantieristica navale, acciaierie ed utensilerie) sono entrati in una profonda crisi, che ha condotto a livelli drammaticamente elevati di disoccupazione e alla migrazione verso altri centri economici della Spagna. Solo una coraggiosa politica di ristrutturazione industriale (chiamata “Prima grande trasformazione”) ha favorito la nascita di una serie di poli tecnologici di importanza strategica per lo sviluppo economico della regione.
Esiste tuttavia oggi, nella classe politica basca, la consapevolezza che la crisi economica che ha investito negli ultimi anni l’Europa richiede una serie di passi ulteriori nella direzione di un’innovazione estesa a tutti gli ambiti della vita comunitaria, in particolare nel settore sanitario ed in quello sociale. Per una regione che presenta tassi di invecchiamento rapido della popolazione – anche a fronte di scarsi flussi migratori in ingresso – le sfide future dello sviluppo non sono meno complesse di quelle affrontate nel recente passato.
E’ in questa cornice che Juan José Ibarretxe Markuartu, primo ministro basco dal 1999 al 2009, ha redatto un interessante rapporto sulla linea politica adottata nei Paesi Baschi nell’ultimo decennio. Si tratta di un progetto politico che si ispira, come sottolinea Ibarretxe, alla visione di un “paese in pace, orgoglioso delle sue radici e tradizioni, tollerante e rispettoso delle diversità, altamente produttivo e che compete grazie ad un popolo coeso, che usa la sua creatività e che lavora responsabilmente all’interno di progetti condivisi e in contesti internazionali aperti”.
A partire dalla fine degli anni Novanta, la politica economica e quella sociale basca si sono sempre più orientate all’impiego degli strumenti dell’innovazione, favorendo la nascita di network pubblico-privati che garantissero un efficiente utilizzo delle risorse in chiave di sviluppo umano sostenibile. In particolare, nel 1997, il governo basco ha creato il “Network Basco per la Scienza, la Tecnologia e l’Innovazione”, una rete tra soggetti pubblici e privati destinata a confluire, nel 2007, nell’Agenzia Basca per l’Innovazione. Quest’ultima è un’organizzazione non profit che ha la missione di coordinare e promuovere i processi di innovazione sociale nella regione, incoraggiando lo spirito imprenditoriale e la creatività nei settori produttivi e nel sociale. All’interno dell’Agenzia operano membri del “Network Basco per la Scienza, la Tecnologia e l’Innovazione”, imprese private, istituzioni pubbliche e rappresentanti delle organizzazioni sindacali.
Il rapporto di Ibarretxe analizza la matrice fondamentale delle riforme politiche in atto nei Paesi Baschi, individuando tre assi fondamentali: la crescita economica, la coesione sociale e la sostenibilità ambientale.

Crescita economica
Sin dai tempi dello Statuto di Guernica, che concesse autonomia alla Comunità basca, la scelta dei governi che si sono succeduti è stata nel segno dell’impegno a mantenere la centralità dell’economia reale nel paese, anche a discapito di quella finanziaria. Per fare ciò è stato necessario da subito garantire una efficace collaborazione tra pubblico e privato per la costruzione di poli industriali altamente tecnologici. A partire dagli anni Novanta, il fuoco della strategia di sviluppo economico si è duplicato, investendo anche il settore delle politiche sociali, che hanno trainato lo sviluppo di quelle aree del paese che avevano più risentito della ristrutturazione industriale degli anni precedenti. Se negli anni Ottanta il ruolo dell’autorità pubblica era stato cruciale per organizzare il rilancio della produzione industriale, nel corso del decennio successivo gli sforzi sono andati nella direzione della valorizzazione degli investimenti privati nel settore dei servizi pubblici e del potenziamento del ruolo proattivo degli stakeholders locali.
Nell’ultima decade, la strategia è stata nuovamente aggiornata, centrando l’attenzione sulla necessità di potenziare il capitale umano presente sul territorio, attraverso l’investimento in educazione, ricerca e innovazione sociale. Tra i protagonisti cruciali di questa fase figurano le università basche ed i sei “Basic and Excellence Research Centers”, creati negli ultimi anni ed operanti nei settori della biologia, dei materiali, della matematica applicata e delle neuroscienze.

Coesione sociale
Nel trattare questo tema, Ibarretxe cita Confucio: «Quando la prosperità arriva non usatela tutta». In effetti, la coesione sociale è tanto più solida quanti più individui sono posti nelle condizioni di vivere una vita dignitosa ed indipendente, e questo stato delle cose deriva a sua volta da politiche inclusive, i cui costi impongono – con una lungimiranza che non sempre ha caratterizzato alcuni governi europei – un impiego efficiente ed il più possibile razionale delle risorse da parte della pubblica amministrazione. Lo sviluppo umano sostenibile che i Paesi Baschi stanno tentando di realizzare in questi anni intercetta, in una prospettiva di efficacia ed efficienza, cinque fondamentali direttrici: educazione e formazione di eccellenza, qualità delle cure sanitarie, inclusione sociale, uguaglianza di genere e promozione della cultura basca. Come si può verificare nella parte del rapporto (allegato nei riferimenti) che riassume i risultati, i dati sono incoraggianti. I Paesi Baschi hanno la percentuale più alta in Europa di laureati nei settori scientifici e tecnologici (il 27%, seguiti dalla Francia con il 20%): un aspetto, questo, molto promettente per i processi innovativi del sistema economico e sociale del paese. Colpisce anche il fatto che nel 2000 il rischio di povertà per la popolazione basca fosse pari al 17% (sopra la media europea che si fermava al 16%), mentre nel 2007 la percentuale sia scesa al 14,8% (sotto quella europea che è salita, nel frattempo, al 17%).
Nell’ambito della salute, il sistema sanitario basco (“Osakidetza”) si trova ad affrontare – come molti altri paesi europei – la sfida di aumentare la qualità di vita degli individui nell’età anziana (una scelta condizionata anche dal trend demografico della regione). La strategia del Piano sanitario 2002-2010 ha puntato al coordinamento dei servizi sul territorio – rafforzando la collaborazione tra il livello provinciale e quello municipale nella lettura dei bisogni, sempre più articolati, della popolazione – ma anche al finanziamento di ricerca, sviluppo ed innovazione in campo sanitario. L’obiettivo che viene ritenuto imprescindibile dal governo basco è la tutela di un servizio sanitario di carattere universalistico – l’unico ritenuto capace di garantire realmente condizioni di inclusione sociale per la comunità – pur nella consapevolezza che la scarsità delle risorse richiede un impegno senza precedenti in politiche che promuovano efficienza ed efficacia. Anche qui la partnership tra pubblico e privato diventa strategica.
Ne è un esempio l’iniziativa “Market and Policy Development for an Aging Society Conference: New Avenues to fill the gap between Health and Welfare Demands and Effective ICT Solutions”. Si tratta di un convegno che avrà luogo a Bilbao dal 27 al 29 giugno 2012, e che ha tra i suoi promotori Osakidetza. Il gap tra salute, domanda di welfare e tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ITC) sarà oggetto, in quella sede, di un ampio confronto tra amministratori pubblici e stakeholders (imprenditori, fornitori di servizi sanitari pubblici e privati, professionisti nel campo sanitario e nel sociale, esponenti del mondo non profit, rappresentanti dell’industria bio-medica, ricercatori ed utenti) con l’obiettivo di diffondere buone pratiche e conoscenza esperta sui temi, ma soprattutto di promuovere strategie e partnership di innovazione nei servizi alla popolazione anziana, ed in particolare a quella non autosufficiente.

Sostenibilità ambientale
In esito ad un processo consultivo che ha visto la partecipazione di esperti, rappresentanti dei diversi livelli di governo e attori economici e sociali, il governo basco ha varato, nel 2002, la “Basque Environmental Strategy of Sustainable Development 2002-2020”, che mette a fuoco sei fondamentali condizioni per una strategia di sviluppo sostenibile per l’ambiente: il miglioramento della legislazione ambientale; la sensibilizzazione delle imprese e dei consumatori sui temi ambientali; un policy-making trasversale; il coinvolgimento di tutti i soggetti pubblici e privati nella gestione responsabile dell’ambiente; la promozione della ricerca nei settori più direttamente coinvolti nello sviluppo sostenibile; la cooperazione internazionale nella tutela dell’ambiente. Sotto il profilo delle fonti energetiche sono state individuate quattro linee di azione, legate all’efficienza dei consumi, all’incremento delle fonti rinnovabili, all’investimento nelle infrastrutture per combattere gli sprechi e alla ricerca nel settore energetico.

Il rapporto di Ibarretxe ha il grande merito di descrivere un caso, quello basco, di ancoraggio dello sviluppo umano all’economia reale. Si tratta di uno spunto prezioso di riflessione nel tempo presente, testimone degli effetti di una crisi che, iniziata nel 2008, mette oggi a nudo molte delle fragilità delle economie finanziarie occidentali. Certamente, i Paesi Baschi non saranno risparmiati dalle conseguenze di queste turbolenze internazionali, e i bilanci, per la società basca, dovranno essere rivisti. Rileva tuttavia sottolineare l’importanza che viene sempre più diffusamente riconosciuta ad una nuova alleanza tra soggetti pubblici e privati, in nome di uno sviluppo sostenibile che rivitalizzi e “coaguli” la capacità di innovazione sociale spesso dispersa sul territorio, e bisognosa di nuovi ed efficienti processi di governance.

 

Riferimenti

Il Rapporto “The Basque Case: A Comprehensive Model for Sustainable Human Development”

Basque Environmental Strategy of Sustainable Development 2002-2020
 

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