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Il 15 gennaio 2017 si è concluso il Piano Territoriale di Conciliazione per il biennio 2014-2016 promosso da Regione Lombardia che, con l’emanazione di una nuova Delibera della Giunta Regionale (DGR), ha dettato le linee per implementare ulteriori azioni a diffusione della cultura di conciliazione vita-lavoro e sperimentare nuove progettualità sul territorio nei prossimi due anni.


Le Reti territoriali di conciliazione: una sfida dentro le nuove ATS 

L’esperienza dei Piani territoriali di conciliazione lombardi è caratterizzata dalla costruzione e sottoscrizione di accordi costitutivi di Reti territoriali, in grado di sviluppare sinergie operative tra i diversi stakeholder e valorizzare approcci pluridisciplinari, grazie alla messa in rete di servizi e all’implementazione di interventi a sostegno della conciliazione.

Le Reti territoriali per la conciliazione (RTC) sono un modello di azione integrata presenti dal 2010 e sono costituite da attori pubblici e privati impegnati a promuovere azioni sul tema della conciliazione, attraverso una modalità che ha permesso di ripensare e valorizzare anche il territorio e i tanti stakeholder che operano al suo interno. Le Reti mirano a dar vita a processi locali partecipati, volti a sostenere la costruzione e lo sviluppo di un sistema coerente di politiche e di azioni per la conciliazione famiglia‐lavoro, con particolare riferimento alle esigenze espresse dal territorio e alle risorse presenti (il nostro Laboratorio ha dedicato alle RTC un capitolo del Primo Rapporto sul secondo welfare e uno del Secondo Rapporto).  

La riforma sanitaria lombarda ha portato nel 2015 ad un’evoluzione del sistema sanitario e socio-sanitario, riorganizzando le 15 ASL in 8 ATS (Agenzie di Tutela della Salute). Il nuovo assetto comporta un cambiamento nell’organizzazione delle Reti territoriali di conciliazione che per il nuovo Piano 2017-2019 dovranno essere accorpate secondo le nuove macro aree (la DGR specifica che ogni Rete potrà comunque prevedere un’organizzazione interna con sottogruppi, anche al fine di valorizzare le peculiarità dei diversi territori). Questo cambiamento è significativo soprattutto per quelle aree territoriali in cui il passaggio da ASL ad ATS ha unito, sotto un’unica agenzia, zone con tessuti produttivi e demografici profondamente diversi – si pensi fra tutti ad ATS Città Metropolitana di Milano che ha racchiuso le ex ASL di Milano, Milano 1, Milano 2 e Lodi. Il nuovo assetto richiederà dunque un grande sforzo dal punto di vista della governance al fine di salvaguardare le diversità evitando una polverizzazione delle azioni e delle risorse a scapito dell’efficacia e dell’impatto progettuale. A tale scopo risulta di fondamentale importanza costituire, come previsto dalla DGR, un Comitato di programmazione, valutazione e monitoraggio che abbia una natura rappresentativa dei territori appartenenti alla Rete.


I risultati raggiunti fino ad oggi

L’esperienza delle Reti, sviluppata attraverso le Alleanze locali di conciliazione, ha permesso dal 2011 ad oggi di far emergere i bisogni del territorio e una maggiore integrazione tra i progetti realizzati e la programmazione sociale territoriale. Inoltre la significativa partecipazione volontaria dei soggetti locali pubblici, privati e appartenenti al terzo settore ne ha favorito il coinvolgimento a diversi livelli: nella progettazione, nell’erogazione dei servizi e anche nella compartecipazione economica, con il raggiungimento di una percentuale di cofinanziamento pari al 40% (elemento fondamentale per l’efficacia delle azioni).

Come indicato in DGR, dall’ultimo monitoraggio delle azioni progettuali effettuato a ottobre 2016, risulta che le 63 Alleanze locali di conciliazione hanno sviluppato 63 progetti, raggiungendo 47.022 persone e 1.885 imprese. Inoltre, a riprova del grande interesse suscitato, il numero di enti aderenti alle reti territoriali è di 1.104, aumentato del 138% rispetto alla prima sperimentazione nel triennio 2011–2013.

Delle azioni progettuali implementate in questi anni è possibile sottolineare diversi aspetti virtuosi. Innanzitutto la rete come strumento di governance, seppur con un investimento iniziale in termini di sforzo organizzativo, ha facilitato azioni tese al cambiamento delle regole e del sistema sul lungo periodo (promuovendo inedite alleanze tra pubblico e privato). Inoltre si rileva una progressiva familiarizzazione e alfabetizzazione rispetto al tema della conciliazione vita-lavoro da parte dei soggetti coinvolti. Si può affermare, infine, che la sperimentazione sta ormai lasciando il posto ad una nuova fase che possiamo definire di innovazione in cui, in termini di disseminazione, è significativo il numero di output – in forma di prodotti e modelli – che possono essere diffusi e riproposti in altri territori, senza ripartire “da zero” e con l’obiettivo di fare sistema.

Le criticità sono strettamente legate al già citato problema della rappresentanza territoriale a fronte dell’istituzione delle ATS. Questo pone ulteriormente l’accento sulla necessità da parte dei capofila di saper animare la propria Rete, mantenendo l’interesse al coinvolgimento di tutti gli stakeholder (le esperienze pregresse hanno evidenziato una particolare difficoltà nel coinvolgimento del mondo imprenditoriale che però si è poi rivelato essere il soggetto fondamentale per l’efficacia delle azioni).


Prospettive e tempistiche della nuova delibera

La DGR indica come finalità la riorganizzazione delle Reti territoriali all’interno delle ATS, l’integrazione dei piani con l’offerta già esistente sul territorio e la diffusione della cultura della conciliazione nelle imprese. Per perseguire queste finalità la Regione ha messo a disposizione due milioni e mezzo di euro al quale potrà aggiungere ulteriori risorse.

Le azioni sulle quali si intende puntare sono: sviluppo e riorganizzazione della Rete; diffusione della cultura della conciliazione (Regione Lombardia intende elaborare un brand di conciliazione); azioni di time saving, di assistenza, sostegno all’autoimprenditorialità femminile; infine (alla luce delle novità introdotte in tema di welfare aziendale con le Leggi di Stabilità 2016 e 2017) supporto a MPI in tema di defiscalizzazione, contrattazione territoriale, accordi di secondo livello, piani di congedo e di flessibilità; modalità di lavoro flessibili e spazi di lavoro condivisi.

Ad ulteriore supporto saranno messe a disposizione le risorse del Fondo Sociale Europeo (2 milioni e mezzo di euro) per azioni che riguarderanno: erogazione di voucher per servizi per l’infanzia (es. centri prima infanzia, nido, baby-sitting, ludoteca, altri); servizi pre e post scuola; servizi nei periodi di chiusura delle scuole (grest estivi, centri invernali e pasquali); attività sportive, culturali, e ludiche per figli minori e adolescenti.

Le Reti avranno tempo fino al 28 febbraio per inviare alla Regione un Documento territoriale di indirizzo sulla conciliazione che indichi le priorità di azione e le linee strategiche che si intendono adottare al fine di costruire la manifestazione di interesse destinata alle Alleanze, già esistenti o nuove – che intendono candidarsi a promuovere azioni -, e presentare entro fine maggio il Piano territoriale di conciliazione.


Riferimenti

DGR 5969/2016 Politiche di conciliazione dei tempi lavorativi con le esigenze familiari

Madama I. e Maino F. (2013), La conciliazione famiglia-lavoro: le reti territoriali in Lombardia, in Maino F. e Ferrera M. (2013), Primo Rapporto sul secondo welfare in Italia, Torino, Centro di Ricerca e Documentazione Luigi Einaudi. 

Maino F. e Gobbo M. (2015), Reti territoriali per la conciliazione e alleanze locali in Lombardia, in Maino F. e Ferrera M. (2015), Secondo Rapporto sul secondo welfare in Italia, Torino, Centro di Ricerca e Documentazione Luigi Einaudi.