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Il 14 dicembre davanti alla Commissione Sanità e Politiche Sociali del Consiglio Regionale della Lombardia e alla presenza del Presidente Raffaele Cattaneo, è stato presentato il policy paper "Esperienze di secondo welfare in Lombardia: a che punto siamo". Il documento, redatto da Giulio Pasi su mandato di Éupolis Lombardia, si propone di inquadrare il tema del secondo welfare – definendo contesto di sviluppo, dimensioni, opportunità, rischi e prospettive – ed offrire dati e informazioni che permettano di comprenderne la diffusione (e l’ormai evidente rilevanza) sul territorio lombardo.

Il documento, dopo aver fornito un’analisi dei caratteri e delle dimensioni del secondo welfare nel contesto italiano, dà conto dell’importante ruolo che il secondo welfare ha assunto nell’ambito lombardo, presentando dati e casi di particolare rilievo in tal senso. A fronte dei numeri e delle esperienze descritte, l’intento è chiarire come l’ente regionale possa giocare un ruolo di primo piano per sostenere, diffondere e governare pratiche e approcci di secondo welfare quanto mai fondamentali per la tenuta del modello sociale lombardo.

Alla presentazione sono intervenuti Paolo Pinna, Dirigente di Struttura Area Sociale e Territoriale Éupolis Lombardia, e Guido Gay, Project leader Éupolis Lombardia – che hanno introdotto e descritto i contenuti principali del paper – e Lorenzo Bandera di Percorsi di secondo welfare – che ha invece presentato più approfonditamente alcune esperienze citate nel policy paper.
 

Alcuni numeri

Il paper offre diversi dati interessanti che permettono di comprendere come il secondo welfare sia ormai una realtà affermata all’interno del Paese e, in particolare, in regione Lombardia.

Ad esempio, il paper evidenzia come il 41,9% delle imprese lombarde attualmente offra ai propri dipendenti programmi di welfare aziendale. Il fenomeno è diffuso prevalentemente nelle imprese di grandi (75,2%) e medie dimensioni (50,7%), ma risulta sempre più significativo anche nelle piccole (30,1%) e micro imprese (23,8%) – che notoriamente costituiscono lo zoccolo duro del sistema imprenditoriale del Paese – con percentuali superiori rispetto al resto d’Italia

Tra gli attori protagonisti del secondo welfare, come noto, ci sono anche le organizzazioni del terzo settore. Anche in questo caso si evidenzia come la Lombardia presenta numeri significativi: circa il 15,3% delle realtà non profit che operano in Italia (46.141 unità) hanno sede sul territorio regionale ed impegnano quasi un milione di persone tra personale retribuito (210.000 persone) e volontari (793.000). In questo senso è interessante sottolineare come tra il 2001 e il 2011 le organizzazioni non profit lombarde siano aumentate di circa il 38% (e il loro personale addirittura del 61,2%) con tassi molto più alti rispetto a quelli nazionali.

Il paper, inoltre, sottolinea come in Lombardia abbiano sede alcuni degli attori più importanti che operano per la diffusione e la crescita del secondo welfare. In regione, ad esempio, ha sede Fondazione Cariplo, la più importante Fondazione di origine bancaria del Paese. Questa realtà, grazie a un patrimonio di quasi 7 miliardi di euro, ogni anno finanzia e sostiene importantissime attività sul fronte del welfare, contribuendo in maniera significativa a contrastare alcune difficoltà che sta affrontando l’attore pubblico per rispondere a rischi e bisogni sociali che riguardano i cttadini lombardi. Nel solo 2015 Fondazione Cariplo ha permesso di realizzare ben 1.076 interventi sul territorio grazie a 159 milioni di euro in erogazioni, che per circa la metà sono state destinate all’ambito sociale.


Esperienze interessanti

Il documento, oltre ai numeri, descrive e approfondisce anche alcune esperienze significative di secondo welfare sviluppate in Lombardia. Tra di esse ci sono le Fondazioni Comunitarie e le Reti Territoriali di Conciliazione Lombarde, che sono state approfondite da Lorenzo Bandera, ricercatore di Percorsi di secondo welfare, nel corso della presentazione. Di cosa si tratta?

Le Fondazioni Fondazioni di comunità – realtà di cui il nostro laboratorio si è ampiamente occupato sia nel Primo che nel Secondo Rapporto sul secondo welfare – rappresentano attori di primo piano nell’orizzonte del secondo welfare lombardo. Queste istituzioni filantropiche, che intendono favorire lo sviluppo della qualità della vita delle proprie comunità di riferimento, agiscono infatti come enti di erogazione che, favorendo il dono, offrono contributi economici alle organizzazioni non profit, sostenendone gli interventi e favorendo la produzione di attività e servizi per rispondere ai bisogni emergenti sui territori. Grazie all’azione promotrice di Fondazione Cariplo, in Lombardia sono oggi presenti 15 delle 38 fondazioni comunitarie italiane. Tali realtà nel solo 2015, grazie a un patrimonio complessivo di 255 milioni di euro, hanno raccolto oltre 7.000 donazioni (per un valore totale di 12 milioni di euro) ed erogato 23,4 milioni di euro a favore di oltre 1.800 interventi, in gran parte realizzati nell’ambito dell’assistenza sociale.

Le Reti Territoriali di Conciliazione (di cui, anche in questo caso, il nostro Laboratorio si è occupato sia nel Primo che nel Secondo Rapporto) invece, sono parte di quel percorso innovativo avviato da Regione Lombardia nell’ambito delle politiche di conciliazione. In tal senso le RTC, partite nel 2010, si propongo di coinvolgere una vasta platea di attori, sia pubblici che privati, in grado di collaborare alla realizzazione di interventi di work-life balance. Negli ultimi anni le Reti, ormai presenti su tutto il territorio regionale, hanno permesso di definire modelli di governance innovativi e più funzionali e, al tempo stesso, di valorizzare una progettazione congiunta pubblico-privata coniugando le esigenze di cura e di lavoro delle famiglie con il forte bisogno di investimento in termini di promozione del capitale umano. Attraverso la creazione di arene di governance multilivello e multi attore, le RTC sono state finora capaci di dar vita a processi locali partecipati e sostenere la costruzione e lo sviluppo di un sistema coerente di politiche e di azioni per la conciliazione famiglia-lavoro, dando apparentemente il via a una nuova fase volta a favorire cambiamenti culturali, organizzativi e istituzionali.


Prospettive di policy

Al fine di supportare tale vision, nella parte finale del documento si offrono anche alcune indicazioni di policy, utili a rafforzare pratiche già in atto e dare impulso a iniziative future. Il paper, ad esempio, propone di:
  • riconoscere l’importanza del secondo welfare per il sistema sociale lombardo sul piano politico-istituzionale, attribuendo agli attori che lo compongono la possibilità di rappresentanza e interlocuzione con le istituzioni regionali;
  • sostenere e incentivare il secondo welfare introducendo misure premiali che sostengano i soggetti che lo compongono e/o che potrebbero rafforzarne le attività tanto quanto la propensione a sviluppare sinergie e reti locali;
  • facilitare l’insorgere di strumenti adeguati per una governance partecipata del secondo welfare, come la Consulta del secondo welfare, così da trarre vantaggio da quanto già opera nel tessuto sociale regionale, consentendo l’attivazione di politiche sociali più mirate ed efficaci, sia in termini di risposta ai rischi e bisogni, sia per quanto concerne i costi e la dimensione di impatto finanziario.

Tali misure potrebbero favorire lo sviluppo di una politica pubblica regionale realmente in grado di stenere e accompagnare la nascita, e poi governare lo sviluppo, di un ecosistema favorevole alla proliferazione di iniziative di secondo welfare. In questo senso, si configurerebbe un contesto maggiormente adeguato ad esperienze in grado di coniugare il ridmensionamento della spesa pubblica con lo sviluppo di interventi che rispondando a bisogni sociali che il pubblico oggi fatica ad affrontare in maniera coerente, efficace ed efficiente.


Riferimenti

Scarica il policy paper "Esperienze di secondo welfare in Lombardia: a che punto siamo"