Il progetto Paidia (Παιδία), ideato da Sumo Società Cooperativa Sociale e selezionato dalla fondazione Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, ha realizzato una Call for Pojects che ha permesso di selezionare 14 progetti per sviluppare servizi innovativi per l’infanzia in Comuni veneti in cui l’offerta per la fascia 0-3 anni è carente.

Questi progetti stanno partecipando a una fase di pre-incubazione in cui, grazie al confronto con esperti e consulenti, stanno potenziando le idee proposte in termini di visione e sostenibilità economica. Alla fine del percorso, che si sta concludendo proprio in questi giorni, una giuria composta da esperti e docenti dell’Università Ca’ Foscari di Venezia di selezionare i 6 progetti che saranno ammessi alla fase finale di incubazione e, in caso di avvio dei progetti proposti, avranno la possibilità di accedere ai premi finali1.

Andiamo ad approfondire brevemente quanto accaduto in questa fase del progetto e le prossime fasi dello stesso.

Le caratteristiche dei progetto pre-incubati da Paidia

I 14 progetti selezionati da Paidia si sono distinti per il loro contenuto innovativo e per la modalità in cui propongono di erogare i servizi. Queste iniziative mirano a introdurre nuove soluzioni nell’ambito dei servizi per l’infanzia, essenziali per affrontare le sfide poste da un tasso di fertilità estremamente basso nel nostro Paese. La capacità di innovare in questo settore è cruciale: può non solo migliorare la qualità della vita delle famiglie, facilitando la conciliazione tra vita lavorativa e familiare, ma anche amplificare gli impatti positivi delle politiche di supporto alla prima infanzia. Individuare e valorizzare approcci originali e sostenibili è uno degli obiettivi del Progetto Paidia.

Una prima analisi dei progetti presentati ha dimostrato che, grazie anche al percorso di formazione e accompagnamento previsto dal Progetto, le aree di intervento per innovare e trasformare il settore sono molteplici. È noto che solo meno di un terzo dei bambini nel Veneto accede a servizi educativi per l’infanzia, con significative disparità tra Comuni grandi e piccoli, tra aree montane e non. L’apertura di spazi e attività non solo ai frequentatori abituali, ma anche alle persone i cui bambini non sono iscritti ai servizi educativi fino a tre anni — sia a causa della mancanza di posti disponibili, delle difficoltà economiche legate alle spese, o per una scelta personale — rappresenta una strategia inclusiva volta a estendere i vantaggi dell’educazione strutturata a un pubblico più ampio.

Molti genitori, per varie ragioni, preferiscono soluzioni di cura informali, spesso senza riconoscere il valore educativo e stimolante che contesti formali possono offrire nei primi anni di vita dei bambini. Inoltre, anche il coinvolgimento diretto dei genitori nelle attività educative rappresenta un’innovazione notevole. Questo approccio va oltre il semplice accompagnare e ritirare i bambini, invita invece i genitori a partecipare attivamente nei luoghi e nelle attività insieme ai professionisti. Questa interazione permette un confronto costruttivo con altre famiglie, ma anche un’opportunità unica per i genitori di comprendere e valorizzare l’importanza dell’educazione precoce.

Attenzione poi sull’interazione con la comunità di riferimento, inclusa la partecipazione di figure non convenzionali nei contesti educativi per l’infanzia, come gli anziani. Sono stati elaborati progetti che promuovono la relazione intergenerazionale tra bambini e anziani, con benefici reciproci evidenti. Il coinvolgimento inoltre delle famiglie internazionali, sempre più rilevante in termini numerici in molti territori,  e per cui la partecipazione a questa attività rappresenta anche un’occasione di inclusione con la comunità del territorio. Inoltre, il Progetto Paidia incentiva la costruzione di reti non solo con altri servizi educativi locali, ma anche con enti, associazioni e organizzazioni private, che si rivelano risorse fondamentali per il successo delle iniziative.

Un altro aspetto innovativo risiede nella risposta alle crescenti richieste delle famiglie per maggiore flessibilità; di conseguenza, sono state introdotte attività che si svolgono nei fine settimana o in orari non convenzionali. Inoltre, si valorizzano ambienti diversificati come boschi, parchi e orti, promuovendo attività all’aperto che stimolano la scoperta e la psicomotricità dei bambini. Questi spazi offrono contesti unici per l’esplorazione e l’apprendimento, ampliando significativamente le opportunità di crescita e sviluppo.

Il percorso di accompagnamento

Dal lato organizzativo, il Progetto Paidia, attraverso gli incontri di pre-incubazione tra rappresentanti dei progetti selezionati e consulenti, ha cercato di trasmettere l’importanza nell’adozione di una cultura organizzativa orientata alla definizione di modelli previsionali, organizzativi e gestionali più strutturati. Infatti, come evidenziato sopra, se sul fronte educativo le idee non mancano e anzi sono orientate all’innovazione, forse vi è la necessità di “dare gamba” a questi progetti proprio grazie all’introduzione anche nel mondo dei servizi all’infanzia di strumenti di pianificazione strategica.

Per arrivare alla trasformazione dei modelli organizzativi risulta pertanto necessario introdurre nella cassetta degli attrezzi dei professionisti anche strumenti tipici del mondo imprenditoriale. Proprio a tal fine, in questa fase, i rappresentanti dei progetti selezionati hanno familiarizzato con strumenti come il business model canvas e una prima idea di business plan. Attraverso la definizione del proprio modello di business, i professionisti coinvolti  hanno sperimentato la possibilità di vedere il loro progetto rappresentato in maniera definita e come possibile modello imprenditoriale. L’utilizzo di questi strumenti, oltre ovviamente al passaggio dall’idea ad al progetto finale, consente di valorizzare il percorso e il processo in termini strategici e di visione. Nell’ottica del percorso di incubazione di nuovi modelli innovativi, i rappresentanti dei progetti sono chiamati ora a presentare il loro modello imprenditoriale ad una giuria di esperti per il passaggio alla fase successiva di incubazione, accelerazione e supporto all’avvio.

Tra resistenze e slanci in avanti

Certo non mancano ovviamente degli elementi critici e di sorpresa nel tentativo di introdurre elementi strategici non comuni al mondo dei servizi per l’infanzia. Dall’osservazione delle proposte iniziali e dalle sessioni di pre-incubazione emerge chiaramente, per la maggior parte dei progetti, una difficile contaminazione tra una cultura associativa ad una mentalità maggiormente imprenditoriale a impatto sociale.

Le risposte alle sollecitazioni di avanzamento e ampliamento progettuale da parte degli esperti, almeno in prima battuta, portavano i partecipanti ad avvalersi di modelli di azione tipiche del volontariato, certo efficaci in una prima fase, ma con un margine d’azione territoriale e un respiro temporale limitati: ricerca di spazi e locali residuali dentro contesti parrocchiali ad esempio, utilizzo dei volontari per mantenere in vita le attività, un modo di immaginarsi dentro reti attoriali limitate alla locale amministrazione e scuole dell’infanzia.

Non da ultimo, una certa difficoltà a concepire i potenziali servizi, dal carattere altamente sociale e pubblico per certi aspetti, come meritevoli di un corrispettivo economico; così come la difficoltà iniziale di immaginare forme di finanziamento inedite come il crowdfunding, sponsorizzazione e alleanze con privati del mondo profit.

Tuttavia, le domande strutturate ad hoc per sollecitare un pensiero strategico hanno consentito a molti dei partecipanti di riposizionarsi e ancorarsi nel contesto di riferimento, ampliare visioni e missioni del proprio sviluppo con un orientamento più aperto a riconoscere la propria proposta di valore e a sviluppare reti di cooperazioni con nuovi attori, non necessariamente del volontariato e del privato sociale, dentro una nuova concezione di comunità educante. In conclusione, la totalità dei partecipanti ha dimostrato una capacità immediata nell’individuare i propri beneficiari, dai piccoli ai loro genitori, e nel focalizzarsi su problematiche, necessità e bisogni sociali frutto di competenze elevate, accurate osservazioni e presidio del territorio.

Note

  1. Nello specifico, il miglior progetto riceverà un contributo dal valore di 25.000 euro, mentre agli altri 5 progetti sarà assegnato un premio di 5.000 euro ciascuno.
Foto di copertina: Kvalifik, Unsplash