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Scegliere con i piedi

La possibilità di “scegliere con i piedi”, esprimendo preferenze per le regioni di destinazione, è uno degli aspetti innovativi del programma Garanzia Giovani (GG) [Daniele Fano, la Voce, 01.08.14]. Per la prima volta, le migrazioni interne fanno parte di una politica attiva volta a favorire l’occupabilità dei giovani. 


Un po’ di ginnastica sui numeri della GG

Prima di entrare nel merito dei numeri occorre aver chiara la meccanica del programma. A fine giugno 2015, e quindi a 15 mesi dall’avvio ufficiale del programma stesso, le registrazioni avevano interessato 666.376 persone e le adesioni ai diversi portali regionali erano pari a 759.003, data la possibilità per ogni aderente di effettuare registrazioni multiple [Monitoraggio settimanale del ministero del Lavoro].

Il dato delle registrazioni va comunque depurato dalle cancellazioni (vuoi per mancanza di requisiti, vuoi per rinuncia). Sempre a fine giugno, il dato “puro” delle registrazioni era pari a 557.444 giovani. Al fine di analizzare la mobilità interregionale ci si può riferire sia ai registrati che a coloro che sono stati effettivamente “presi in carico” da una regione a seguito della registrazione, pari, questi, a 361.409 giovani a fine giugno 2015. Alla “presa in carico”, che avviene fisiologicamente con un certo ritardo rispetto alla registrazione, segue poi l’attivazione di una delle diverse misure previste dal programma, da un contratto di lavoro, a un tirocinio unito a formazione, al servizio civile, all’autoimprenditorialità. A loro volta le attivazioni hanno un “lag” rispetto alle prese in carico, ma erano comunque oltre 100.000 e in forte crescita alla data di riferimento.

 
Numeri significativi ma che possono migliorare

A fine giugno 2015, l’indice di mobilità dei giovani registrati in una regione diversa da quella di residenza (al netto delle cancellazioni) era pari al 6,34%. Peraltro, si tratta di numeri in crescita [ISFOL, Report mensile sulla Garanzia Giovani].

L’incidenza delle prese in carico, forse anche per i fattori di lag, era alla stessa data del 3,6% (13.000 giovani su 361 409). Se depuriamo il dato delle residenze dai giovani già domiciliati in una regione diversa da quella di residenza, l’incidenza delle prese in carico scende all’ 1,7%.

Quale che sia l’universo di riferimento, si tratta comunque di numeri significativi ed in linea con i dati relativi alle migrazioni interne. Rimane probabilmente spazio per numeri ancor più significativi, purché naturalmente questi sottendano percorsi di miglioramento significativo delle competenze e delle opportunità di lavoro.

 
La conferma di una tendenza radicata?

Il gruppo di coloro che scelgono di registrarsi in una regione diversa da quella di provenienza appare avere caratteristiche peculiari ma non radicalmente diverse da quelle che emergono anche da altre fonti dalle tendenze già oggi riscontrabili.

Tra gli iscritti alla Garanzia Giovani che scelgono una Regione diversa, c’è una netta prevalenza di soggetti con istruzione terziaria e una prevalenza femminile. Per inciso, anche nell’universo, le donne sono più numerose nel gruppo 25-29 anni e tra coloro che sono in possesso di un livello di istruzione terziario [Isfol, report mensile, cit.]

Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Lazio e, ultimamente, la Lombardia hanno tassi significativi di immigrazione netta. Molise, Calabria, Campania e Basilicata sono le regioni con più elevati indici di emigrazione, mentre Piemonte, Liguria, Abruzzo e provincia di Trento hanno indici significativi sia di immigrazione che di emigrazione [Isfol, cit.].

I dati sembrano confermare quanto già emerso in uno studio di Sauro Mocetti e Carmine Porello:“L’emigrazione è oggi più contenuta [rispetto ai primi decenni del dopoguerra], sebbene rimanga consistente, ed è alimentata in misura crescente dalla componente giovanile più scolarizzata. Si è modificata anche la geografia dei flussi migratori: è diminuita la forza attrattiva delle regioni del triangolo industriale, con l’eccezione della Lombardia, ed è aumentata quella delle regioni del Nord Est, Emilia-Romagna in testa. I laureati si dirigono prevalentemente verso le grandi aree metropolitane del Centro Nord, come Roma, Milano e Bologna” [Sauro Mocetti e Carmine Porello- La mobilità del lavoro in Italia, nuove evidenze sulle dinamiche migratorie, Quaderni di economia e finanza, Banca d’Italia, Roma, Gennaio 2010].


Verso una gestione più attiva delle migrazioni interne ?

Un’altra novità importante della GG è il profiling, lo strumento che permette ai servizi per l’impiego di individuare il percorso più coerente con le caratteristiche personali, formative e professionali dei giovani iscritti e presi in carico e di determinare il livello di distanza dal mercato del lavoro [Albertini M., Giubileo F. Pastore F., Profilo dei giovani a rischio disoccupazione].
E’ importante acquisire quante più informazioni possibile su qualifiche e competenze effettive degli iscritti alla garanzia giovani e correlarle con gli altri indicatori disponibili.

Le competenze rappresentano la chiave dell’occupabilità e della possibilità di creare posti di lavoro in nuovi settori ad alto valore aggiunto [Fano D., Gambardella E., Margiocco., Garanzia Giovani, La sfida, Brioschi, Milano 2015). Molte critiche alla GG nascono purtroppo da visioni zoppe del mercato del lavoro, che collegano le prospettive occupazionali o solo alla “domanda effettiva” (versione “di sinistra”) o al solo costo del lavoro (versione “di destra”) e non a un modello completo con quattro fattori: crescita, costo del lavoro, capitale umano e innovazione [Moretti E., La nuova geografia del lavoro, Mondadori, 2013]. Per agire su capitale umano e innovazione sono fondamentali i percorsi formativi e la loro aggregazione in poli di eccellenza ma, purtroppo, manca quasi del tutto nel nostro paese una guida ai percorsi di formazione professionale e tecnica di qualità, e quindi una guida ai percorsi di occupabilità- e questo è sì un collo di bottiglia per il programma. Molti giovani suppliscono mettendosi in proprio alla scoperta di una via per migliorare le proprie competenze.

Anche nei confronti lato datoriale servirebbe una istituzione di assistenza come la Small Business Administration degli USA, in grado di stimolare lo sviluppo di una domanda di lavoro di qualità e di evitare il cosiddetto mismatch delle competenze, ovvero la difficoltà di incrociare domanda e offerta di lavoro per competenze e qualifiche specifiche .

E’ urgente che dal sistema pubblico e dalla collaborazione pubblico-privato nascano più strumenti che diano visibilità alle nuove professionalità, sull’ esempio del recente programma Crescere in digitale.

Il programma GG mette le istituzioni di fronte alle loro responsabilità. Molte di queste stanno rispondendo, altre latitano. E’ una opportunità da non perdere, non da ultimo, per realizzare un salto di qualità delle migrazioni interne con politiche attive di investimento nell’innovazione e nel capitale umano e di incontro tra domanda e offerta di lavoro.

* Questo articolo è stato pubblicato su Neodemos, popolazione società e politica

 

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