Lunedì 30 marzo è stato presentato a Milano un nuovo progetto della Fondazione Welfare Ambrosiano. L’iniziativa vede la Fondazione impegnata su un nuovo fronte, quello della salute, che si aggiunge ai numerosi e importanti progetti già avviati dalla sua costituzione nel 2011: dalle varie forme di microcredito (quello sociale, quello per le imprese, quello per i giovani imprenditori con meno di 35 anni) alle anticipazioni sociali e al prestito d’onore per gli allievi della Scala.
Il nuovo progetto si struttura come un Piano sanitario integrativo rivolto a “chi non ne ha”, ovvero a famiglie i cui membri non hanno accesso alla prevenzione sanitaria perché privi di reddito e risorse, per permettere loro di farsi carico di prestazioni odontoiatriche per i figli, di screening oncologico per le donne e di assistenza domiciliare per gli anziani. Il target del piano è triplice sia sotto il profilo dei destinatari che dal punto di vista dei servizi inclusi: prevenzione odontoiatrica e igiene dentale per i minori tra i 6 e gli 11 anni; prevenzione oncologica per le donne a partire dai 25 anni; assistenza domiciliare per gli anziani fino ai 75 anni d’età. Per tutti sono state previste delle quote associative annuali a prezzi calmierati.
Al seminario di presentazione, che si è svolto presso la Camera di Commercio di Milano, hanno partecipato il Vice-Presidente della Fondazione Pierluigi Paolini e il Direttore della Fondazione Welfare Ambrosiano Romano Guerinoni; Marco Grassi della Mutua Cesare Pozzo, gestore del Piano sanitario integrativo; Raffaele Bruni e Franca Maino, entrambi membri del Comitato scientifico della FWA, che hanno rispettivamente illustrato il valore della proposta rispetto al contesto della previdenza sanitaria complementare e rispetto al dibattito sul welfare di comunità; Primo Minelli, Consigliere della FWA, che ha offerto una serie di riflessioni sul ruolo del sindacato per la promozione del welfare nel mondo del lavoro. E’ seguita poi una conferenza stampa a cui hanno preso parte oltre che i soci fondatori della Fondazione, il gestore del progetto e i partner coinvolti.
Sanità integrativa, questa sconosciuta
La recente crisi del welfare ha contribuito alla riduzione della spesa sociale, all’aumento della spesa sanitaria privata a carico delle famiglie e alla crescita della fascia grigia di popolazione che rinuncia a prestazioni sanitarie o all’acquisto di farmaci. Circa il 7% della popolazione lombarda rientra in quest’ultima categoria. A Milano, ad esempio, negli ultimi anni si è registrato un sensibile calo nelle visite specialistiche, e a farne le spese sono state tutte quelle non considerate strettamente indispensabili. In particolare, dati Unisalute mostrano come un milanese su quattro rinunci alle cure dentistiche – seguite da mammografia e prevenzione oncologica -, ovvero a quelle prestazioni a cui si fa ricorso principalmente attraverso le strutture private, come indicato dal Censis (Il ruolo della Sanità integrativa nel SSN).
In questo contesto la sanità integrativa è ancora troppo poco sviluppata oltre che scarsamente conosciuta. Circa sette italiani su dieci non sanno nemmeno cosa si intenda per sanità complementare. Il Rapporto Censis 2013, relativamente al ruolo della sanità integrativa nel Servizio Sanitario Nazionale, stima che in Italia la sanità integrativa coinvolga circa 6 milioni di iscritti ai Fondi e oltre 11 milioni di assistiti. I Fondi esistenti sono numerosi e di questi circa 300 sono iscritti all’Anagrafe dei Fondi presso il Ministero della Salute. Con riferimento al sistema sanitario mutualistico, sono circa un milione gli italiani che hanno una copertura integrativa grazie all’iscrizione ad una società di muto soccorso a fronte della presenza di almeno un centinaio di mutue che si occupano di socio-sanitario. Dati significativi, ma certamente non elevati come in altri Paesi europei.
Da FWA tre nuove forme di assistenza sanitaria complementare
Come detto, il progetto della Fondazione Welfare Ambrosiano inaugura tre forme di assistenza sanitaria complementari a quelle previste dal Servizio Sanitario Nazionale che interessano la prevenzione odontoiatrica per i minori, la prevenzione oncologica per le donne e l’assistenza domiciliare per gli anziani. Tre forme di assistenza diverse per tre differenti target di beneficiari in una logica integrativa di quanto previsto dal SSN e con finalità solidaristiche spiccate, dato che i beneficiari sono prima di tutto persone in condizioni di vulnerabilità e a rischio povertà che difficilmente potrebbero farsi carico direttamente dei costi legati a prestazioni di questa natura.
Il progetto vede coinvolti ben 11 partner tra pubblico e privato. Una rete ampia, destinata ad allargarsi ulteriormente a partire da un ormai certo coinvolgimento anche della Fondazione Cariplo. I partner che hanno dato vita a questo Piano sono la Fondazione stessa con i suoi soci fondatori – Comune di Milano, Città metropolitana, Cgil, Cisl, Uil e Camera di Commercio; la Mutua Cesare Pozzo che gestisce il Piano nelle sue tre articolazioni; la Fondazione ATM; l’Istituto Medico Kiba; la Lega Italiana Lotta contro i Tumori (sezione di Milano); la Fondazione Bracco.
Le quote associative annuali sono state concordate da FWA a prezzi calmierati e ammontano a 60 euro per l’assistenza ai minori e alle donne e a 74 euro per l’assistenza domiciliare. Sono anche previste alcune prestazioni senza alcun costo aggiuntivo (ad esempio 3 visite di screening oncologico per le donne; visite odontoiatriche e un eventuale intervento dentistico per i minori) mentre per altre prestazioni sono previsti rimborsi pari all’80% o anche al 100%. L’adesione ai tre fondi è possibile per tutti i cittadini residenti nel Comune di Milano e per i lavoratori che operano sul territorio milanese. Nel caso dell’assistenza domiciliare l’adesione è già stata estesa anche ai residenti della Città Metropolitana di Milano. Sotto il profilo operativo la Fondazione fornisce una lettera di patronage con cui il richiedente deve rivolgersi alla Mutua Cesare Pozzo, gestore del progetto, per aderire alla forma di assistenza che desidera (anche più d’una), ai prezzi facilitati che sono stati concordati. Di seguito vediamo più nello specifico le caratteristiche dei tre Piani integrativi.
Prevenzione odontoiatrica e di igiene dentale per i minori (6-11 anni)
La prima formula di assistenza riguarda la prevenzione odontoiatrica e di igiene dentale per i minori dai 6 agli 11 anni. Prevede due azioni sinergiche: visite odontoiatriche per un percorso di screening e di educazione a una corretta igiene dentale; un fondo odontoiatrico per offrire una visita specialistica e l’eventuale intervento su patologie cariose, oltre che prezzi agevolati in caso di necessità di interventi ortodontici.
Assistenza di base e prevenzione oncologica per le donne
La seconda formula di assistenza offre un pacchetto di base di assistenza della Mutua Cesare Pozzo, e in particolare un percorso di prevenzione oncologica per le donne dai 25 anni. Più nello specifico si prevede:
– per tutti un pacchetto base di rimborso di prestazioni generiche sia a carico del Servizio Sanitario Nazionale sia private;
– per le donne un pacchetto di visite oncologiche presso i Centri Prevenzione LILT (Lega Italiana Lotta ai Tumori). Questo pacchetto include visita alla cute, al seno, e pap-test.
Si tratta di un pacchetto di prestazioni che vuole incentivare la prevenzione prima della copertura di screening prevista dal SSN.
Assistenza domiciliare
La terza formula offre assistenza domiciliare, per gli anziani e per chi ne avesse bisogno a seguito di un ricovero ospedaliero o infortunio. Possono sottoscrivere questo piano tutti i cittadini residenti a Milano (lavoratori o pensionati) e i lavoratori che operano sul territorio milanese, fino a un’età massima di 75 anni. Sono inclusi anche richiedenti affetti da patologie diagnosticate antecedentemente a 3 anni prima della richiesta (non oltre). Prevede due tipi di prestazioni: interventi infermieristici e sanitari di base; assistenza per bisogni più generici, dall’intervento per guasti nell’abitazione a necessità legate all’impossibilità di muoversi (ad esempio: reperimento della babysitter per sostituzione nell’accompagnamento dei minori che sono parte del nucleo familiare. Si tratta in questo caso di assistenza domiciliare con funzione sociale).
Il progetto della FWA è un esempio di mutualità territoriale dedicata perché si rivolgere ad un ambito territoriale definito, quello della città di Milano, da estendersi in futuro fino a ricomprendere l’intera area della Città metropolitana. Tale ambito corrisponde a quanto previsto dalla mission della stessa Fondazione che opera con le sue azioni sull’intero territorio milanese. Al contempo è un piano “dedicato” perché la scelta è stata quella di scegliere tre target definiti: minori, donne e anziani sono stati individuati dopo attente riflessioni ed analisi quali gruppi sociali maggiormente fragili, il cui grado di vulnerabilità si è aggravato in seguito alla crisi economica di questi ultimi anni.
Un’altra specificità del progetto è la sinergia tra i soggetti promotori. Accanto alla Mutua Cesare Pozzo, gestore dei tre piani, troviamo da un lato la Fondazione ATM che insieme all’Istituto Medico Kiba garantisce l’erogazione gratuita delle visite odontoiatriche per i minori e dall’altro la Fondazione Bracco e la LILT che sostengono parte della gratuità delle prestazioni di prevenzione rivolte alle donne. Va anche sottolineato che il ricorso alla mutualità rende il progetto di grande interesse. La mutualità può infatti garantire forme di tutela significative, mettendo in contatto la domanda con un offerta di prestazioni sanitarie di qualità, selezionando cosa è più necessario e favorendo anche un uso critico e consapevole dei servizi sanitari e in generale rafforzando la solidarietà e la sostenibilità, dimensioni strategiche alla base di un welfare che si rinnova. Con la mutualità si rafforza poi la dimensione integrativa del welfare rispetto all’offerta pubblica di prestazioni e servizi.
Mutualità sanitaria dedicata come esempio di innovazione sociale
Il Piano di assistenza sanitaria integrativa di FWA – se letto nella prospettiva e con le lenti del secondo welfare – riassume in sé i tratti caratteristici di quelle che in tante occasioni abbiamo definito esperienze e iniziative innovative sotto il profilo sociale. Dove con innovazione sociale si intende prima di tutto mettere in campo nuove idee (prodotti, servizi e modelli) in grado di rispondere ai (nuovi) bisogni sociali in modo più efficace delle alternative esistenti e in grado al contempo di creare nuove relazioni sociali e favorire la costituzioni di collaborazioni e partnership durature.
Nello specifico fare innovazione sociale significa coinvolgere in ruoli attivi i soggetti che condividono i problemi, attivare nuove risorse, sostenere la crescita di partenariati (che coinvolgano soggetti pubblici, non pubblici, i destinatari e la società civile e che diventino reti stabili di collaborazione), sostenere l’innovazione nei settori di maggior rilievo e l’innovazione che riguarda aspetti centrali e strategici, sostenendo scambi e reti per diffondere l’innovazione che esiste e funziona altrove, fare ricorso a strumenti finanziari non convenzionali/tradizionali.
Il progetto di mutualità territoriale dedicata di FWA ha coinvolto sin dall’inizio in ruoli attivi numerosi stakeholder: attori economici e sociali che condividono la lettura dei problemi e sono pronti a mettere in campo risorse di varia natura: umane, organizzative, tecnologiche oltre che finanziarie. Si è costituita così una rete ampia e stabile di soggetti alleati nel contrastare la crisi del welfare, il suo impatto nel settore sanitario e puntare a soggetti vulnerabili e non adeguatamente tutelati. Con la definizione dei tre piani di intervento si è passati dalla co-progettazione delle soluzioni da mettere in campo alla co-produzione dei servizi visto che una parte delle prestazioni per i minori sono garantite dall’Istituto Medico Kiba insieme con la Fondazione ATM e che per la prevenzione oncologica assistiamo ad un coinvolgimento della LILT e della Fondazione Bracco. Si è quindi scelto di scommettere sul progetto in un’ottica di compartecipazione. Non solo da parte dei singoli iscritti, ma anche di tutte quelle realtà territoriali, non profit e imprenditoriali, che hanno deciso di prendere parte come fornitori di servizi e aderenti in forma collettiva. Una rete che si sviluppa grazie alla sinergia dei diversi attori locali come “fattore di moltiplicazione”. Una realtà in cui le parti sociali e il Terzo settore possono giocare un ruolo centrale per l’infrastrutturazione del servizio e l’adesione al fondo attraverso strumenti di welfare aziendale e contrattuale.
I tre piani riguardano aspetti centrali e strategici: la salute di fasce deboli e vulnerabili e agiscono in primo luogo sul fronte della prevenzione, un ambito a cui si è costretti a rinunciare in caso di risorse scarse e difficoltà economiche. Il Rapporto Censis 2013 ha peraltro individuato quali prestazioni ritenute più importanti da fornire in pacchetti sanitari integrativi proprio le cure dentarie e gli interventi chirurgici odontoiatrici (sono ai primi posti mentre tra le prime dieci voci figurano le cure oncologiche e l’assistenza infermieristica).
I piani prevedono anche l’erogazione di servizi e non solo il rimborso di costi come avviene in molti piani sanitari integrativi. Il progetto si distingue poi per il ricorso a modalità di finanziamento non tradizionali: il fatto che sia fatto ricorso alla mutualità, il fatto che vi siano un sostegno diretto o indiretto da parte dei tanti soggetti della rete, il fatto che i prezzi siano calmierati ma a carico dei sottoscrittori. Sotto questo profilo si segnala che certamente ci sono ampi margini affinchè attraverso il welfare aziendale e contrattuale almeno una parte dei costi possano non ricadere solo ed esclusivamente sugli iscritti ai piani ma essere condivisi dalle imprese e dalle organizzazioni sindacali. E’ infatti prevista la possibilità di adesione libera, volontaria e individuale, ma anche collettiva, grazie alla contrattazione aziendale, inter-aziendale e territoriale per coloro che non hanno accesso a un fondo professionale. Sono poi previste forme di adesioni assistite per soggetti particolarmente vulnerabili.
Due sono ancora gli elementi importanti da richiamare: le ricadute positive al di fuori del mercato del lavoro perché le prestazioni non sono solo per i lavoratori ma per tutti i cittadini e quindi l’intero territorio, candidandosi il progetto a rappresentare a pieno titolo un esempio di welfare comunitario; il fatto che attraverso questo progetto si contribuisce a promuovere e diffondere la mutualità in campo sanitario. L’idea alla base dell’iniziativa rimane quella che ha ispirato la costituzione della FWA: fornire un aiuto, integrativo rispetto al sistema di welfare pubblico, favorendo al tempo stesso la partecipazione attiva dei beneficiari. Utilizzare dunque la mutualità come strumento per la promozione dell’individuo. Marco Grassi ha sottolineato nel suo intervento come il sistema della mutualità si rivolga a “cittadini” e non a “consumatori”, creando un beneficio non individuale ma diffuso alla comunità di appartenenza. Va infine sottolineato un punto importante. Tutti i soggetti coinvolti nella rete sono stati in passato in varie occasioni e a vario titolo promotori di iniziative e progetti innovativi in ambito sociale. Questo ci porta a dire che fare innovazione favorisce a cascata nuova innovazione, producendo una sorta di effetto contaminazione che diventa un moltiplicatore di progetti e iniziative innovative per la comunità e i suoi cittadini.
Riferimenti
Il ruolo della Sanità integrativa nel Servizio Sanitario Nazionale
Il progetto sul sito della Fondazione Welfare Ambrosiano
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